Il personaggio

«Che emozione il mio nome accanto a quello di Phelps»

Noè Ponti ha consegnato al Museo Olimpico di Losanna il costume con cui ha centrato il bronzo a Tokyo: «I recenti risultati mi hanno fatto capire che posso ambire anche a un oro» – LE FOTO
Noè Ponti firma il costume con cui ha conquistato il bronzo a Tokyo. © KEYSTONE / GABRIEL MONNET
Mattia Sacchi
28.03.2023 17:45

Noè Ponti accanto a Michael Phelps. Non è un paragone azzardato, bensì quanto successo oggi pomeriggio al Museo Olimpico di Losanna, al quale il nuotatore ticinese ha consegnato il costume, la cuffia e gli occhialini con cui ha vinto la medaglia di bronzo nel 2021 a Tokyo. Cimeli che verranno esposti nel piano dove trovano spazio divise e accessori utilizzati da altri campioni, tra cui appunto quelli del «cannibale» americano, uno dei grandi idoli d’infanzia di Ponti. «È emozionante pensare che il mio nome possa essere letto nella stessa stanza dove vengono celebrati alcuni tra i campioni che hanno fatto la storia dello sport - racconta il ticinese - . Se da una parte è un modo per rendere ancora più indelebile il ricordo della mia avventura giapponese, dall’altra è uno stimolo a fare meglio».

All’orizzonte si staglia Parigi

Magari già il prossimo anno a Parigi. Il 21.enne locarnese ha infatti già virtualmente staccato il biglietto per le prossime Olimpiadi, grazie ai tempi ottenuti proprio una settimana fa ai campionati svizzeri di Ginevra. «Manca ancora molto alla rassegna a cinque cerchi e devo rimanere concentrato sui prossimi impegni - ha raccontato Ponti ai tanti bambini accorsi per assistere alla cerimonia e che lo hanno subissato di domande -, ma è ovvio che stiamo cominciando a programmare il lavoro anche in funzione di un appuntamento al quale voglio farmi trovare al meglio».

Una nuova consapevolezza

Se a Tokyo infatti era un giovane di belle speranze, in Francia verrà visto come un avversario da battere, come spiega lo stesso Ponti al Corriere del Ticino, che lo ha accompagnato in questo viaggio in terra romanda: «I risultati all’Olimpiade e, successivamente, quelli agli Europei e ai Mondiali, mi hanno dato la consapevolezza di poter essere in grado di competere ai massimi livelli e di dover pretendere ancora di più da me stesso. Cominciando magari ad aggiungere al mio medagliere qualche oro…».

Tra rivalità e sostegno

Cambiano le aspettative, non la spontaneità e la simpatia che lo hanno reso un personaggio benvoluto non solo dal pubblico, ma anche dagli avversari. «Tra di noi c’è grande rispetto - prosegue Ponti -. In fondo arriviamo tutti da un percorso fatto di sacrifici e duri allenamenti. Ogni volta che entriamo in vasca vogliamo dare tutto per toccare per primi con la mano il muro, ciononostante ho un ottimo rapporto con tutti». Un bel legame che condivide anche con i compagni di nazionale, sebbene di altri sport, come dimostrato dalle battute che Ponti ha scambiato con Nina Christen, medaglia d’oro e di bronzo nella carabina a Tokyo, l’altra protagonista della cerimonia svoltasi a Losanna. «Nonostante siano discipline diverse, far parte della stessa delegazione e difendere gli stessi colori rossocrociati crea immediatamente una certa complicità». A proposito del cameratismo tra conterranei, il giovane ticinese racconta un divertente aneddoto: «Il giorno della vittoria del bronzo, dopo la maratona di interviste e momenti istituzionali, mi sono camuffato nel team di atletica, mettendo il badge in modo che non si potesse vedere per andare allo stadio e tifare Ajla Del Ponte durante le sue gare. Tra ticinesi non potevamo non supportarci a vicenda!».

Orgoglio ticinese

Un orgoglio ticinese che coinvolge non solo gli atleti. Durante la visita al Museo, una funzionaria della Svizzera italiana ha infatti raccontato commossa: «Sono davvero pochi i cimeli degli atleti svizzeri qui dentro, specialmente nella sezione dedicata ai giochi olimpici estivi. È davvero emozionante vedere che, dopo tanti anni, questo rinnovamento è arrivato grazie a un ragazzo che trasmette un’immagine simpatica e positiva del nostro territorio come Noè Ponti».

Il museo

Queste le parole di Yasmin Meichtry, direttrice associata della Fondazione Olimpica per la Cultura e il Patrimonio (FOCP): «Le collezioni del Museo Olimpico esistono grazie alla generosità degli olimpionici. I manufatti da loro donati ci permettono di raccontare al mondo le incredibili storie degli atleti olimpici. Ringraziamo Nina Christen e Noè Ponti per aver scelto di preservare la propria eredità e di diventare parte della storia, ora e per le generazioni future».

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