Atletica

«Come sta l’atletica ticinese? La pista risponde per noi»

Luca Calderara, responsabile marketing e comunicazione della FTAL, parla dei magnifici risultati ottenuti dagli atleti rossocrociati e, in particolare rossoblù, alle Olimpiadi di Tokyo
Ajla Del Ponte, in corsia numero 5, durante la prima batteria dei 100m alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Maddalena Buila
12.08.2021 06:00

È sceso il sipario sulla 32. edizione delle Olimpiadi ormai da qualche giorno. Ci si può dunque prendere il tempo per analizzarle e trarre qualche conclusione. Sono tredici le medaglie svizzere, alcune anche inattese, ma nessuna nell’atletica. Ciò nonostante, i risultati ottenuti dagli atleti rossocrociati in questa disciplina sono stati magnifici. Ne abbiamo parlato con il responsabile marketing e comunicazione della Federazione Ticinese di Atletica Leggera, Luca Calderara.

«Siamo davvero fieri dei risultati storici ottenuti dagli atleti svizzeri e soprattutto ticinesi. Avere due olimpionici ticinesi in atletica leggera è già una grande soddisfazione, se ci aggiungiamo il fatto che hanno raggiunto ottimi traguardi non possiamo che esserne più che fieri. Siamo anche fiduciosi per il futuro: ci sono tanti giovani che stanno mostrando grandi cose spingendo sempre più per emergere e portare la Svizzera ad alti livelli. Tra Ajla Del Ponte e Ricky Petrucciani abbiamo potuto portare a Tokyo dei veri gioielli: la 5. donna più veloce al mondo e un 14. posto per l’atleta più giovane delle semifinali dei 400 m, fresco di titolo europeo U23 a Tallin. Per lui conteranno soprattutto le prossime Olimpiadi, quelle di Parigi 2024, in cui avrà l’età e la forma fisica perfetta per mostrare tutte le sue qualità qualora continuasse ad allenarsi come ha fatto finora». I beniamini ticinesi saranno in pista il 14 settembre a Bellinzona dove andrà in scena il Galà dei Castelli e dove si potranno vedere in azione i ragazzi che ci hanno fatto emozionare durante i Giochi. E dopo il Galà? «Sarà ora di concentrarsi sul 2022 che sarà di certo un anno intenso. Nel mirino ci sono gli Europei e i Mondiali , ma, pensando nello specifico ad Ajla, è chiaro che l’asticella viene alzata e gli obiettivi si fissano anche in prospettiva della prossima edizione olimpica. La preparazione degli atleti è comunque pluriennale, non si pensa solo al singolo appuntamento, piuttosto si cerca di avere una visione più ampia. Per capire quanto lavoro c’è dietro le grandi performance, basta analizzare i risultati che i ragazzi hanno ottenuto negli scorsi anni migliorando i loro record competizione dopo competizione; questo è sinonimo di una preparazione millimetrica e perfettamente studiata per far arrivare gli atleti al massimo della loro forma ad ogni evento».

Venti centesimi

E l’aspetto mentale? Vedere Ajla in lacrime dopo la 4x100, perché desiderosa di rendere orgoglioso il suo Paese, ha commosso tutti. Una delusione simile può influenzare in negativo un atleta oppure rende ancora più forti? «Nell’immediato è normale provare un forte senso di sconforto, perché quando ti rendi conto di essere a un passo dalla medaglia ci credi davvero. I venti centesimi che sono mancati alle ragazze della staffetta sono davvero pochi, soprattutto se si considera che sull’ultimo cambio si è forse corso un rischio di troppo. Ma anche questo fa parte del gioco, si deve rischiare, costi quel che costi; chiaramente se poi le cose non vanno come ci si aspetta, la delusione prende il sopravvento. La forza dell’atleta, e della squadra nel caso della staffetta, sta nel metabolizzare quello che è accaduto e nell’assimilare tutto il supporto ricevuto per sfruttare la frustrazione come una forza e una motivazione per il futuro».

