Diritti

Caso Caster Semenya: la Grande Camera CEDU condanna la Svizzera

Semenya denunciava un regolamento dell'Associazione internazionale delle federazioni di atletica (IAAF, dal 2019 denominata World Athletics) che le imponeva di ridurre il suo livello naturale di testosterone per poter partecipare alle competizioni internazionali nella categoria femminile
©Antonin Utz
Ats
10.07.2025 11:05

La Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha condannato la Svizzera nel caso della sudafricana Caster Semenya relativo ai livelli di testosterone nelle atlete.

Semenya denunciava un regolamento dell'Associazione internazionale delle federazioni di atletica (IAAF, dal 2019 denominata World Athletics) che le imponeva di ridurre il suo livello naturale di testosterone per poter partecipare alle competizioni internazionali nella categoria femminile.

Dopo il Tribunale arbitrale dello sport, nel 2020 il Tribunale federale (TF) ha dato torto alla sudafricana. Ha ritenuto che il regolamento contestato fosse una misura appropriata e necessaria per raggiungere gli obiettivi legittimi di correttezza sportiva.

La CEDU, nel luglio del 2023, ha poi sconfessato il TF ritenendo che la Confederazione ha violato il divieto di discriminazione e il diritto alla protezione della sfera privata della mezzofondista con iperandrogenismo. Tale decisione è ora stata confermata anche dalla Grande Camera della CEDU.

La sportiva, che ha un eccesso naturale di ormoni sessuali maschili, è in lotta con World Athletics da oltre dieci anni. Nell'aprile 2018, quest'ultima ha definito una soglia massima di testosterone per gareggiare con le donne su distanze che vanno dai 400 metri al miglio (1609 m), compresi gli 800 metri in cui Semenya eccelle.