Ritorno al futuro

Svizzera, facci sognare!

Lo sport è fermo: quale occasione migliore per viaggiare fra i ricordi e gli archivi del Corriere del Ticino? Riviviamo l‘impresa della Svizzera contro la Romania di Hagi ai Mondiali americani del 1994
© Keystone/Archivio
Red. Sport
15.04.2020 15:42

L’abbiamo chiamata «Ritorno al futuro» (qui tutte le puntate), invero senza troppa fantasia. È una rubrica figlia dell’emergenza e, va da sé, della mancanza di eventi sportivi live. E allora, se non possiamo vivere il presente proviamo almeno a correre indietro con la memoria. Ripescando, stavolta, il 4-1 che la Svizzera rifilò alla Romania ai Mondiali di USA ‘94. Ripercorriamo quella giornata meravigliosa con Claudio Meier, inviato a Detroit per l’occasione.

Svizzera, facci sognare! Quanto tempo abbiamo aspettato prima di poter lanciare questo appello che è insieme un riconoscimento e un ringraziamento? Trent’anni dopo, anche se matematica e scaramanzia ci impongono di attendere fino a domenica, i rossocrociati ritroveranno gli ottavi di finale di un Campionato mondiale. Ieri al Silverdome abbiamo ritrovato in tutto e per tutto la squadra che aveva seminato il panico nell’Europa che conta, quella capace di battere chiunque, e quindi di infilare un autoritario 4-1 anche alla Romania dei miracoli!

Due calcolini veloci prima di celebrare. Ancora all’oscuro del risultato di Colombia-USA, constatiamo che nella peggiore delle ipotesi potremo finire terzi di gruppo, ma con una differenza-reti e soprattutto un numero di gol segnati che dovrebbe in ogni caso farci entrare fra le quattro «ripescate». Pessimismo? No, prudenza, perché la voglia sarebbe quella di spaccare il mondo con l’ottimi­smo, di dire che questa è la Svizzera, signori. Una Svizzera da rispettare, da amare e da coccolare come hanno fatto i suoi sostenitori vincendo per primi sulle tribune del Silverdome la partita del tifo. Nella distribuzione di meriti e demeriti ci sarà forse qualche tentazione di rivincita. Hodgson potrà dire di aver avuto ragione lui, i suoi critici constateranno che il ritorno in squadra di Knup e del modulo a due punte ha riproposto la «vera» Svizzera. Tregua. Meriti soprattutto alla squadra che ha saputo superare i momenti difficili della vigilia, che ha dimostrato qual è il vero segreto dei suoi risultati: ovvero la completa maturazione, la consapevolezza dei propri mezzi, l’autorità sul campo. Perché è lì che tutto si gioca e si decide. Il momento della verità è caduto verso la fine del primo tempo, quando ancora una volta – come contro gli USA – ci siamo fatti ingenuamente rimontare un gol appena segnato. Contrariamente a quella di Wynalda, la fucilata di Hagi ci ha svegliati. Abbiamo reagito, tenuto, siamo passati ancora ritrovando il bomber Knup e infilzando poi altre due volte la Romania al suo stesso gioco, ovvero quello del contropiede. La difesa perfettamente pilotata da Alain Geiger, il centrocampo dei «creativi» ma anche dei lottatori e l’attacco da «Wunderteam». Di se­greti in questa squadra non ce ne sono poi tanti. Con attenzione abbiamo coperto sulle agili puntate rumene, con continuità abbiamo isolato il mago Hagi fino a disgustarlo di una partita che come pensavamo non l’ha visto protagonista. Con precisione abbiamo rilanciato il gioco sulle fasce, superando con l’impegno corale anche qualche difficoltà fisica singola, come quelle di Sforza e Sutter.

Il ritmo della partita, cominciata con sprazzi veloci alternati a pause di riposo (il Silverdome era meno asfissiante ma comunque «pesante»), ci ha visti assolutamente a nostro agio. Già al 13’ in gol – annullato per fuorigioco – con Alain Sutter dopo qualche problema sui lunghi cross rumeni dalle ali, al 16’ la prodezza ancora di Sutter ha cambiato una prima volta il corso della gara.

L’abbiamo gestita bene, attuando in modo preciso e implacabile il fuorigioco e chiudendo sulle fasce dove agiva il pericoloso Petrescu; ma una distrazione come quella contro gli USA ha permesso a Hagi di rimettere tutto in forse. Nel secondo tempo il ritmo è salito, e dopo il raddoppio di Chapuisat abbiamo dominato ritrovando anche il pressing. Mangiatoci un primo contropiede in tre contro uno (Geiger non è arrivato a catturare il rilancio di Bregy), abbiamo però concretizzato il secondo con un’invenzione di Sforza trovando poi, con un po’ di fortuna ma anche molta convinzione, il 4-1 che ha messo in ginocchio i rumeni. La difesa, e in particolare Pascolo, hanno poi salvaguardato fino all’ultimo la preziosissima differenza-reti bloccando le conclusioni di Raducioiu.

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