Sport e clima

Cara F1, non è bizzarra la tua cura per l’ambiente?

Il Circus punta alle zero emissioni entro il 2030 - L’obiettivo cozza con l’ampliamento del calendario a cui si aggiunge l'impossibilità di raggruppare i GP per aree geografiche
L’incremento delle tappe di F1 porta inevitabilmente con sé un aumento delle emissioni di CO2 generata da tutte le parti in causa. © REUTERS/FLORENT GOODEN
Maddalena Buila
22.03.2023 06:00

Avete presente quando, tra i buoni propositi del nuovo anno, s’inscrive il famigerato intento di voler perdere peso che poi, inevitabilmente, non si riesce a rispettare per più di qualche giorno? All’inizio di gennaio capita di imporsi di provarci, abbonandosi in palestra e alimentandosi con una dieta sana ed equilibrata. Al contempo, però, non si disdegna un’uscita a base di pizza e birra nel weekend. «Non sarà mica per quest’eccezione che vanificherò gli sforzi finora profusi», si pensa credendoci fino a un certo punto. Poi, al momento del fatidico confronto con la bilancia, questa si dimostra inclemente. Nulla solitamente varia. Anzi, a volte la situazione è pure peggiorata.

Ecco. Nel mondo della F1 pare funzionare più o meno così. Sul piano climatico ci si impegna, e lo si sbandiera ai quattro venti, nel venire in contro alle esigenze con varie misure - alcune delle quali persino rivoluzionarie -, per poi però al contempo optare per delle scelte che vanificano quanto di buono è stato fatto.

Quell’ambizioso traguardo

Portiamo qualche dato concreto. Iniziamo con il ricordare che in un anno la F1 consuma circa 250.000 tonnellate di diossido di carbonio, la stessa quantità che viene utilizzata da 30.000 famiglie inglesi nello stesso arco di tempo. Nel recente passato il Circus ha dunque apportato parecchie modifiche al suo modus operandi, cercando di limitare l’impatto ambientale delle sue attività. Alcune più incisive, altre meno. Tra i cambiamenti più semplici ritroviamo la riduzione della plastica monouso all’interno del paddock, oppure la spinta al riutilizzo, al riciclo o alla riconversione dei materiali del weekend di gara. Maggiormente d’impatto sono invece state le decisioni adottate dai circuiti di Paul Ricard e Gilles Villeneuve, dove sono stati installati pannelli solari che producono tutto l’anno energia sufficiente a compensare il GP, mentre Catalunya e Sakhir sono alimentati al 100% da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda l’inquinamento delle auto stesse, già passate al propulsore ibrido più efficiente al mondo, dal 2019 la F1 intende puntare decisamente in alto. Entro il 2026, quando debutteranno i motori ibridi di prossima generazione, le vetture dovranno funzionare con carburanti sostenibili, raggiungendo poi l’ambizioso obiettivo delle zero emissioni per il 2030. E c’è di più. Il Circus conta sulle altissime competenze tecnologiche che solo il mondo del massimo campionato delle quattro ruote può vantare, per sviluppare i carburanti e renderli accessibili a tutti. Uno scenario splendido, dovesse davvero andare così. Di alternative se ne vedono ben poche, dato che per il CEO della F1 Domenicali è fuori discussione che questo sport diventi completamente elettrico. Una presa di posizione comprensibile, dato che si andrebbe a distruggere la disciplina come la conosciamo.

L’altra faccia della medaglia

Fin qui tutto bene. Quest’ultima è però per ora un’ipotesi. Di certo, invece, c’è l’altra faccia della medaglia. Ovvero quegli aspetti che, al netto, potrebbero riportare in pari il bilancio dell’impatto della F1 sull’ambiente. A partire dall’aumento delle corse. I GP quest’anno sono 23, a cui si aggiungono 6 corse sprint. Numeri da record, destinati ad aumentare. Più gare, più inquinamento. Per ogni tappa che si aggiunge, si comporta poi un elevato numero di spostamenti sul posto, sia di addetti ai lavori, sia di pubblico. Inoltre, nonostante i proclami, il calendario mostra 23 GP sparsi per le varie aree geografiche, aspetto che comporta moltissimi viaggi in giro per il mondo senza razionalizzare in alcun modo le trasferte.

E allora non ci resta che attendere gli sviluppi futuri. Se l’ambizioso obiettivo fissato per il 2030 verrà centrato, la F1 potrebbe seriamente aver contribuito a un’incredibile inversione di tendenza. Fino ad allora la bilancia ambientale del Circus continuerà a mostrare la scarsa presenza di progressi.