Djokovic ha un obiettivo: emulare il Maestro Roger

Due i fatti di rilievo emersi dai «round-robin» delle ATP Finals a Torino: nel gruppo verde l’eliminazione di Rafael Nadal (ATP 2) dopo due sole partite, nel gruppo rosso il raggiungimento della semifinale di Novak Djokovic (ATP 8). Dopo aver battuto Tsitsipas (ATP 3), il serbo ha fermato anche il russo Andrey Rublev (ATP 7) senza concedere un set (6-4 6-1). Se il maiorchino ha lasciato il Pala Alpi Tour a capo chino, Novak ha dimostrato una competitività straordinaria e un tennis da autentico Maestro.
Destini opposti per i due tennisti della «vecchia guardia» presenti a questo appuntamento torinese. Rafa, che in ottobre è diventato padre di un Rafa junior, è stato costretto a constatare che le Finals non gli si addicono. Una volta di più lo hanno respinto. Neppure una volta in tutta la sua carriera è riuscito a firmare questo trofeo un tempo chiamato Masters. Se in passato vi aveva spesso rinunciato, anche perché bloccato da qualche infortunio di fine stagione, stavolta c’era. Anche se ha subito sottolineato che si è presentato con la consapevolezza che questa potesse essere la sua ultima partecipazione. Difficile dirlo. La sua intenzione, comunque, è quella di restare nel circuito. A patto che i suoi noti problemi al piede non lo costringano a dire basta. «L’unica cosa che posso fare è lavorare e continuare a fare le cose che servono per darmi la possibilità di iniziare con delle chance reali nella prossima stagione. Non credo di aver dimenticato come si gioca a tennis, come si è forti mentalmente», il suo commento dopo la sconfitta subita martedì ad opera del canadese Felix Auger-Aliassime.
Immerso nel torneo
E Djokovic? Galvanizzato dalla notizia che potrà entrare in Australia nel prossimo mese di gennaio - il governo gli revocherà il divieto di un nuovo visto per tre anni - offredogli il via libera per il primo Slam del 2023 - si è totalmente immerso in queste Finals torinesi dalle quali vuole ottenere un sesto sigillo. Sei, vale la pena ricordarlo, erano tra l’altro stati anche i trionfi conquistati al «Masters» dal nostro Roger Federer. Insomma, un primato da eguagliare. In una stagione troncata a causa del suo rifiuto di vaccinarsi contro la COVID-19, il serbo insegue un secondo grande successo dopo quello conquistato a Wimbledon in estate. A 35 anni giocherà la sua seconda semifinale nel torneo che raggruppa i migliori otto di fine stagione in quindici partecipazioni. Come diceva il compianto Gianni Clerici, il Masters ha dei pregi, ma anche un grosso difetto: consente di conquistare il successo anche a chi perde una partita nei «round-robin».
Due regali ad Alcaraz
Non sappiamo se sarà il caso di questa edizione che finora è stata caratterizzata dall’eccellenza di Djokovic. L’ex numero 1 dovrà peraltro ancora vedersela con il russo Daniil Medvedev (vincitore nel 2020) nel terzo incontro del gruppo rosso. Al di là di quello che succederà nei prossimi giorni, c’è un terzo elemento che è già accertato. Carlos Alcaraz, assente alle ATP Finals per un infortunio, resterà il numero 1 del ranking mondiale. Un regalo che gli è arrivato dopo sconfitta iniziale subita da Tsitsipas (ad opera di Novak) e dall’eliminazione di Nadal dal torneo.