Volley

«Dietro questa Svizzera ci sono dieci anni di lavoro»

La ticinese Thays Deprati, ex libero della Nazionale rossocrociata, ci parla della qualificazione delle elvetiche agli ottavi di finale degli Europei
© CEV
Fernando Lavezzo
24.08.2023 06:00

Dopo aver chiuso il Gruppo B di Eurovolley al 4. posto, la Svizzera femminile si prepara per lo storico ottavo di finale contro l’Olanda, in programma domenica a Firenze. Ne parliamo con l’ex libero della Nazionale, la 31.enne ticinese Thays Deprati, ritiratasi al termine della scorsa stagione giocata con l’Aesch Pfeffingen.

Thays, la Svizzera ha superato la prima fase. Da ex compagna e osservatrice, te lo aspettavi?

«Lo ritenevo un girone favorevole. Tolta l’Italia, le altre erano avversarie di fascia media, non lontane da noi. Al tempo stesso, però, ero un po’ scettica. Soprattutto ripensando alle qualificazioni (la Svizzera è stata ripescata dopo l’esclusione della Russia, ndr) e all’avvicinamento al torneo. Non riuscivo a farmi un’idea di come la squadra si sarebbe espressa in un contesto di alto livello. La cosa che mi è piaciuta di più, è stato il comportamento delle ragazze in campo. Nei momenti decisivi, hanno messo a terra palloni pesanti. E in difesa hanno lottato in ogni scambio. In passato, queste qualità venivano a mancare proprio sul più bello. Credo che si veda l’impronta dell’allenatrice Lauren Bertolacci, che ha trasmesso al gruppo una mentalità aggressiva e vincente».

Quale altro merito attribuisci alla nostra coach australiana?

«Le sue squadre non sono ossessionate dal bel gioco. La loro priorità è l’efficacia. Non bisogna attaccare sempre a tutto braccio, a volte è più utile un pallonetto piazzato. Lauren, inoltre, è abituata ad allenare le donne e le capisce. Si vede che è stata dall’altra parte, come giocatrice. È tosta e autorevole, ma non usa solo il bastone. Questo gruppo ha bisogno di una leader al comando. Lei sa esserlo nel modo giusto».

È anche l’unica donna alla guida di una Nazionale in questo Europeo. Un altro punto a favore?

«Essere donna aiuta a entrare nella testa delle giocatrici. Lo noto anch’io, che ho iniziato una nuova vita da allenatrice a Thun. Detto questo, non si può affermare che una donna sia meglio di un uomo per guidare una squadra femminile. È solo una questione di personalità. Ci sono tanti coach maschi bravi a gestire le ragazze».

Nel 2019, a 27 anni, eri la veterana di una Nazionale giovanissima agli Europei in Slovacchia. C’erano già le attuali titolari: Pierret, Storck, Künzler, Lengweiler, Sulser, Mattler. Stiamo parlando di una generazione d’oro oppure di un movimento pallavolistico svizzero che ha saputo cambiare marcia in modo duraturo?

«Questa Nazionale è il frutto di un lungo processo iniziato già dopo l’Europeo casalingo del 2013. Subentrato a Svetlana Ilić nel ruolo di head coach, Timo Lippuner ripartì con un gruppo molto giovane che ha poi lavorato insieme per tanti anni. Quando si parla di Nazionale, si parla di intere estati trascorse ad allenarsi e a giocare fianco a fianco. Le ragazze che oggi vediamo in campo, erano già presenti all’inizio di questo percorso. Sono migliorate, hanno fatto esperienza, alcune sono già al terzo Europeo dopo quelli del 2019 e del 2021. Con Bertolacci, hanno aggiunto un tassello a livello di mentalità vincente e di ambizioni».

Thays Deprati ai tempi della Nazionale. © Keystone/Georgios Kefalas
Thays Deprati ai tempi della Nazionale. © Keystone/Georgios Kefalas

Le nostre due trascinatrici sono l’opposto Maja Storck, 24 anni, e la schiacciatrice Laura Künzler, 26. Tu le hai viste crescere, non soltanto in Nazionale, ma anche nell’Aesch Pfeffingen, dove sono state tue compagne tra il 2014 e il 2016. Come si sono evolute?

