Un Piccolo Dudic

Alessandro Dudic ha 32 anni. Tre in più di Luca Piccolo, collega messo in castigo dai propri superiori dopo un paio di erroracci commessi una settimana fa. «È giovane, va protetto» ha provato a spiegare il presidente della commissione arbitri dell’ASF Christophe Girard. Bene. Se a regnare alla Casa del calcio di Muri sono la coerenza e il principio della proprietà transitiva, ci aspettiamo che lo stesso provvedimento venga preso nei confronti del direttore di gara di Basilea-Lugano. Di certo non uno dei fischietti più scafati della Swiss Football League e per il quale - appunto - una pausa di riflessione appare più che salutare. Sì, perché quanto accaduto ieri al St. Jakob Park non è tollerabile. Come giustamente non è stata tollerata la negligenza del fischietto ticinese, domenica scorsa.
Il problema, e ci teniamo a sottolinearlo, non è tanto del VAR. Uno strumento votato alla giustizia. Almeno idealmente. Certo, mal si comprende la scelta di non intervenire sul contrasto tra Bottani e Kasami - sanzionabile senza vergogna di sorta con la massima punizione - per poi farlo dopo la mossa malandrina di Males su Sabbatini. È frustrante. Nella seconda occasione, la chiamata di Stephan Klossner dalla centrale di Volketswil è però stata preziosa, ancorché doverosa. Avrebbe in effetti permesso di cancellare la clamorosa svista dell’arbitro principale. Tradito - e ci sta - dall’incrocio di gambe nell’area bianconera, ma poi arrogante, superficiale e soprattutto indifendibile nel confermare il rigore assegnato poco prima. Eccolo il vero grattacapo per la commissione arbitrale rossocrociata. All’umiltà - o se preferite al rispetto elementare dei regolamenti - lor signori arbitri stanno anteponendo troppo spesso la spavalderia. Una ragione irrazionale. Che infastidisce non perché crea dibattito - il VAR sana ed è un bene, si mettano il cuore in pace i romantici - ma poiché penalizza questa o l’altra squadra. Nella fattispecie, il Lugano.