Hockey

Diego Kostner: «Ho ripreso il mio posto e mi fa molto piacere»

Abbiamo fatto una chiacchierata a tutto tondo con il centro dell'Ambrì Piotta che dopo il brutto infortunio dell'anno scorso ha ritrovato le migliori sensazioni
Diego Kostner ha spento 31 candeline lo scorso 5 agosto e quest’anno festeggia l’ottava stagione in biancoblù. © Keystone/Maria Linda Clericetti
Maddalena Buila
03.10.2023 06:00

È all’ottava stagione con la maglia dell’Ambrì Piotta. Annata 2023-24 che Diego Kostner ha inaugurato ritrovando il suo posto al centro della quarta linea leventinese dopo essersi ripreso dal brutto infortunio che l’ha tenuto fuori dalla pista per gran parte dello scorso campionato.

Diego, innanzitutto come stai?
«Bene. Un po’ deluso dal weekend appena concluso. Ci aspettavamo qualcosa di più di un unico punticino. Ma serve a poco guardarsi indietro. Oggi scendiamo in pista di nuovo, conta soltanto il match in casa del Bienne».

Un fine settimana effettivamente un po’ sottotono per l’Ambrì Piotta. Con che spirito è tornata ad allenarsi la squadra?
«Con la convinzione che avremmo potuto fare meglio. Il derby di venerdì non ci è piaciuta. Un punto, d’altronde, fa sempre comodo. Sabato, invece, meritavamo qualcosa di più, abbiamo giocato un ottimo match. Purtroppo non siamo stati perfetti. Fa niente, ripartiamo dagli aspetti positivi, come per esempio l’ultimo ottimo allenamento. Il calendario è veramente fitto, si gioca quasi ogni due giorni e il campionato è ancora lungo».

Veniamo al tuo personale inizio di stagione. Dopo l’infortunio che ti ha tenuto lontano dal ghiaccio per tutta la seconda metà dello scorso anno sei tornato riprendendoti il tuo posto al centro della quarta linea. Ne sei soddisfatto?
«Assolutamente. L’anno scorso è stato davvero duro, sono finito in infermeria già a dicembre. Anche quest’estate non è stato semplice, soprattutto da un punto di vista mentale. Non ero infatti certo di come e quando sarei potuto tornare a giocare. Ho dunque spinto al massimo per ritrovare le migliori sensazioni, che fortunatamente hanno iniziato ad affiorare in agosto. Oggi posso dire di sentirmi bene e in forma. Inoltre mi intendo ottimamente con i miei compagni di linea».

L’Ambrì ha sofferto per la tua assenza. Come ti sei sentito nel prendere coscienza che sei una pedina importante dello scacchiere leventinese?
«Sentirsi fondamentali fa sempre piacere (sorride, ndr). Ogni giocatore si impegna molto per cercare il proprio posto nello spogliatoio. Quando lo trova e la società glielo riconosce, è una bella sensazione».

Torniamo alla quarta linea, che quest’anno ha visto partire Trisconi e arrivare Douay, due ragazzi dalle caratteristiche fisiche opposte…
«Noele è sicuramente più minuto di Floran, ma d’altronde è normale che ogni giocatore abbia particolari caratteristiche. Trisconi aveva altre qualità ma, detto francamente, non è che il nostro stile sia cambiato molto rispetto a quando giocavamo con lui».

A 31 anni, da un punto di vista hockeistico, non puoi più definirti giovane. Ciononostante, sia sul ghiaccio sia nello spogliatoio, mi sento molto bene con l’età che ho

Lo scorso 5 agosto hai compiuto 31 anni e hai spento le candeline con la tua bimba, nata circa un anno e mezzo fa. Sportivamente parlando, quando hai iniziato a non sentirti più il «giovane Kostner»?
«Da un po’ di tempo direi (ride, ndr). A 31 anni, da un punto di vista hockeistico, non puoi più definirti giovane. Ciononostante, sia sul ghiaccio sia nello spogliatoio, mi sento molto bene con l’età che ho».

Detto del tuo ruolo in pista, passiamo a quello di padre. Che tipo di genitore sei?
«Mi definirei un papà presente. Passo quanto più tempo riesco a casa, aiutando la mia compagna senza tirarmi mai indietro di fronte a qualunque mansione si debba svolgere (sorride, ndr)».

Hai già pensato se tentare di indirizzare la tua bimba verso la pista?
«Per il momento no (altro sorriso, ndr). Non nego che mi piacerebbe praticasse uno sport, ma sarà lei a scegliere quale e soprattutto se vorrà farlo».

Al di fuori delle mansioni casalinghe e quelle sul ghiaccio, ti è rimasto del tempo per gli hobby?
«In realtà sì. Certo è che con una figlia gli impegni a casa aumentano, ma il segreto è amministrare bene i momenti liberi. Così facendo qualche volta, soprattutto durante l’estate, riesco a ritagliarmi il mio spazio per una delle attività che prediligo, giocare a golf».

Quest’anno hai raggiunto l’ottava stagione ad Ambrì, una in più di quelle che hai invece passato a Lugano…
«È vero. Beh, è senz’altro un bel traguardo (sorride, ndr). Ad Ambrì, e in generale in Ticino, mi trovo molto bene. Ormai tutta la mia famiglia vive qui, dunque per me questa è casa da 15 anni a questa parte».

I giovani portano tanta energia che ci fa bene. Inoltre si sono tutti integrati al meglio in squadra e hanno talento. Io, nel limite del possibile, cerco di sfruttare il mio ruolo di “anziano” del gruppo per dar loro qualche consiglio

Questa stagione sono arrivati anche tanti giovani in Leventina, com’è giocare in mezzo a diverse nuove leve?
«Stimolante. I giovani portano tanta energia che ci fa bene. Inoltre si sono tutti integrati al meglio in squadra e hanno talento. Io, nel limite del possibile, cerco di sfruttare il mio ruolo di “anziano” del gruppo per dar loro qualche consiglio».

Con l’ultima domanda ci proiettiamo in avanti di circa tre mesi e ci spostiamo a Davos. Quanto conta per te partecipare alla Coppa Spengler con la maglia biancoblù provando a bissare il titolo conquistato l’anno scorso?
«Urca, non so se voglio rispondere a questa domanda o limitarmi a toccare ferro (sorride, ndr). Dopo due anni in cui ho dovuto stare fuori dai giochi causa infortuni, spero che questa sia la volta buona. Ho già giocato una Spengler con il Lugano, ora è il momento di farlo con l’Ambrì. Ci tengo davvero molto».