Calcio

Zurigo-Lugano, sessant’anni fa il peggior naufragio

Il 16 settembre del 1961 lo Zurigo sommergeva i bianconeri con 11 reti: per il club ticinese rimane la sconfitta più ampia in Lega nazionale A - Quella sera il Letzigrund s’innamorava di un 17.enne: Jakob «Köbi» Kuhn, autore dei primi tre gol in carriera - Oggi le due squadre tornano ad affrontarsi
Il Corriere del Ticino del 18 settembre 1961 e l’analisi impietosa della sconfitta patita al Letzigrund.
Massimo Solari
16.10.2021 06:00

Il Lugano ha diversi conti in sospeso con il Letzigrund. Vecchio e nuovo. Veri e propri colpi al cuore. Talmente crudeli, da far piangere i protagonisti in campo e quelli sulle tribune. Le quattro sconfitte negli ultimi quattro incroci? Non sono nulla al confronto, se non l’ennesimo sgarbo di uno spauracchio che ammanta da tempo le sfide contro lo Zurigo. Una sorta di bestia nera. In grado, per esempio, di ipnotizzare Mattia Bottani, che il dischetto dello stadio zurighese non lo dimenticherà mai. La finale di Coppa Svizzera persa nel 2016, già. A mitigare quella delusione, perlomeno, era stato il 4-0 di qualche giorno prima - sempre al Letzigrund -, sinonimo di salvezza per il Lugano e di condanna all’inferno per i tigurini. Il 16 settembre del 1961, al contrario, alle anime bianconere non fu concesso alcun perdono. Perché imperdonabile, di fatto, risultò la prestazione della squadra, all’epoca guidata dall’italiano Volturno Diotallevi. Quel sabato sera Zurigo-Lugano finì 11-0: la peggior sconfitta di sempre in LNA.

Una «Waterloo calcistica»

«Il tifone Zurigo imperversa sul Lugano». Così titolava il Corriere del Ticino a due giorni di distanza dal clamoroso rovescio, caduto alla quinta giornata del massimo campionato svizzero. Il Lugano affrontava la stagione 1961-62 da neopromosso e ai bordi della Limmat si era presentato senza alcuni pezzi da novanta: Frosio, Coduri e Ciani. Per chi si prese la briga di analizzare l’accaduto - con tanto di commento ad hoc a fianco della consueto pezzo di cronaca - un’attenuante valida ma non sufficiente «a giustificare un tracollo la cui natura è grave al punto da non richiamare, così a prima vista, uguale precedente nella storia del sodalizio bianconero».

Sì, quello di sessant’anni fa rimane il peggior naufragio del club sottocenerino. Una «cocente umiliazione», per dirla con il redattore di allora, intransigente su tutta la linea. «L’undici a zero della buia notte ai margini della Limmat ci permette di far richiamo al senso di responsabilità di coloro che vestono la maglia bianconera, di fare appello al loro orgoglio, alla loro coscienza di giocatori e di sportivi. Non perché a Zurigo non si doveva perdere, perché fuori casa tutti gli incontri sono difficili, ma perché il tracollo ha assunto una mole tale che soffoca in tutti coloro che vogliono bene al F. C. Lugano ogni possibilità di trovare la più piccola giustificazione, per quella Waterloo calcistica che sarà quasi impossibile dimenticare».

«È un errore, vero?»

Infatti, non ce ne siamo scordati. Ma quali furono le ragioni alla base di una battuta d’arresto di simili proporzioni? Per dire, le premesse sembravano piuttosto benevole. «Tempo bello, campo in buone condizioni. Si gioca alla luce dei riflettori» citiamo dal tabellino. Ad approfittarne, però, furono i padroni di casa. Trascinati da tre giocatori, ciascuno autore di una tripletta: l’ex - e ci mancava pure quello - Raffaele Brizzi, Aldo Pastega e colui che negli seguenti sarebbe diventato un’icona del club. Oltre che della Nazionale, sia da calciatore, sia da commissario tecnico. Parliamo di Jakob Kuhn, per tutti «Köbi». Nel settembre del 1961, il trequartista zurighese aveva appena 17 anni. E cioè quanti ne avrebbe poi vissuti - anche da capitano - con la maglia dello Zurigo tatuata sulla pelle. Per lui, quelle contro il malcapitato Lugano furono le prime tre reti di una carriera brillante, alla quale si affezionarono migliaia e migliaia di amanti del pallone. Nell’occasione Köbi salì in cattedra nella ripresa, costringendo Jorio a un’autorete e poi andando tre volte a bersaglio. «I bianconeri - leggiamo di nuovo dalla cronaca del CdT - hanno perso completamente la testa e non sono riusciti a frenare la manovra dei padroni di casa. Era un correre a destra e a sinistra nel tentativo vano di arrestare la marcia del pallone che circolava senza alcun ostacolo da un settore all’altro dell’attacco biancoceleste». Poche righe sotto, trovava spazio anche l’ironia. Amarissima. «Brizzi, Kuhn e Pastega hanno allora cominciato a segnare le reti a due a due: una per volta era cosa troppo facile...». Che sofferenza. «Poi il fischio finale di Weber. Quanto sembravano interminabili i minuti, in attesa del triplice sibilo che ponesse fine al calvario! A testa bassa, i bianconeri verso gli spogliatoi. Sul tabellone del risultato biancheggiava l’undici a zero. Chissà quanti, telefonando per sapere i risultati, avranno detto - ascoltando: Zurigo-Lugano undici a zero - “È un errore”. E invece...». E invece era tutto vero. Il primo e più pesante conto in sospeso con il Letzigrund. Al Lugano di Mattia Croci-Torti il compito di vendicarlo questa sera. A sessant’anni di distanza.

IL TABELLINO DELL’EPOCA

Zurigo 11

Lugano 0

3-0

Reti: 27’ Brizzi, 41’ Pastega, 44’ Fäh, 50’ Jorio (autorete), 51’ Brizzi, 61’ Brizzi, 68’ Kuhn, 69’ Kuhn, 73’ Pastega, 83’ Pastega, 87’ Kuhn.

Spettatori: 6.000.

Arbitro: Weber di Losanna.

Zurigo: Schley; Battistella, Kehl, Leimgruber; Kellas, Keiseraurer, Zsamboki, Brizzi; Kuhn; Fäh, Pastega.

Lugano: Panizzolo; Jorio, Crivelli, Bertoli, Terzaghi; Taddei; Riva, Gottardi; Neuschäfer, Frey, Bossi.

Note: Lo Zurigo accusa le assenze di Keller e Näberli. Il Lugano manca degli infortunati Coduri, Frosio, Ciani, Meyer e Indemini.