Stergiou e Gigio, fattori e rischi sotto la lente

Quindi chi gioca al posto di Silvan Widmer? Murat Yakin, invero, si è già esposto. Con una fretta e una chiarezza insolite per il personaggio. «Prepareremo Leonidas Stergiou per affrontare al meglio l’ottavo di finale» la sua investitura ufficiale a margine dell’1-1 contro la Germania. C’è chi parla di bluff clamoroso. E però, a ben guardare, le alternative sulla corsia destra scarseggiano. Vero, si potrebbe spostare lì Aebischer, riportare Ndoye largo a sinistra e scegliere una nuova pedina offensiva. Oppure allargare Rodriguez, inserendo Elvedi nel terzetto difensivo. In questo modo, però, si andrebbe a intaccare un meccanismo che ha dato prova di funzionare molto bene. Zuber come cursore di destra? Okay, ma non ha ancora disputato un minuto, sarebbe rischioso.
«Veloce di gambe e di testa»
Pure nel caso di Stergiou, va da sé, si tratterebbe di un battesimo di fuoco. Anche perché gli spezzoni disputati con Ungheria e Scozia non hanno pienamente convinto. Di più: a Stoccarda - dove è esploso a stagione in corso - gli è stato cucito addosso il ruolo di terzino in una difesa a quattro. Non di esterno, dunque, in un 3-4-3. «Sarà pronto? È una domanda che è giusto porsi» osserva Peter Zeidler, che a San Gallo ha guidato Stergiou per 153 partite e da centrale. «A mio avviso Léo è in grado di ripetere quanto fatto a livello di club. E cioè alzare il suo livello giostrando al fianco di altri buoni giocatori. Sì, ne è capace». Fresco di trasferimento sulla panchina del Bochum, Zeidler spezza ovviamente una lancia a favore di un elemento di prospettiva che ha trasformato in un calciatore vero: «Quando ho fatto debuttare Stergiou, non aveva ancora 17 anni. Parliamo di un difensore molto rapido, a livello di gambe e di pensiero. Léo sa ascoltare, stare sul pezzo, e raramente smarrisce la concentrazione. Credo però che abbia ancora importanti margini di crescita, soprattutto con il pallone fra i piedi».
«Donnarumma è un airone»
Chi a soli 25 anni non ha quasi più niente da dimostrare è invece Gigio Donnarumma. Durante la fase a gironi, il portierone di Castellammare di Stabia è stato il top player dell’Italia, di cui è pure capitano. E considerate le incertezze oggettive che interessano il reparto offensivo della Svizzera, sorprendere il numero uno del PSG si preannuncia missione ardua. «Sulla tattica individuale, e dunque la capacità di riconoscere le geometrie davanti alla porta, Gigio è un fenomeno» sottolinea Gigi Romano, tra gli artefici del suo passaggio al settore giovanile del Milan quando aveva 14 anni. «In rossonero allenavo suo fratello Antonio, pure portiere. Un giorno vidi all’opera Gigio sul campo del Casarano, vicino a Gallipoli. M’impressionò e dai 9 ai 14 anni non smisi di seguirlo e collaborare con lui. Fino al trasferimento a Milano». All’estremo difensore degli azzurri, l’ex preparatore del Lugano ha insegnato soprattutto la tecnica di base. «Una volta approdato in prima squadra Donnarumma aveva tuttavia perso armonia. Il recente avvento di Marco Savorani nello staff azzurro ha permesso a Gigio di ritrovare fluidità nei movimenti. Non è più impallato e legnoso. E questo anche grazie alla flessibilità mostruosa del suo corpo. Donnarumma ha ampiezza di mano e spalle, è un airone, che per tempo di reazione e risposte sul tiro in porta ha pochi eguali al mondo».