«In passato, Laura era concentrata sul suo gioco. Era competitiva e voleva sempre il meglio, ma solo con il tempo ha capito come mettere il suo agonismo al servizio della squadra, caricandosi le compagne sulle spalle. Maja è sempre stata quella più sensibile. Maturando, ha imparato ad assumersi grandi responsabilità. Ora, quando la palla scotta, si punta su di lei. Lippuner, il loro primo coach in LNA, ha contribuito a formare il loro carattere, mettendole sotto pressione anche negli allenamenti. Ha insegnato loro a farsi trovare pronte nei momenti importanti dei match».

Maja Storck ha giocato 4 anni in Germania e si appresta a vivere la sua seconda stagione nella Serie A1 italiana, passando da Chieri a Pinerolo. Laura Künzler, tra il 2017 e 2023, ha militato in Germania e in Francia. Adesso andrà nel campionato turco. In cosa sono più migliorate, grazie a queste esperienze all’estero?

«A livello tecnico-tattico, sono riuscite ad ottimizzare i movimenti in campo: rincorsa, timing a muro e in difesa, esplosività. Nel campionato svizzero, bene o male, te la cavi in qualche modo, ma nel volley internazionale questi dettagli vanno curati alla perfezione. Poi c’è l’aspetto mentale: quando una svizzera va all’estero, trova tanta concorrenza e ha tutto da dimostrare. Maja e Laura, ma anche Julie Lengweiler che è stata in Finlandia e Spagna e ora andrà in Grecia, ne hanno tratto vantaggio».

L'allenatrice delle elvetiche, Lauren Bertolacci. © Keystone/Georgios Kefalas
L'allenatrice delle elvetiche, Lauren Bertolacci. © Keystone/Georgios Kefalas

Méline Pierret, 24 anni, tua compagna prima a Düdingen e poi allo Sm’Aesch Pfeffingen, si è presa il posto di palleggiatrice titolare a discapito di Olivia Wassner. Come si sta comportando?

«Per me è la vera sorpresa del nostro Europeo. Dalle altre ragazze sapevo cosa aspettarmi. Méline, invece, si sta superando. Ci siamo parlate, mi ha detto di sentirsi in gran forma. Bertolacci ha avuto un impatto molto positivo su di lei. Pierret, infatti, ha bisogno di qualcuno che la spinga ad andare sempre oltre i suoi limiti. È una ragazza molto competitiva e sa che in Nazionale deve guadagnarsi il posto ogni giorno. Non dimentichiamoci che Olivia Wassner era la palleggiatrice di Bertolacci nel Neuchâtel».

«Era», dici bene. Infatti Wassner ha annunciato che lascerà la pallavolo dopo questo Europeo, a soli 24 anni. È una semplice scelta personale oppure possiamo interpretarla come un brutto segnale per il volley elvetico?

«È il tipico ritiro alla svizzera. Olivia è giovane, ma ha giocato ad alti livelli per tanti anni, ha vinto tutto con il NUC e ha pure giocato in un’università americana. Ora ha deciso di dare la priorità agli studi in medicina e la capisco. In Svizzera, in uno sport come il nostro, arriva il momento in cui ti chiedi se valga la pena portare avanti due carriere, con tutti i sacrifici che comporta. A Neuchâtel, tra l’altro, la sostituirà proprio Pierret».

Non possiamo congedarti senza parlare dei liberi di questa Nazionale. Delle tue eredi, insomma. Fabiana Mottis si è infortunata durante la terza partita contro la Romania: come valuti questo primo Europeo della moesana?

«Ha dimostrato di poter giocare in un contesto importante. Mi è piaciuta all’esordio con la Bosnia, ha avuto qualche difficoltà con l’Italia, poi stava di nuovo giocando bene con la Romania. È sulla strada giusta, anche mentalmente. Ha ancora due o tre cose da sistemare, ma arriveranno con l’esperienza. Purtroppo, la rottura del tendine d’achille la terrà fuori parecchio, però Fabiana è giovanissima e potrà tornare ad alti livelli. Nel frattempo, vedremo se negli ottavi Bertolacci continuerà a puntare solo su Engel o se sfrutterà anche Saladin, chiamata in sostituzione di Mottis. È importante poter contare su due liberi, perché a volte, in questo ruolo, è una questione di giornata sì o giornata no».

Negli ottavi ci tocca la forte Olanda, quarta nel ranking europeo. Con che spirito va affrontata?

«Come dice Bertolacci, la Svizzera ha meritato di essere qui. È sfavorita, ma andrà in campo per vincere. Non si sa mai».

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