Basta con questi rigori!

La finale del mondiale in Qatar, la finale dell’Europeo
di tre anni fa, la nostra vittoria contro la Francia negli ottavi di finale e
la sconfitta contro la Spagna, sempre nella passata rassegna continentale, Francia-Portogallo
dell’altra sera e tre partite su quattro dei quarti di finale della Copa America
(ieri sera il Brasile è stato eliminato dall’Uruguay). Senza contare, ovviamente, Svizzera-Inghilterra di poche ore fa.
Si potrebbe tornare indietro alla finale del Mondiale del 1994 o del 2006, ma
credo che bastino questi esempi.
Cos’hanno in comune tutte queste gare? Sono tutte terminate ai calci di rigore.
Decise dagli undici metri insomma, dopo 120 minuti di partita.
La tendenza, spiace dirlo, è ormai questa: si arriva spesso a questa soluzione.
Che per qualcuno potrà anche essere emozionante, per carità, ma che priva la
partita del vero episodio decisivo, dell’eroe da incoronare. A meno di qualche
sporadica prodezza del portiere.
Vincere su rigore è bello, per carità, ma non ha nulla a che vedere con la
vittoria durante la partita. Quando è un’azione, una prodezza di un attaccante
o un errore di un difensore, a decidere la sfida.
Sono immagini che restano nella mente per una vita, che non si cancellano più.
I rigori invece, a parte l'errore di qualche campione,
si dimenticano. Entrano nel tritacarne di una serie che può anche essere lunga ed
estenuante, emozioni che vengono diluite come in una partita di basket.
La sensazione è che arrivare ai rigori sia comodo un po' per tutti, a meno che sulla
carta, tra le due squadre, ci sia una bella differenza. In quel caso, i più
forti spingeranno fino alla fine per vincere.
Altrimenti no. Si gioca soprattutto per non perdere, senza rischiare oltre il
lecito.
In fondo, perdere ai rigori non è veramente perdere. Si esce sempre a testa
alta, si è vittime della “lotteria” dei rigori.
Vincere invece, chissà perché, vale molto. Si è felici lo stesso. Si va avanti,
si continua il torneo o si alza il trofeo.
Il rigore come una soluzione di comodo, verrebbe da dire.
Si può fare qualcosa per evitare questa tendenza che sembra diventata ormai una consuetudine?
Si era provato con il golden goal, presto accantonato. Altre idee, almeno per
il momento, non ce ne sono.
Presto o tardi, anche su questo argomento, qualcuno dovrà chinarsi.
(Foto Keystone)