Calcio femminile

Un Europeo che accende i sogni

Per gli organizzatori, la kermesse plasmerà le menti - Le calciatrici ticinesi cosa ne pensano? Nascimento, Team Ticino: «Parliamo spesso del torneo» - Castellani, FC Lugano: «Sarà una vetrina prestigiosa»
Per la rassegna in terra svizzera si spera di battere il record di pubblico detenuto dall’ultimo Europeo, quello inglese del 2022. © Reuters/Ludvig Thunman
Maddalena Buila
28.05.2025 06:00

Manca sempre meno. Un mesetto o poco più e scatterà l’ora dell’Europeo femminile ospitato dalla Svizzera. Basilea, Berna, Ginevra, Zurigo, San Gallo, Lucerna, Sion e Thun sono pronte ad accogliere le stelle del calcio, in un’atmosfera che si preannuncia pirotecnica. C’è tanta aspettativa su Euro2025. Non solo in termini sportivi, ma anche culturali. Si spera in una rivoluzione all’interno del movimento, durante e al termine della rassegna continentale tra i confini rossocrociati. Ci si augura, sinteticamente, che i club elvetici - e non solo - vengano presi d’assalto da tante nuove leve. Un obiettivo ambizioso. In primis, per raggiungerlo, l’Europeo svizzero dovrà essere bravo a catalizzare l’interesse delle ragazze. Abbiamo dunque voluto capire quanto esso stuzzichi davvero le più giovani che, nel mondo del pallone, vivono già da un po’. Per farlo, abbiamo incontrato il capitano del Team Ticino Femminile U18 Luisa Nascimento e la vice capitano del FC Lugano Femminile Eleonora Castellani.

Un tema dibattuto

Inutile girare troppo intorno alla torta. Tra le giovani promesse del calcio ticinese si parla o no di questo torneo? «A me personalmente interessa molto - racconta Luisa -. È un tema trattato anche in squadra. Tanto è vero che le compagne, essendo portoghese, mi hanno regalato un biglietto per assistere al match tra Portogallo e Italia». Le fa eco Eleonora: «Con le ragazze dibattiamo su quanto il calcio femminile stia crescendo negli ultimi anni a livello di visibilità, forza e stadi pieni. Questo ci dà ancora più voglia di migliorare. Magari in passato si scendeva in campo per orgoglio personale o divertimento. Ora invece si può ambire a essere viste da grandi società, sia svizzere che europee».

Le premesse per sperare in un cambiamento radicale nella società, dunque, paiono esserci. «Sì, secondo me questo Europeo potrà cambiare le menti elvetiche e ticinesi - analizza il terzino sinistro del Team Ticino -. D’altronde non parliamo di un processo che avverrebbe dall’oggi al domani, ma di qualcosa che col tempo è cresciuto sempre più. Questa rassegna casalinga, inoltre, avrà il potere di nutrire anche i sogni di tante ragazze che giocano a calcio. Vedere da vicino i propri idoli dà una bella carica (sorride, ndr)». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il terzino bianconero: «L’Europeo su suolo elvetico dev’essere motivo d’orgoglio. È una grande vetrina per il calcio femminile internazionale e nazionale».

Il cambiamento c’è già

Cambiamenti, dicevamo, che in realtà sono avvenuti nel tempo, ma recentemente. Quando le nostre interlocutrici hanno iniziato a tirare i primi calci al pallone, i pregiudizi ancora si sprecavano. Vedere una ragazza appassionata di calcio, insomma, non piaceva a tutti. Le cose, fortunatamente, piano piano sono cambiate. Oggi una donna in maglia, calzoncini e scarpe coi tacchetti non è più una rarità. «I preconcetti, soprattutto in passato, erano all’ordine del giorno - ricorda Luisa con un sorriso triste -. È capitato a tutte di sentirsi dire che il campo di calcio non è il posto per una femmina. Ma nel tempo le cose hanno preso una piega diversa. Oggi c’è molto più rispetto. Anzi, addirittura c’è chi ci saluta per strada e ci fa i complimenti». Anche Eleonora è soddisfatta dei traguardi che tutto il movimento è già riuscito a raggiungere: «Il nostro non è ormai più solo uno sport maschile. Ci sono tanti club che hanno anche una squadra femminile. Gli allenamenti misti non hanno più una sola ragazza, come successe a me quando cominciai. Anzi, mi sbilancio nel dire che al giorno d’oggi le cose vanno in direzione diametralmente opposta rispetto a prima. Chi ci vede giocare è entusiasta e si congratula».

