Favola dell’asino e della volpe

Va bene fare l’asino e sbuffare e tirare, ma Pinot si è
sversato non poco sulla salita verso Montana Crans. Pinot è un tipo in balia
delle emozioni e probabilmente deve sempre essere al corrente di quel che sta
facendo, esattamente come gli asini, anche quelli della sua fattoria. Il Giro
d’Italia è una lagna, si sa, e la tappa di ieri, aiuto, è precipitata a una
cosetta di settanta chilometri per via del maltempo, tutta in Svizzera, forse
per non farsi vedere. Tappa sprint, la chiamano, ma di sprint zero, i caporioni
di classifica in processione come a Gannariente. Tappa spritz, forse.
Per fortuna, davanti c’è un gruppetto di allegroni che si riduce a tre nel
finale: Pinot, appunto, Rubio e Cepeda. Dato che dietro se ne fottono,
preoccupati di non cadere in salita, i tre non si danno più cambi. Pinot si
sente asino di fronte all’ignavia volpesca del succhiatore di ruote Cepeda e
allora cominciano i battibecchi. A un certo punto fanno una specie di surplace,
forse un’assemblea, e così rientra Rubio, che si staccava a ogni scatto,
piegato in due come una pizza.
Oh, vanno avanti così ben oltre la fiamma rossa e poi Cepeda, con una tola da
avanspettacolo, parte da solo. Pinot chiude il buco tirandosi dietro il terzo
incomodo e silente. Così, ecco, mentre l’asino e la volpe consumano il
vocabolario, Rubio il biondo, in stile Eastwood, si sgancia e vince e va a bere
il bianchino.
Dopo, Pinot e Cepeda a piangere come vitelli, valli a capire asini e volpi.