Euro 2025

Sundhage: «Vogliamo ancora sorprendere»

Per l’allenatrice svizzera la storica qualificazione ai quarti non è stata un sollievo, ma una conferma: «Sapevo che ce l’avremmo fatta: le ragazze sono incredibili e ne vado fiera. Il risultato? Il pareggio più emozionante della mia carriera»
©MARTIAL TREZZINI
Maddalena Buila
11.07.2025 14:36

Avete presente i pannelli informativi esposti all’inizio delle lunghe code per le attrazioni più adrenaliniche ed estreme dei parchi divertimenti? Quelle che sconsigliano o impediscono alle persone che soffrono di patologie cardiache di salire a bordo. Come nel caso del Blue Fire dell’Europa-Park o dell’Oblivion di Gardaland. Ecco, la scritta «Vietato l’accesso ai deboli di cuore» sarebbe forse stata necessaria pure fuori dallo Stade de Genève, ieri sera. Perché l’incontro andato in scena sulle rive del Lemano è stato una montagna russa bella tosta. Soprattutto l’ultimo quarto d’ora, che si è giocato al cardiopalma.

Tutto in 10’

La Svizzera aveva dalla sua ben due risultati utili su tre contro la Finlandia. Soltanto in caso di sconfitta avrebbe dovuto salutare Euro2025. Ma nonostante la solita partenza in quarta, le rossocrociate hanno davvero flirtato con il disastro. Con una débâcle che avrebbe depresso mezzo popolo elvetico. Il rigore trasformato da Kuikka al 79’ ha gelato il sangue dei quasi 27 mila spettatori presenti. E del milione che stavano seguendo il match in televisione. La delusione, l’amarezza, lo scoramento hanno preso il sopravvento. Ma la Svizzera non c’è stata. Dopo il tiro dal dischetto della numero 15 delle nordiche, ha fatto seguito un vero e proprio arrembaggio elvetico. I rinforzi sono arrivati anche dalla panchina. Subito dopo aver incassato la rete, la ct svedese ha costruito una formazione a trazione completamente offensiva. Rinforzando la fascia destra con Lehmann - al debutto europeo con tanto di elogio del pubblico al suo ingresso in campo - e piazzando Xhemaili davanti a tutte. Ed è stata proprio la 23.enne del PSV a tirare giù gli stucchi. Sul filtrante di Reuteler, alla nativa di Soletta è bastato metterci un colpetto, delicato e perfetto per spiazzare Koivunen. E a quel punto, chi era debole di cuore, ha dovuto lasciare lo stadio. Perché l’euforia, e le  pulsazioni, si sono alzate a livelli siderali.

Se Pia comincia a ballare

Nella pancia dello Stade de Genève Pia Sundhage ha accolto i giornalisti con un sorriso smagliante. «Sì - ha confermato l’allenatrice della Svizzera -, è stato il pareggio più emozionante della mia carriera. Sono nel mondo del calcio da ormai 50 anni. Ma non mi abituerò mai a momenti come questi, quando tutto cambia in così poco tempo. Vorrei che queste sensazioni potessero durare per sempre. Quello che stiamo vivendo è speciale». Qualcuno ha poi fatto giustamente notare alla 65.enne che, prima della partita contro la Finlandia, aveva promesso che, in caso di passaggio del turno, si sarebbe unita anche lei a un balletto celebrativo. Proprio come siamo ormai abituati a vedere fare alle sue ragazze. «Non mi sono ancora lanciata, ma lo farò, come promesso. La verità è che più di tutto conta il viaggio, non la singola partita. Abbiamo iniziato da una sconfitta contro la Norvegia e ora sono qui, seduta davanti ai giornalisti, mentre scrivono una pagina di storia. Dobbiamo abbracciare la gioia di questi attimi».

Al futuro non si guarda

Ormai lo abbiamo capito. A Pia non piace guardare avanti. Non lo fa nemmeno se più volte punzecchiata. E così, all’ennesima sollecitazione di provare ad analizzare il quarto di finale di venerdì al Wankdorf, Sundhage ha semplicemente scandito un inequivocabile «No». Per poi aggiungere con un sorriso: «Iil momento storico è ora. Non ho niente da dire sul prossimo match».

E allora non resta che tornare indietro nel tempo e tessere ancora una volta le lodi del gruppo rossocrociato. Perché sì, la qualità non manca, ma quando viene meno subentra qualcosa di magico. Un legame profondo che contraddistingue l’organico elvetico. È grazie a questo se la Svizzera ha centrato un traguardo storico. «Da quando siamo entrate nella “bolla” pre-Euro si è creata un’energia incredibile. Le ragazze ballano, cantano, si abbracciano. È meraviglioso. Nonostante l’obiettivo conclamato fossero i quarti, io non ho tirato alcun sospiro di sollievo. Sapevo che ce l’avremmo, perché il gruppo è fenomenale. Se abbiamo passato la fase a gironi è merito delle ragazze e del pubblico. Il sostegno che ci riserva è pazzesco». Possiamo confermare che quanto visto a Ginevra ha dell’incredibile. Quasi 27 mila spettatori a trascinare una squadra. Una cosa mai vista nel calcio femminile svizzero. Ancora Pia: «Nel 2013, in Svezia, sono stata testimone di come un torneo può smuovere le folle e far crescere un movimento. So che succederà di nuovo, qui. Anche perché noi ancora non abbiamo finito di sorprendere».

Un importante turnover

A parte le portiere di riserve, due sole ragazze non hanno ancora calcato il campo durante l’Euro. Sandrine Mauron, Coumba Sow e Laila Ballasté. Nessuno mette in dubbio la loro classe, ma si sapeva che soprattutto a centrocampo la concorrenza sarebbe stata spietata. Fatta eccezione per loro, tutte le altre giocatrici sono state impiegate durante la rassegna. Sundhage lo aveva d’altronde detto. «Ci sarà spazio per ogni attrice», aveva sentenziato alla vigilia dell’esordio rossocrociato. E così è stato. A Ginevra, nella mischia sono state buttate due giovanissime - Xhemaili e Wandeler - che hanno lasciato un’impronta incredibilmente positiva sul match. «Sì, mi sono lanciata in questa “sana follia” - commenta Pia -. È vero che ho sempre detto che avrei puntato sulle giovani. Poi però bisogna mettere in pratica il concetto. Io ho voluto farlo. E sono così fiera di questo gruppo».

Allacciate le cinture, dunque. E chi è debole di cuore, è meglio che non venga al Wankdorf.

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