"Felice per lo Zurigo, dove ho passato gli anni più belli"

È normale
che Renzo si entusiasmi parlando del suo soggiorno a Zurigo. Ma, ad anni di
distanza, con il sincero rammarico di non averlo prolungato sino alla chiusura
di carriera: “Ho sbagliato, tornando indietro non avrei preso questa
decisione”.
Forte di una
consolidata esperienza calcistica (10 anni con l’AC Bellinzona) nella squadra
della Limmat aveva dato un apporto di alta qualità. Non a caso il
presidentissimo Edy Nägeli lo aveva accolto a braccia aperte e i media ne
avevano esaltato la sua autorità nel ruolo di libero davanti alla ‘leggenda’
Karl Grob: “Con l’arrivo del giocatore ticinese la squadra ha ora una difesa
imperforabile” – scriveva il Blick. Al suo rientro in Ticino un giornalista,
che lo aveva definito un “libero scientifico”, scrisse: “Purtroppo lo Zurigo
deve registrare quest’anno (1976) la partenza di Renzo Bionda (Chiasso) e di
Daniel Jeandupeux (Bordeaux). Una grave perdita, tanto più che Köbi Kuhn e
Rosario Martinelli hanno un anno in più e René Botteron ha offerte dall’estero:
c’è bisogno di rinforzi importanti!”.
“Mi è
dispiaciuto tantissimo mollare ma è successo che uno dei miei figli, Massimo,
stava per iniziare la scuola elementare. In più quell’anno mi ero ancora visto
garantire il mio posto di lavoro a Bellinzona”.
Qualcosa non
è però andato come credeva: “In effetti il Lugano mi aveva fatto la corte,
c’erano stati seri contatti con Camillo Ferrari (l’allora presidente che pure
ha dato moltissimo ai bianconeri, è doveroso ricordarlo, ndr). Il fatto è che da
libero giocava Fredy Gröbli e così la trattativa sfumò”.
Per fortuna
nella città di confine Ernesto Parli gli aveva fatto suonare campane
ottimistiche: “Ho un bel ricordo anche di quel periodo, anzi magnifico: in
rossoblù giocai con Altafini, Prosperi, Cappellini, Michaelsen, felice di
ritrovare anche l’amico Rosario…”.
Il discorso
torna a questo punto allo Zurigo, non tanto alle notti trionfali (di campionato
e coppa) quanto ai suoi compagni di squadra scomparsi: “Lo scorso dicembre è
venuto a mancare anche Hilmar Zigerlig. Ormai la vita è fatta così, oltre a
Rosario non ci sono più neanche Karli, Köbi, Fritz e Timo: eravamo una gran
bella squadra!”.
Di
Konietzka, giocatore-allenatore che cosa ti piace ricordare?
“Timo era
tutto casa e pallone. Viveva davvero per il calcio, quando passavo da Rorschach
mi fermavo a salutarlo al ristorante della sua compagna".
E di Edy
Nägeli?
"Vivevo in
casa sua a Höngg! Eravamo praticamente in famiglia, i miei figli giocavano con
una sua nipotina. Per loro era il ‘Grosspapi’, persino Massimo e Simone lo
chiamavano nonno… io gli tagliavo l’erba del giardino con la falce... (ride,
ndr)".
Anche da
presidente Nägeli era una persona eccezionale, la sua immagine inconfondibile:
cappello di feltro, occhiali, il tradizionale sigaro tra le labbra. Era solito
accogliere i giornalisti con un sorriso al ‘Tabakfass’ o al “Café Naegeli” alla
Stauffacherplatz.
“Era un
presidente-manager, abile e anche furbo. Se lo Zurigo aveva molto più
pubblico del Grasshopper è perché al Letzigrund i ragazzi sino ai 14 anni, per
sua iniziativa, entravano gratis di modo che ne diventavano suoi tifosi:”.
Veniamo al
presente, la squadra allenata dal tedesco André Breitenreiter sta volando, a 13
anni dall’ultima conquista, verso il titolo:
“Finalmente
al Letzigrund è arrivato un allenatore che capisce qualcosa di calcio.
Breitenreiter è riuscito a formare un’ottima squadra pur senza grandi
giocatori. Marchesano è un discorso a parte, ogni anno che passa Antonio fa
vedere che ha i piedi sempre più buoni: va pure regolarmente in gol. È un
‘gioiello’ che Ancillo Canepa si tiene ben stretto, non a caso gli ha rinnovato
il contratto per altri tre anni”.
A proposito
di presidenti Bionda mette sul piedistallo Angelo Renzetti: “Indiscutibilmente
un grande competente di calcio e non solo perché ha giocato”.
A Bellinzona la
memoria si apre sui big danesi dei bei tempi passati: “Con Herluf Bang ho
giocato da ultimo a Chiasso, Jörn Sörensen non lo vedo più da qualche tempo,
c’è stata di mezzo anche la pandemia, so che suo nipote Aris è un talento, mi
fa piacere che giochi con i rossoblù”.
Con Renzo abbiamo
parlato di diverse altre cose, dalle sue presenze in fine di carriera nel
calcio regionale alla Scuola calcio del Preonzo di cui è tuttora responsabile. Chiaramente
nella nostra lunga e piacevole chiacchierata si è soffermato a più riprese sul
“suo” Zurigo: “È bello sapere e vedere che si ricordano di te, vuole dire che
c’è continuità. Tanto per dirne una Konrad Kyburz, titolare con il fratello di
una tipografia, invia spesso a noi ex giocatori delle foto. Poi in città c’è il
‘FCZ Museum’ che vale per davvero la pena visitare: ci sono anche quattro libri
con ritagli di giornali accuratamente messi da parte da mia moglie e fotografie:
il tutto confezionato in quattro libri che mi sono stati regalati quando ho
compiuto i 70 anni. Sono cose che restano”!
Detto tra
noi, Renzo sarà ben felice di ritrovare a maggio il ‘suo’ Zurigo campione
svizzero…