Formula 1

Carlos Sainz come Niki Lauda

Lo spagnolo della Ferrari a Singapore ha raccolto i frutti di un lungo periodo di osservazione delle prestazioni del compagno Leclerc, dimostrando tutte le sua capacità
Pino Allievi
Pino Allievi
18.09.2023 20:30

Chi avrebbe mai immaginato che la riscossa della Ferrari arrivasse da Carlos Sainz? Nessuno, tanto meno a Maranello, dove era oramai consolidato il ruolo di prima guida di Charles Leclerc. Sainz era considerato la solita «valida spalla», in parole povere una seconda guida. Ruoli non decretati ufficialmente ma fra le righe, in dichiarazioni da interpretare rilasciate qua e là. Una su tutte quella di Frederic Vasseur, quando disse che il futuro della Ferrari era imperniato su Leclerc. Parole che fecero male a Sainz ma gli servirono da sprone. Perché Carlito è un ragazzo che pensa, che si guarda dentro, che trova prima di tutto dentro sé stesso le spinte per migliorare. Più d’una volta, ad esempio, ha ammesso di essere rimasto stupito della velocità di Leclerc in determinate condizioni. Ma invece di lasciare il discorso a metà, Sainz ha approfondito, ha studiato le telemetrie del compagno e pian piano si è portato allo stesso livello di prestazioni. Leclerc è un istintivo che va forte subito con qualunque mezzo, Sainz ci arriva col ragionamento. Modi diversi di comportarsi. In questo, i due assomigliano tanto alla coppia Regazzoni-Lauda della prima ora, quando Clay era un’esplosione di velocità e Niki rimuginava a distanza ma apprendendo ogni minimo dettaglio da quello che vedeva fare al compagno. E alla fine è diventato... Lauda.

Sainz a Singapore si è ispirato a Niki. Sempre davanti, rallentando il ritmo degli altri per non consumare troppo le gomme e non gravare sul motore. Poi il gran finale, quando Carlito si è fatto volutamente avvicinare da Norris – sul quale aveva un vantaggio di macchina – per far sì che la McLaren, velocizzata dal DRS, non venisse superata dalla Mercedes di George Russell. Così è stato. Con una differenza sostanziale: Sainz ha retto alla grande la pressione con una gelida sicurezza nei propri mezzi, mentre Russell preso dalla smania di superare Norris è invece andato a sbattere. E così la Ferrari è tornata a vincere dopo 1 anno, 2 mesi, 10 giorni dall’affermazione di Leclerc in Austria. Ma se in quel caso la Ferrari si dimostrò la macchina migliore, stavolta è stata l’abilità di Sainz a proiettarla sul gradino più alto del podio. Il pilota è stato più decisivo della monoposto, una cosa che accade di rado ed è bello che sia successo, perché ridà alla Formula 1 quella dimensione umana che si è persa nella notte dei tempi.

C’è uno sconfitto apparente nella giornata luminosa di Singapore: è Charles Leclerc, che è sempre stato più lento del compagno per l’intero week-end. Era successo così anche a Monza. Ed è per questo che si può parlare di un Sainz pienamente rilanciato e finalmente consapevole dei propri grandi mezzi. Ma Leclerc, a Singapore, si è prodigato in un gioco di squadra che si è rivelato fondamentale per la vittoria Ferrari. Il fatto che nei primi giri abbia tenuto a debita distanza da Carlito le due Mercedes e la McLaren di Norris è stato un lavoro prezioso e soprattutto generoso: non dimentichiamo mai che il primo rivale di chiunque è il proprio compagno di colori. Poi, nel finale, ha cercato di resistere di nuovo all’arrembaggio di Russell, facendogli perdere qualcosa. Un ruolo scomodo, all’insegna dell’umiltà e della lealtà. Altrettanto la Ferrari – cosa rara – ha azzeccato tutte le scelte tecniche sulla macchina e nelle strategie. Una giornata magica nel momento in cui la Red Bull è andata a picco sia con Verstappen (5.) sia con Perez (8.). Fine di un dominio? Assolutamente no, perché era stato lo stesso Max a dichiarare a Monza che quella di Singapore sarebbe stata la tappa più difficile del campionato. Una battuta a vuoto in 15 gare può starci. Domenica prossima si corre a Suzuka, in Giappone, e la Red Bull tornerà quella di sempre.

Resta un dubbio: se Hamilton non avesse pasticciato al primo giro, restituendo le posizioni a Russell e Norris, sarebbe stato lui il primo avversario di Sainz per la vittoria. E forse il risultato finale sarebbe stato diverso. Forse…