Como, che scoppola
C'è una celebre canzone del cantautore locale Davide Van de Sfroos, peraltro ben conosciuto anche oltre confine, intitolata "Ul mustru": e visto che si è giocato nella notte di Halloween, viene fin troppo facile fare il confronto tra gli spiritelli e la Lazio di Baroni, che ha maramaldeggiato al Sinigaglia, in una partita che ha visto un passivo forse troppo pesante a carico dei lariani. 5 reti in casa il Como non le incassava da parecchio (gli archivi parlano di una sconfitta con punteggio analogo contro l'Inter e di uno 0-5 contro il Milan nel 1958) ed è stato veramente un brusco risveglio per il popolo del Sinigaglia, abituato sinora ad altre prestazioni, oltre che a risultati positivi.
A fine gara, grande soddisfazione per l'allenatore ospite Marco Baroni, che ha dichiarato di aver visto in campo una squadra che ha fatto tutto bene, giocando con grande personalità, contro una compagine che sinora aveva offerto prestazioni di rilievo. Ma secondo il tecnico questa gara non è un segnale per il campionato, ma al gruppo, formato da giocatori di qualità che devono però trovare, in alcuni casi, la loro giusta dimensione, soprattutto a livello di autostima.
La chiave dell'incontro è stato il possesso del centrocampo, saldamente in mano laziale, dove le assenze dei lariani Sergi Roberto e Perrone si sono fatte sentire. Per Cesc Fabregas si è fatto un passo indietro a livello di personalità: a molti è mancata, secondo il tecnico, la giusta grinta contro una squadra da lui definita la più forte incontrata sinora. E proprio per questo motivo, una volta riaperto l'incontro, non si può concedere una rete su palla ferma, o fallire occasioni facili, a tu per tu col portiere avversario. La sfida, ora, sarà fare ritrovare fiducia alla squadra.
(Cesc Fabregas, nella foto Keystone)