Formula Uno

Dal Politecnico alla Formula 1: «Sono opportunità da sfruttare»

Abbiamo fatto una chiacchierata con Giorgio Panelli, Micky Condolf e Christian Stauffer, tre ragazzi ticinesi partiti dai banchi di Zurigo e approdati in Williams, Mercedes e Alpine
I tre ticinesi non seguono i rispettivi team sui circuiti in giro per il mondo, ma lavorano da remoto per permettere alle scuderie di migliorare le prestazioni in pista. © Reuters/Florent Gooden
Maddalena Buila
01.02.2023 06:00

La loro storia parte dal Politecnico di Zurigo e prosegue in Inghilterra, al servizio di tre diverse scuderie di F1. Abbiamo fatto una chiacchierata con Christian Stauffer, Micky Condolf e Giorgio Panelli, tre ragazzi ticinesi approdati in Alpine, Mercedes e Williams. Ecco come si trovano nel mondo delle quattro ruote. 

Christian è nato nel 1995 e lavora per Alpine da circa tre mesi. Micky, classe ‘96, collabora invece con le Frecce d’argento da otto mesi. Mentre Giorgio, anche del ‘96, è in forza alla Williams dallo scorso novembre. Per caso si sono ritrovati tutti e tre su suolo britannico, dove le rispettive scuderie hanno sede. Un’avventura però iniziata sui banchi del Politecnico di Zurigo, dove hanno studiato ingegneria meccanica. Al termine dei tre anni di Bachelor sono poi entrati a contatto con il mondo delle automobili grazie a un particolare progetto. «Si chiama Formula Student - spiega Giorgio -, e vi si dedica un intero anno. Lo scopo è costruire una vettura monoposto elettrica. Una piccola macchina da corsa che competerà poi con quelle prodotte dagli altri atenei». Un’esperienza che ha consentito ai nostri interlocutori di svolgere un lavoro pratico, permettendo loro di scoprire quanto fossero realmente interessati al mondo delle quattro ruote. «Il mio sogno rimane quello di fare il pilota di aerei - racconta Christian sorridendo -. Un desiderio che, non so come mai, ho sempre messo in secondo piano. Sicuramente prendere parte a questo progetto mi ha fatto capire che la realtà delle automobili non mi dispiace per nulla. Per il mio percorso di Master ho dunque optato per la fluidodinamica, svolgendo la mia tesi nei Paesi Bassi, presso l’università di Delft. Poco dopo ho iniziato la mia avventura in Alpine nel dipartimento CFD, Computational Fluid Dynamics. In poche parole ci occupiamo, tramite delle simulazioni al computer, di capire se gli accorgimenti che vengono apportati alle vetture sono effettivamente funzionanti e performanti».

Il progetto Formula Student svolto al Politecnico ci ha permesso di avvicinarci al mondo delle automobili.
Giorgio Panelli, ingegnere Williams

Tra lingua e clima

Un percorso molto simile l’ha vissuto anche Giorgio, spostatosi nei Paesi Bassi per terminare gli studi universitari e approdato in Williams poco tempo dopo aver consegnato la tesi di Master. «Per la scuderia britannica, dove sono ancora in prova, sono ingegnere delle performance aerodinamiche. Anche noi ci occupiamo di analizzare le varie componenti della vettura per permettere al team di migliorare la progettazione dell’automobile». Un compito per nulla scontato, che però non è stata la prima cosa a impensierire Giorgio una volta atterrato in Inghilterra. «Destreggiarsi con l’inglese dei britannici è stata sicuramente la più grande difficoltà riscontrata finora - prosegue -. E pensare che ero convinto di palleggiarlo dato che a Zurigo lo utilizzavo spesso (ride, ndr). La verità è che quando lavori con delle persone che lo parlano molto velocemente, con un timbro di voce piuttosto basso e magari con un accento irlandese o gallese, beh, diventa tutto più complicato». Una difficoltà condivisa anche da Christian che, oltre alla lingua, si è dovuto confrontare con una realtà diversa da quella a cui era abituato. «La sede dell’Alpine si trova a Enstone. Il clima qui è tutt’altro che clemente. Se qualcuno ritiene che quello di Zurigo sia inospitale può provare a trasferirsi qui (ride, ndr). Oltre a questa ci sono diverse piccole differenze culturali con la Svizzera che, alla lunga, potrebbero pesare. L’efficienza e l’organizzazione rossocrociata è, non a caso, proverbiale. Per il momento, però, non mi lamento. Sono arrivato da poco, è vero, ma il lavoro mi piace e il mio team è molto gentile con me». Un aspetto, questo, sottolineato anche dagli altri ticinesi.

