L'analisi

Spagna troppo forte, ma a questa Svizzera va detto «grazie»

Uscire dal nostro Europeo, con un 2-0 secco, fa male, tuttavia se lo scopo era smuovere le coscienze e accendere i riflettori sul calcio femminile, allora le rossocrociate hanno vinto tutto
©ANTHONY ANEX
Maddalena Buila
18.07.2025 23:38

Sarebbe stato difficilissimo, lo si sapeva. Era nella logica delle cose che la Spagna avrebbe battuto la Svizzera e sarebbe stata lei a volare in semifinale dell’Europeo femminile. Lo si è detto e ribadito. Le iberiche, semplicemente, avevano una marcia in più. Ma anche quattro o cinque. La sconfitta maturata al Wankdorf, e la conseguente eliminazione delle rossocrociate dalla rassegna casalinga, non è dunque stata una sorpresa. Inutile colpevolizzare squadra, giocatrici, staff o altro. Anzi, va fatto un applauso a tutta la famiglia elvetica, capace di tenere testa alla più forte selezione del continente. Semplicemente Bonmatì e compagne sono state più forti.

Un altro fiume rosso

Eppure, nonostante tutto questo fosse chiaro a tutti ben prima del fischio d’inizio, ognuno in cuor suo ha tenuto aperto uno spiraglio di speranza. Anche perché, se per 66 minuti blocchi la Spagna sullo 0-0, è più che lecito sognare. In altre parole, hai già fatto un mezzo miracolo. Per alcuni addirittura ce la si poteva fare con agio. Per altri, la maggioranza, la sconfitta era comunque preventivata, ma ci speravano. Non lo si sventolava ai quattro venti, per carità, ma ci si credeva.

Lo si leggeva negli occhi dei giornalisti, già pronti coi titoli sul successo iberico, ma in fondo desiderosi di scrivere altro. Lo si percepiva negli sguardi dei circa 25.000 presenti allo stadio di fede elvetica, nonché delle migliaia che hanno animato la marcia dei fan da Bundesplatz al Wankdorf. Una marcia, questa, che ancora una volta è entrata nella storia. Quella della fase a gironi era già stata epica. Nessuna manifestazione di questo tipo nel mondo del calcio femminile aveva chiamato a sé 14.000 supporter. Beh, quella messa in scena questa sera era pure più grande, emozionante e carica di energia. C’erano 25.000 persone. Un vero e proprio fiume rosso che ha raggiunto lo stadio sperando in una partita spettacolare. E persino nel miracolo.

Tirando le somme, quella maturata contro la Spagna è una sconfitta comprensibile e accettabile per il cervello. Ma terribilmente dolorosa per il cuore. Il clima che si è creato in questi giorni attorno alla Nazionale femminile è stato speciale. Persino magico. Da qui lo striscione mostrato al termine del match dalle rossocrociate. «Grazie», vi era scritto. E poi la passerella davanti al pubblico, che non smetteva più di osannare le sue beniamine. Immaginare che ora il torneo vada avanti senza i sostenitori rossocrociati pare non avere quasi senso.

Senza rimpianti

Ma, appunto, non bisogna nemmeno disperarsi troppo. Perché la Svizzera, senza per nulla sfigurare, si è inchinata davanti alla più forte di tutte. Alla campionessa del mondo in carica e a colei che ha le credenziali a regola d’arte per alzare cielo anche Euro2025. Questa sconfitta non deve dunque offuscare ciò che Wälti e compagne hanno fatto. Ovvero scrivere la storia dentro e fuori dal campo. Fa male, lo abbiamo detto. Ma se lo scopo dell’Europeo era smuovere le coscienze, portare quanti più riflettori possibili sul viaggio delle rossocrociate, e fare emozionare, beh, allora la Svizzera ha già vinto tutto.

In questo articolo: