L'intervista

Zeidler: «Voglio vincere come Croci-Torti, ma certe cose non le direi mai»

A tu per tu con l'allenatore del San Gallo, l'avversario del Lugano nella finale di Coppa Svizzera
Massimo Solari
07.05.2022 06:00

Lugano-San Gallo, per la finalissima del 15 maggio, sarà anche Mattia Croci-Torti contro Peter Zeidler. Il tecnico tedesco ha un paio di conti in sospeso con la Coppa Svizzera. E per trasporto a bordo campo - appunto - solo il «Crus» è forse in grado di tenergli testa. Lo abbiamo intervistato in vista del grande appuntamento al Wankdorf.

Peter Zeidler conosce la serie TV Lost?
«Ne ho sentito parlare, ma non conosco la storia nel dettaglio. Comunque immagino dove voglia arrivare...».

A uno dei protagonisti, John Locke. Che, obiettivamente, le assomiglia molto.
«Sì, me lo avevano già fatto notare in un’occasione. Quindi?».

Locke è un uomo di fede, un personaggio che si aggrappa al destino. Il suo antagonista, il medico Jack Shephard, è invece un uomo di scienza. Ecco, se immagina l’ultimo atto del Wankdorf, crede che a determinarlo sarà il fato e la costellazione all’ora X o i fatti, quindi la concretezza della squadra più forte?
«Onestamente, preferisco non mischiare le stelle o i numeri a una partita di calcio. Una bellissima partita di calcio, che avrà un vincitore e un vinto. Senza per questo doverne sovrastimare il valore».

Sarà 50 e 50. È vero, abbiamo vinto tanto nel 2022, ma nel girone d’andata a riuscirci erano stati i bianconeri

È però oggettivo che alla finale il San Gallo arriva sulle ali dell’entusiasmo, dopo un 2022 condito quasi solo da vittorie. Il Lugano, invece, non vince più in campionato. E avrà pure un giorno in meno di riposo. Sulla carta, i favoriti siete voi. O non è così?
«Tutt’altro. Potrei ad esempio ricordare che una delle due squadre, di recente, ha battuto il Lucerna, mentre l’altra è stata sconfitta. Detto ciò, non intravedo una favorita. Sarà 50 e 50. È vero, abbiamo vinto tanto nel 2022, ma nel girone d’andata a riuscirci erano stati i bianconeri. Relativizzerei, dunque, il concetto di forma. Parlando, al contrario, di una sfida equilibratissima. Con la salvezza acquisita e senza reali chance di raggiungere il 3. posto, San Gallo e Lugano hanno l’opportunità di concentrarsi al cento percento sulla Coppa».

In stagione vi siete già affrontati quattro volte. Con il bilancio che recita due vittorie sangallesi, una ticinese e un pareggio. Che tipo di partita s’immagina a Berna?
«Intensa, su questo non ho dubbi. D’altronde siamo a fine stagione e in palio c’è un titolo. Ogni protagonista darà tutto, sul piano della corsa e dei duelli. Di qui a predire la storia e le dinamiche del match, però, ce ne passa. Dopotutto basterebbe un gol in entrata di una o dell’altra formazione per stravolgere qualsiasi, immaginabile scenario».

Lei ha fatto una scelta chiara per il ruolo di portiere, puntando su Watkowiak e non sul titolare in campionato Zigi. È cosciente che si sta assumendo un grande rischio? Croci-Torti, per esempio, ha inizialmente puntato su Osigwe, ma poi in semifinale ha schierato il titolare Saipi…
«Perché dovrebbe essere una scelta rischiosa? I patti, al San Gallo, sono stati chiariti a inizio stagione. A fronte di due buoni portieri, abbiamo deciso di schierare Zigi - che è il numero 1 - in campionato, puntando su Watkowiak in Coppa. E dal momento che sono un allenatore di parola, non c’è stato motivo di cambiare. Anzi, Lukas ha dimostrato di meritarsi questo ruolo. Da ultimo nella semifinale vinta contro l’Yverdon. La scelta di Croci-Torti? Non spetta al sottoscritto commentare le sue decisioni, che immagino dipendano da precisi ragionamenti».

Siamo entrambi fieri di guidare i nostri club, di essere buoni allenatori, ma vi assicuro che al Wankdorf non andrà in scena uno scontro Zeidler-Croci-Torti

È corretto affermare che oltre alla partita tra San Gallo e Lugano, domenica prossima vedremo anche una sfida nella sfida, tra lei e Mattia Croci-Torti?
«La ringrazio per la domanda. Che mi permette di precisare una cosa: a differenza di quanto possano pensare alcuni colleghi, in campo ci vanno i giocatori. E, dunque, a decidere gli incontri saranno loro, non chi siede in panchina. Siamo entrambi fieri di guidare i nostri club, di essere buoni allenatori, ma vi assicuro che al Wankdorf non andrà in scena uno scontro Zeidler-Croci-Torti».

Eppure i momenti accesi fra di voi non sono mancati. Si ritiene un allenatore provocatore? Come magari lo stesso Croci-Torti?
«Avere temperamento non significa essere un provocatore. Vivere una partita in modo attivo, in prima persona quasi, è una cosa, mancare di rispetto un’altra. E io ho molto rispetto per Mattia e il suo lavoro. È vero, forse riguardandoci alla televisione, a margine delle rispettive partite, potremmo essere tentati dal dire “suvvia, datti una calmata!”. Piuttosto sarà come trovarsi in un duello aereo in campo: sia io sia lui vorremo vincerlo a tutti i costi».