Una visibilità che fa sperare

E i passi avanti non si sono limitati alla considerazione che la società intera riserva alle calciatrici. No, anche a livello mediatico, di riflesso, si sta dando sempre più importanza al calcio femminile. Un aspetto che fa sognare le giovani promesse del nostro cantone. «Io gioco da quando ho 8 anni. Come dicevo, dopo le prime esperienze con i ragazzi, sono passata all’Inter al femminile. Ora sono a Lugano, in un ambiente fantastico e con una squadra che ha lottato guadagnandosi la salvezza in Lega Nazionale B. Ho visto i tempi mutare e posso dire che la visibilità e il prestigio che ha acquisito il nostro sport è incredibile. Per dire, tutte le bambine che iniziano a giocare a calcio sperano un giorno di vestire la maglia della Nazionale. Rimane un obiettivo difficilissimo da raggiungere, sia chiaro, ma oggi pare più concreto e tangibile. A differenza del recente passato, inoltre, ora possiamo entrare anche noi in stadi grandi e pieni di pubblico. Sono emozioni incredibili, che ci spronano a fare sempre meglio. Dobbiamo ringraziare anche figure carismatiche come Alex Morgan e, alle nostre latitudini, Ramona Bachmann. Giocatrici che hanno saputo ispirare e catalizzare l’attenzione. Protagoniste a cui anche io mi ispiro e che ho da sempre stimato. Insieme a Nicolò Barella e Lautaro, in campo maschile. Sì, se non era abbastanza palese tifo i nerazzurri (ride, ndr)».

Se il Ticino sta stretto

Anche la classe 2007 del gruppo d’élite del Team Ticino sogna in grande. «Pure per me Alex Morgan è un idolo. Alla sua aggiungo pure la figura di Alexia Putellias. A livello svizzero, invece, è pazzesco ciò che ha fatto Sidney Schertenleib, raggiungendo il Barcellona. L’elvetica ha circa la nostra età, dunque è un modello di riferimento. So che è pressoché impossibile raggiungere l’Olimpo in cui siedono, ma mi ispiro a loro. Ecco perché la realtà del Team Ticino ormai mi sta stretta. Dopo cinque anni a Collina d’Oro sento la necessità di cambiare per inseguire i miei sogni. Sto concludendo la mia formazione alla SSPSS (Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali, ndr), il che per ora mi preclude la possibilità di andare Oltralpe. La prossima stagione vestirò dunque la maglia del Lugano e poi si vedrà. Io spero arrivi qualche offerta da parte di una società prestigiosa, ma vedremo. Sono però contenta di aver ricoperto il ruolo di capitano. Mi ha insegnato a ispirare le ragazze con l’esempio e mi ha fatto capire cosa significhi portare sulle spalle il senso della responsabilità. Certo, l’allenatore rimane comunque la figura che maggiormente tiene le redini della squadra e cerca di mostrare la via. Ma svolgere questo compito mi ha sicuramente dato tanto».

Il tasto dolente

Fin qui, tutto bene. Per ogni pro, si sa, c’è però anche un contro. Nello specifico, a livello retributivo le differenze tra uomini e donne rimangono grandi. Perfino abissali. Aveva alzato il polverone, per restare in ambito di nazionale rossocrociata, Alisha Lehmann, denunciando l’enorme disparità salariale tra lei e l’ex compagno Douglas Luiz, entrambi in forza alla Juventus. Castellani: «Anche io sono una calciatrice professionista, ma ovviamente non posso vivere di questo. La verità, nel mio caso, è che non so nemmeno se lo vorrei. Mi piace ciò che sto studiando - ovvero economia e finanzia al secondo anno di Master all’USI - e ambisco a tenermi sempre a côté dello sport un lavoro che mi dia soddisfazione e un’entrata fissa. Sicuramente, tuttavia, la situazione nel suo complesso va migliorata. Il calcio femminile in questo senso può e deve ancora crescere».

Ecco che allora potrebbe tornare utile la vetrina dell’Europeo di quest’estate. Più pubblico assisterà agli incontri, più interesse si creerà attorno all’evento e ancor più valore acquisterà tutto il movimento. Musica del futuro, insomma. Restiamo allora ancora per un attimo proiettati avanti nel tempo, tornando sulla nazionale svizzera e chiedendo al terzino sinistro dell’FC Lugano un pronostico. Quanto potranno andare lontano le ragazze di Pia Sundhage? «Sicuramente passeremo la fase a gironi. Le squadre che affrontiamo sono alla nostra portata. Da lì in poi vedremo. Tutto è possibile in un torneo casalingo».