Calcio

C'era una volta la difesa e il contropiede

Ora si pretende lo spettacolo e tutti giocano nella stessa maniera, forse
Aristide Lorenzi
09.05.2024 06:05

Difesa e contropiede è un binomio che indigna, quasi repelle. Il calcio spettacolare esige altro. Quello moderno vuole la costruzione dal basso; la difesa alta; il possesso palla; il pressing, quasi, asfissiante. Le parole sono importanti e indicano la tendenza, per cui di contropiede non si può proprio parlare, una simile azione ora è definita come “ripartenza”. I contropiedisti non sono considerati degli eretici, ma sono ritenuti fuori dal tempo, sono  un retaggio superato. Eppure. Si prendano le semifinali di Champions, la manifestazione per eccellenza. Il Real a Monaco si è difeso. Ancelotti è stato accusato, velatamente e diplomaticamente, di aver snaturato lo stile degli spagnoli. Insomma: ha giocato all'italiana. Il Borussia a Parigi ha fatto lo stesso, nel secondo tempo si è rintanato per proteggere la sua area, negli ultimi minuti i gialli erano quasi tutti dietro al pallone. Il Bayern stava quasi eliminando il Real, nella seconda frazione si è difeso, il gol è arrivato in contropiede e con un'azione personale. Eppure gli allenatori più esaltati sono i visionari, gli avanguardisti. Ma a che tipo di calcio si assiste? Le squadre si somigliano nello sviluppo tattico, i calciatori sono dei magnifici atleti, la fa da padrone la vigoria fisica. L'idea è quella di controllare spasmodicamente il campo che è troppo grande; l'illusione è quella di dominare la partita; l'ambizione è quella di schiacciare l'avversario. Non solo. Il gesto individuale del calciatore non è consentito. Conta lo schema, la giocata deve essere eseguita rispettando precisi dettami. Il dribbling è scomparso. La fantasia è abolita. Monitor in panchina che funzionano ininterrottamente. Si analizzano una marea di statistiche. I calciatori che entrano sono indottrinati, sono costretti a leggere una pletora di brogliacci. Ancelotti, mica uno qualunque, non ha dubbi: “Ci sono due tipi di allenatori. Quelli che non fanno nulla e quelli che invece fanno danni. Io spero di far parte della prima categoria”. Il calcio è imprevedibile, è deve essere vario, questo lo rende bello.

(Foto Keystone)