Crus, la vita inizia a 40 anni

Domenica taglierà
il traguardo delle 40 primavere: per un ariete, nato in aprile, l'espressione calza
a pennello.
Mattia Croci-Torti, volendo un po’ scherzare, diventerà un uomo. In tanti hanno
scritto libri asserendo che la vita inizia a 40 anni: l’impressione è che per
il Crus sia un po’ così.
Oggi, sul Cdt a firma Massimo Solari, il tecnico del Lugano si racconta,
mettendosi a nudo, togliendosi per un attimo la tuta.
Il turbinìo di emozioni che lo stanno travolgendo da settembre, gli ha fatto
perdere di vista il tanto atteso traguardo, che solitamente, come ha confidato,
era abituato a festeggiare in pompa magna con gli amici.
Domenica invece il Crus siederà in panchina a Cornaredo, per un’altra partita
di una stagione che forse nemmeno nei sogni più belli pensava di poter vivere.
Già i sogni: ne fa tanti, alcuni forse premonitori, come quello di battere il
Lucerna nella semifinale di Coppa. Tra una decina di giorni sapremo se sarà
stato un sogno o… un incubo.
Per arrivare dov’è adesso, il Crus si è “sbattuto” parecchio. A lungo in
silenzio, dietro le quinte, a lavorare sodo, a rattoppare le falle nei vari
spogliatoi, sempre con grande senso di appartenenza.
Ha ringraziato chi gli ha dato una possibilità nella vita, come Degennaro (il
primo a credere in lui), Manna o Renzetti. E aggiungiamo noi, anche la nuova dirigenza.
Non era la prima scelta? È probabile, ma nella vita conta poco.
Ha sconfitto lo scetticismo generale e ora si merita di vivere questo momento.
Che si spera possa essere il più lungo possibile.
Confida di non essere mai stato un arrivista, cosciente dei propri limiti. Otto
anni di studi per ottenere a giugno il patentino e tanta passione in quello che
fa. La sua ricetta è tutta lì. A discapito anche di qualche momento perso in
famiglia, con le tre adorate figlie.
Ma la vita dell’allenatore è anche questa: fatta di sacrifici e rinunce.
In questo momento è il miglior tecnico svizzero di Super League. Sono i numeri
a dirlo e lui non si nasconde. Accetta il ruolo, capisce che una volta sulla
giostra bisogna girare e possibilmente divertirsi. Sempre tenendosi forte, perché
è facile cadere. E magari farsi male.
Qualche settimana fa confidò di essere cambiato, di essere più freddo, meno
emotivo in panchina.
Qualcuno pensò che fosse già stufo o demotivato. Non era (ovviamente) così.
Aveva semplicemente capito che per diventare un grande allenatore bisogna
lavorare sui dettagli. Dallo stare in piedi davanti alla panchina o seduti in
conferenza stampa.
Di un allenatore oggi si ascolta e si osserva tutto. E poi si giudica. Il Crus
lo sa, non è certo uno sprovveduto.
Così, dettaglio dopo dettaglio, cresce. Diventa sempre più allenatore.
Ci vorranno anni prima di raggiungere la piena maturità, chi è più vecchio si
ricorda cosa voleva dire avere quarant’anni. Magari ce lo confiderà tra 10
anni, nella festa per il mezzo secolo, quando riderà di questi giorni e di
questa prima indimenticabile esperienza.
Adesso però lasciamolo in pace, che devi uscire per la sua passeggiata
giornaliera. Venti minuti in piena solitudine, senza telefono, staccato dal
mondo, dagli impegni e dalle tensioni.
Cammina Crus, cammina.
(foto Putzu)