Bellinzona, una giornata storta in tutti i sensi

Tifosissimo granata da sempre. Da quando? Beh, Leandro
Rossini è ricordato negli annali dell’ACB per tante belle cose. E per
un’impresa che scatenò all’epoca uno scoppiettante finimondo in città. Da ex
portiere (talmente bravo da obbligare Antonio Permunian a trasferirsi sul lago
dei 4 Cantoni, dove Tonio divenne ancora più grande guadagnandosi la stima e la
fiducia di Karl Rappan), Rossini è rimasto molto deluso della prestazione dei
granata (in completa tenuta celeste come a Thun) contro lo Stade Losanna. “Abbiamo
segnato solo un gol e di nuovo su calcio di rigore!” – esclama a fine partita. Non
è sola la sua ‘voce’ al Comunale. Crescente il disappunto del pubblico, che si aspettava un altro tipo di prestazione e forse si attende qualcosa di nuovo dal mercato (anche sabato la panchina era piuttosto scarna).
Pubblico (media
compresi) cui l’ACB riserva scarsa attenzione: non c’è traccia nemmeno di un
foglietto con le formazioni e il nome dell’arbitro (finalmente annunciato dallo
speaker), abbonati che si vedono occupati i loro posti riservati da altre
persone (peraltro in possesso di regolare biglietto). Disorganizzazione totale:
posti stampa occupati, more solito, da gente senza ‘penna’ e taccuini (o PC
visto che i tempi sono comunque cambiati). Poteva andare bene in Prima Lega, ma
non più nell’élite (di cui è parte integrante la Challenge League). Per non
dire di una fila di seggiole riservate a persone del comitato (ma per avere il
‘pass’ bisogna andare in città, deve essere una grande seccatura per l’addetto
responsabile metterselo al collo in sede e toglierselo allo stadio. O troppo
oneroso spedirlo per posta visto che il francobollo è aumentato di 10
centesimi…). Inoltre: a quando le poltroncine al centro della tribuna per i
dirigenti che occupano le sedie dei giornalisti? Tutte cose già enunciate e
denunciate da un collega. Ma torniamo a Rossini, ai calci di rigore, a quasi 60
anni fa… Incredibile vedere il numero 1 dei tempi che furono (incandescenti!)
appassionarsi ancora così intensamente alle vicende del nuovissimo Bellinzona.
Il suo era quello dei Bionda, Rebozzi, Paglia, Tagli, Castelli, Genazzi, Guidotti,
Nembrini, Ruggeri, dell’allenatore Augusto Sartori (il ‘maestro’, già raffinata
ala destra da giocatore), del presidente Tazio Tatti.
Ma la partita di quel 14
giugno 1964 a Carouge contro l’Etoile con il capitano a parare due volte di
seguito un calcio di rigore, accordato ai ginevrini a un minuto dalla fine,
continua a fare storia anche in cielo… Molti di quei protagonisti, dentro e
fuori il campo, non ci sono più, purtroppo. Il quotidiano locale ‘Il Dovere’
etichettò la sfida che valse ai granata la promozione in ‘A’ in stile
cinematografico: “90 minuti di suspense come in un giallo di Hitchcock!”.
Altri
tempi, altro entusiasmo (sabato la tribuna era mezza vuota, probabilmente
perché impraticabile ai più per il sole accecante, non c’era il dépliant per ripararsi
gli occhi…), diverso anche il modo di sostenere la squadra (tamburi fracassoni). Insomma, niente o poco di positivo. Tant’è
che il buon Leandro (86 anni in splendide condizioni!), già a difesa della
porta nella finale di Coppa del 1962 con il Losanna, spende parole di elogio solo
per lo Stade: “Non hanno fatto (i granata, ndr) un tiro in gol, loro sono
veramente una bella squadra: superiori fisicamente e molto più dinamici, specialmente
a centrocampo”. E diventa critico nei confronti dell’ACB: “Pretendono di fare
una squadra di professionisti, ma non ci siamo”.
Uno zuccherino ci sta comunque
dopo le due belle gare iniziali, nemmeno quello? “Sì, è vero, oggi deve essere stata una giornata
storta”. Resta però una legittima insoddisfazione per questo inatteso flop:
“Sono molto, molto deluso. Pensavo di vedere qualcosa di più e di meglio. Hanno
vinto i migliori, noi abbiamo dimostrato i nostri limiti” – chiosa mentre i
giocatori riguadagnano gli spogliatoi nel silenzio più assoluto, anche loro
delusi e profondamente mortificati per la batosta incassata.