A proposito di provocazioni: che effetto le ha fatto leggere le parole di Croci-Torti, quando ha affermato che lui «ha più voglia di vincere di Zeidler»?
«Se lo pensa, ha diritto di farlo. Senz’altro vuole che la sua squadra vinca la finale. Come il sottoscritto, per altro. Anche se io non dichiarerei una cosa simile. Per il resto, non ho altri commenti sulla questione».

Ora rimane il sogno di conquistare il trofeo. A questo giro, e sarebbe fantastico, o in futuro

Lei, tra l’altro, è in credito per ben due volte con la Coppa Svizzera. Cosa l’ha fatta soffrire di più: la sconfitta dello scorso anno contro il Lucerna, o non aver potuto guidare il Sion nella finale 2017, dopo essere stato allontanato da Christian Constantin solo un mese prima?
«Sono casi differenti. Anche perché, appunto, nel 2017 ho condotto i vallesani in finale, senza tuttavia essere alla loro testa il giorno decisivo. In questo senso, l’ultimo atto perso dodici mesi fa ha fatto più male. Fungendo al contempo da stimolo per il club: dopo la vittoria del Lucerna, ci siamo infatti ripromessi di regalare ai nostri tifosi - assenti la scorsa edizione a causa della pandemia - un’altra finale, già quest’anno. Ce l’abbiamo fatta e per questa ragione possiamo vivere la gara del 15 maggio senza troppa pressione. L’obiettivo principale è stato raggiunto. Ora rimane il sogno di conquistare il trofeo. A questo giro, e sarebbe fantastico, o in futuro».  

Ed essere un tecnico straniero, con la Coppa solo da afferrare, può comportare qualche tipo di svantaggio rispetto a un collega svizzero?
«Oramai vivo in Svizzera da quattro anni, la mia famiglia qui è felice, e i sangallesi mi reputano uno di loro. Credo sia sufficiente».

La finale dello scorso anno cosa le ha insegnato?
«Due cose. Da un lato abbiamo disputato un match negativo, meritando di conseguenza la sconfitta. Dall’altro, come dicevo, l’assenza di pubblico ha rappresentato un pungolo per l’edizione attuale. Ci siamo adoperati al massimo per rivivere l’evento, ma assieme ai nostri sostenitori. Contro il Lucerna, purtroppo non era stato possibile».

Il pubblico sangallese sarà in maggioranza, ma forse quello ticinese griderà più forte

Reputa quindi che il 15 maggio, al Wankdorf, il seguito di tifosi sangallesi - più importante di quello per il Lugano - potrà darvi una mano?
«Non credo. È probabile che il pubblico sangallese sarà in maggioranza, okay. Ma forse quello ticinese griderà più forte... (ride, ndr)».

Lei allena da 20 anni, Croci-Torti da meno di uno. Potrà essere un fattore decisivo, in una gara secca?
«No, non lo ritengo un fattore decisivo. Anche perché alleno da 20 anni, ma non ho disputato 20 finali consecutive. Ho pure circa l’età di Carlo Ancelotti, senza essere il tecnico del Real... L’esperienza in panchina, insomma, non farà la differenza. Perlomeno non lo credo».

E non teme l’etichetta di «allenatore perdente», qualora dovesse andare male anche il 15 maggio dopo la finale persa nel 2021?
«Non sono un fan delle etichette. Piuttosto, sono fiero di allenare una squadra che ha totalizzato 31 punti nel girone di ritorno in Super League. Di più: penso che i tecnici di YB, Servette, eccetera, ambissero a loro volta alla finale di Coppa Svizzera. Perciò il sottoscritto e Mattia Croci-Torti possono ritenersi soddisfatti. Abbiamo già fatto molto e non resta granché da perdere. Davvero: essere a Berna, settimana prossima, costituisce una grande vittoria».

Se mi sento un po' psicologo? Lo siamo tutti, in fondo. La vita è psicologia

Così però fa della psicologia. Si sente un po’ psicologo?
«Lo siamo tutti, in fondo. La vita è psicologia. Ed è bella, godiamoci dunque la finale senza isterismi».

Nella stagione 2019-20, oltretutto, aveva fatto grandi cose con il San Gallo, contendendo fino all’ultimo il titolo allo Young Boys. Dopo aver osservato l’impresa appena firmata dallo Zurigo, ha magari fatto capolino qualche rammarico?
«Lo Zurigo ha meritato di essere campione. Sfruttando l’annata negativa dello Young Boys, non irresistibile come in passato. Il mio San Gallo, due anni fa, ha fatto cose fantastiche. Nonostante tutto. Nessun rammarico, dunque».   

Giovedì, sulle colonne del Blick, Kubilay Türkyilmaz ha affermato che Peter Zeidler sarebbe l’allenatore perfetto per il Basilea. Cosa ne pensa?
«Avrei molto piacere a conoscere personalmente Kubi. Sarebbe un onore. Ma, davvero, si attende che le risponda nel merito?».

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