«Uè Schweez»: la Svizzera perde ma conquista Milano

«Calligaris, ti sposerò!». Il grido si alza improvviso da un tavolo vicino alla vetrata, urlato da un insospettabile signore di una certa età, trasformatosi per 90 minuti in un vero capo tifoseria. Non è lo St. Jakob-Park di Basilea, ma per un attimo sembra di esserci. Allo Swiss Corner di Milano, elegante spazio tra via Manzoni e i Giardini Montanelli, un centinaio di persone ha seguito con partecipazione la partita d’esordio della Nazionale femminile svizzera agli Europei contro la Norvegia.
È finita 2-1 per le scandinave, in rimonta. E sì, un po’ di amaro in bocca resta, soprattutto per come è maturata la sconfitta: tra una traversa, un rigore sbagliato (dalle avversarie, ma comunque con il cuore in gola), e persino un autogol. Ma ciò che resta, più del risultato, è il clima da festa collettiva, di comunità. Una Svizzera in trasferta, ma nel cuore di Milano.
«Dobbiamo crederci fino alla fine, la possiamo ancora girare». Così il console generale Stefano Lazzarotto, durante i minuti finali, cercava di caricare i presenti. Qualcuno si metteva le mani nei capelli, qualcun altro scuoteva la testa sconsolato. Ma nessuno mollava.
Tutti uniti sotto la stessa bandiera
«Siamo qui per difendere i colori della nostra nazionale – ha commentato Lazzarotto – con un evento che unisce il Consolato, Svizzera Turismo, la Camera di Commercio. Lo stesso spirito che l’anno scorso ci aveva portati a tifare insieme per gli uomini, oggi lo dedichiamo con ancora più entusiasmo alla squadra femminile, che non ha nulla da invidiare dal punto di vista tecnico».
Al suo fianco, il console aggiunto Nicola Felder ha sottolineato l’importanza del luogo: «Essere allo Swiss Corner, che è il punto di riferimento svizzero a Milano dal 2012, significa portare un pezzo di Confederazione nel cuore della città. E offrire un’occasione per socializzare, condividere e – perché no – emozionarsi insieme».
Calcio e birra (ma niente fonduta)
Niente raclette né fonduta, stavolta: hamburger e patatine, ma accompagnati da birra rigorosamente svizzera. Un compromesso tra identità e integrazione, proprio come lo Swiss Corner stesso, locale «ibrido» pensato per ospitare tanto eventi business quanto serate come questa.
«Volevamo offrire una piattaforma di aggregazione a tutti gli svizzeri a Milano – ha raccontato Federico Jochum, marketing manager di Svizzera Turismo – e sostenere il movimento del calcio femminile, che sta crescendo in fretta. Questo torneo riflette molti dei nostri valori: sostenibilità, inclusione, diversità».
Emozioni da vetrina
Lo Swiss Corner, aperto nel 2012 dalla Camera di Commercio Svizzera in Italia, è più di un bistrot elegante: è uno spazio simbolico, neutro ma identitario. In questi giorni si è «vestito» di Europei, grazie anche all’allestimento delle vetrine curato dalla scenografa Margherita Palli. «Abbiamo voluto trasmettere il calore delle parole, il senso di inclusione che il calcio femminile porta con sé – ha spiegato –. È bello vedere le partite insieme, anche per chi non è esperto. Davanti a uno schermo grande, l’emozione è sempre condivisa».
E l’emozione, in effetti, non è mancata. L’urlo per il gol di Riesen al 28’, il boato frustrato per la traversa di Reuteler, la disperazione per l’autogol di Stierli. E poi il rigore concesso alla Norvegia, fallito malamente. Un’altalena emotiva in piena regola. A rendere il tutto più teatrale, il commentatore non ufficiale della serata: un tifoso ticinese che ha accompagnato ogni azione con passione enciclopedica, dando anche lezioni di tattica e suggerimenti, incredibilmente non raccolti, alle giocatrici.
Una Svizzera che dialoga
«Questo spazio è un simbolo – ha osservato il console –. Dialoga con Basilea e con le città svizzere che ospitano le partite. Qui a Milano stiamo vivendo gli Europei come se fossimo lì». E con un pizzico d’orgoglio: «Mostriamo tutte le partite della Nazionale, ma anche delle altre squadre. La Svizzera è apertura, e questa serata lo dimostra».
Annalisa Pissi, event manager dello Swiss Corner, ha confermato il successo dell’iniziativa: «È un bellissimo momento per rivedere tanti amici della Svizzera. Le vetrine incuriosiscono, la gente si ferma, chiede. L’interesse per il calcio femminile è reale».
Si perde, ma si sorride
Nel finale, tra le occasioni sprecate e la delusione dell’ultimo fischio, c’è spazio anche per qualche sorriso. «Peccato – ha detto Jochum – ma abbiamo visto il potenziale. La squadra può crescere, e anche la festa continuerà».
Una signora sbotta con ironia: «Ma la portiera l’abbiamo lasciata in hotel?», mentre qualcuno propone scherzosamente di offrire una birra a tutto il reparto difensivo. Intanto, allo Swiss Corner, si comincia già a pensare alla prossima partita. Perché lo spirito – quello sì – non si spegne al triplice fischio.