L’occhio di riguardo

Così come la 4x100 femminile, divenuta fiore all’occhiello dell’atletica svizzera, presenta ragazze provenienti da 4 regioni del Paese che si amalgamano alla perfezione per ottenere una miscela esplosiva in pista, anche le varie federazioni svizzere devono collaborare al meglio per instaurare dei rapporti che permettano di garantire un ambiente ideale per i propri atleti. Secondo Luca Calderara questo non è un problema, anzi, parrebbe che tra Federazione nazionale e ticinese ci sia grande intesa. «Al di là della preparazione dei singoli atleti, svolta molto bene da tutte le federazioni, a livello umano e organizzativo c’è molta collaborazione e attenzione nei confronti della nostra realtà ticinese da parte della Federazione nazionale di atletica. Un esempio tra i tanti a sostegno di questa tesi, riguarda i festeggiamenti dei 50 anni della nostra federazione cantonale, purtroppo ridotti all’osso causa pandemia, e il gesto molto apprezzato da parte di Swiss Athletics che, ricordandosi del nostro “compleanno”, ci ha donato dei posti al Galà dei Castelli. Possono sembrare piccoli gesti, ma sono segnali importanti che ci confermano che la realtà ticinese è ben riconosciuta a livello nazionale, questo anche grazie alle ottime prestazioni che stanno mostrando i nostri ragazzi».

Un lavoro di promozione

A Tokyo l’atletica svizzera ha brillato, senza ombra di dubbio, ma la medaglia non è arrivata. Dal Giappone sono tornate in patria 13 medaglie, alcune in discipline che nemmeno Swiss Olympic aveva ipotizzato, ma non nell’atletica. «Sicuramente la concorrenza è spietata ma non credo lo sia più che in altri sport. Non è arrivata una medaglia, vero, ma due svizzere in finale dei 100m sono qualcosa che mette i brividi. Sono convinto che le medaglie arriveranno anche a livello mondiale e olimpico. Questo grazie anche alla promozione, penso per esempio al progetto UBS Kids Cup che ha contribuito in modo determinante nel dare visibilità alla disciplina dell’atletica leggera in Svizzera». Un ruolo fondamentale per ampliare il bacino di atleti, e scovare nuovi talenti, lo gioca l’ottimo lavoro di promozione messo in campo dalla FTAL. «Purtroppo non si può dire la stessa cosa per la gestione delle infrastrutture di atletica leggera. Mi permetto dunque di fare un appello a chi di dovere: in Ticino siamo messi male. Di recente sono state messe a nuovo le piste di Locarno, Biasca e Bellinzona, ma il Sottoceneri è stato completamente dimenticato. È dunque sicuramente bello gioire per i risultati dei nostri ragazzi, ma dobbiamo anche fornire delle strutture adeguate a favorire la promozione di questo sport, altrimenti risulta difficile sviluppare dei talenti e si rischia di perderli per strada».

I giovani che stanno emergendo nel mondo dell’atletica sono tanti, ce lo conferma Luca Calderara, ma il Ticino è pronto per offrire a questi giovani talenti la possibilità di allenarsi ad alti livelli portando avanti i loro studi? Il caso di Noé Ponti ci insegna che il rischio di veder partire per l’estero i campioni ticinesi c’è, eccome se c’è. «Per quanto riguarda l’atletica non vedo questo rischio. Sicuramente il nuoto è un altro sport che richiede allenamenti diversi. Non ricordo di corridori ticinesi che abbiano deciso di andare all’estero per poter meglio conciliare studio e carriera sportiva agonistica, sicuramente le eccezioni ci sono, ma nella maggioranza dei casi l’atleta rimane in Ticino o in Svizzera. Un esodo dal nostro Cantone c’è, ma è piuttosto relativo alle ampie scelte universitarie offerte Oltralpe, piuttosto che a una ricerca di un luogo migliore dove allenarsi».

Anche spostandosi oltre Gottardo, gli atleti rimangono molto legati al Ticino e alla loro società di appartenenza. «La stessa Ajla Del Ponte corre ancora per Ascona nonostante non si alleni più con loro. Studio e sport si possono conciliare ed è ancora Ajla che ce ne dà la conferma: sta terminando il suo percorso di Master e allo stesso tempo vanta nel suo palmarès una finale olimpica nella gara regina. Anche un nostro altro ragazzo, Daniele Angelella, quattrocentista a livello nazionale, è riuscito a diventare medico nei tempi previsti dalla facoltà. Questi esempi ci dicono che se si è convinti delle proprie scelte, e le si porta avanti con determinazione, è fattibile fare carriera sportiva continuando gli studi».