A scuola ti insegnano le basi, ma il mondo del lavoro è diverso: viene richiesta rapidità e, allo stesso tempo, precisione.
Christian Stauffer, ingegnere Alpine

L’occasione in piena pandemia

Rispetto a quella di Giorgio e Christian, l’avventura di Micky è stata leggermente diversa. «Dopo il Bachelor ho deciso di specializzarmi in ingegneria aerospaziale, scegliendo la Mercedes per uno stage, richiesto dal Politecnico, in race engineering. Inoltrai la mia candidatura, ma, dato che ci trovavamo in piena pandemia, mi informarono che momentaneamente non avrebbero assunto nessuno. Qualche tempo dopo venni però ricontattato dalla scuderia tedesca, che mi offriva una chance per uno stage che sarebbe iniziato da lì a tre settimane. Io accettai volentieri, nonostante il tempo per trasferirmi fosse poco e le restrizioni COVID-19 complicassero il tutto. Se mi guardo indietro sono però contento di essere partito, dato che, tempo dopo, mi è stata offerta la posizione che ricopro ora come simulation engineer: studio lo sviluppo virtuale del veicolo. Ciò che amo particolarmente di questo lavoro è poter vedere il frutto dei propri sforzi ogni weekend in pista».

Colmare un gap

Un aspetto che tutti e tre i ragazzi ticinesi hanno sottolineato è quello relativo al gap tra il mondo universitario e quello del lavoro. «A scuola ti insegnano le basi e ti danno tutto il tempo necessario per risolvere i problemi - spiega Christian -. Ora invece è molto diverso. Bisogna pensare e agire rapidamente. La frenesia, però, deve andare a braccetto anche con la precisione». «I primi mesi sono stati piuttosto uno shock - conferma Micky -. Studi per cinque anni al Politecnico e quando entri nel mondo del lavoro ti rendi conto di quanto poco sai. Vieni inserito in un ambiente rapido, dove bisogna imparare velocemente, le aspettative sono alte, così come molto elevata è la competizione. Le ore in ufficio sono tante e bisogna impegnarsi per stare al passo. Ciononostante è una bella realtà e i colleghi sono ottimi». Per nessuno dei nostri tre interlocutori, invece, è particolarmente problematica la lontananza da casa. «Già solo esseri partiti per Zurigo ha corrisposto a un primo svezzamento dal Ticino - racconta Giorgio -. Siamo giovani ed è giusto che sfruttiamo le opportunità che ci vengono offerte, anche nel caso in cui non siano esattamente dietro l’angolo. Probabilmente i miei famigliari la vivono meno bene di me (sorride, ndr), pazienza. Io sono contento di poter fare esperienze e girare per il mondo grazie al mio lavoro».

Ciò che amo di questo lavoro è poter vedere il frutto dei propri sforzi ogni weekend durante le corse.
Micky Condolf, ingegnere 

Il - poco - tempo libero

A un ritorno in Svizzera, per il momento, i tre ragazzi non pensano, ma non lo escludono per il futuro. «Il nostro Paese è bello, ma un po’ piccolo - spiega Micky -. Offre tanto, ma non tutto. E il motorsport è un ottimo esempio in questo senso. Nazioni come Inghilterra e Germania sono sicuramente più invitanti da questo punto di vista. Ciononostante non mi pongo limiti, potrei anche tornare in Svizzera prima o poi». «Su suolo elvetico purtroppo c’è poco lavoro nel nostro ambito - gli fa eco Christian -. Certo, c’è la Sauber o la Pilatus, ma quali sono le concrete possibilità di entrarci?». «Sicuramente non mi dispiacerebbe tornare in Svizzera qualora si aprisse una posizione alle nostre latitudini - commenta Giorgio -. Non credo infatti di vedermi ancora dove sono ora tra dieci anni. È un lavoro che prende davvero tanto». Un aspetto che non permette ai nostri interlocutori di potersi dedicare a molto altro nell’arco della giornata. «Il tempo libero è purtroppo poco - spiega Christian con un sorriso -. Qualche volta riesco ad andare in palestra, e, in generale, mi piace restare aggiornato sul mondo della finanza». Micky e Giorgio, invece, cercano di sfruttare il periodo in Inghilterra anche per visitarla. «In Svizzera avevo una moto con cui mi piaceva fare qualche giro nel tempo libero. Ora, per ovvi motivi, quest’attività è in pausa ma integro comunque il mondo dei motori nella mia quotidianità parlandone coi colleghi. Quando non sono impegnato in ufficio mi piace viaggiare», spiega Giorgio. «Io invece ho giocato a lungo a basket. Ora cerco di scoprire questo bellissimo Paese che, a mio modo di vedere, è un po’ sottovalutato. A parte Londra, il resto si visita poco», conclude Micky.