Calcio

Haaland ha cambiato il calcio

Sul sito rivistaundici.com un bellissimo ritratto del giocatore (forse) più forte del mondo
Red.
24.07.2023 08:01

Chissà cosa deve aver pensato Pep Guardiola la prima volta che ha visto Erling Haaland allenarsi con il City, a cosa si sarà paragonato una volta acquisita la consapevolezza di aver aggiunto il pezzo letale a un macchina già mortale. Se lo chiede sul sito rivistaundici.com il giornalista Francesco Gerardi, che analizza l'avvento del norvegese nel calcio mondiale.
Gerardi continua: "Sono certo che a Guardiola non saranno sfuggite le implicazioni, da uomo pensoso quale è: cosa resterà del calcio dopo il Manchester City con Erling Haaland come centravanti"? Viviamo la fine di un’epoca in cui due fenomeni come Messi e Ronaldo hanno cambiato il nostro modo di misurare le quantità del calcio: se segna meno di trenta gol in una stagione, ormai, un attaccante è quasi costretto alle pubbliche scuse. È il fardello del progresso, il peso dell’eredità. La cosa più inquietante di Haaland è stata la sua capacità di portare questo fardello senza fatica".

Le premesse c’erano tutte, come scrive ancora Gerardi: "Haaland sta costruendo il suo mito dall’età di nove anni. Quando, come ha raccontato lui stesso, al primo tocco del pallone della sua vita corrispose anche il primo gol della sua carriera. All’epoca non era nemmeno un attaccante: giocava largo sulla fascia perché «ero molto veloce», ha spiegato in un’intervista a GQ di qualche tempo fa, con la faccia di uno che finge di non ricordarsi di aver quasi battuto il record di velocità sui sessanta metri in una gara di Champions League contro il PSG. Le aspettative, dicevamo. Quando questa estate Haaland è arrivato al City, tutti più o meno sapevano cosa sarebbe successo. Ma, appunto, la grandezza di un giocatore si misura con le aspettative nei suoi confronti e vedere Haaland prima rispettare esattamente e poi superare ampiamente quelle aspettative è stato sconvolgente. “Watching Erling Haaland, Manchester City’s Destroyer of Worlds”, si intitolava un bellissimo pezzo del New Yorker dello scorso aprile".

Interessante andare a rispolverare i soprannomi usati in questi ultimi tempi per definirlo. All’inizio, erano i predatori alfa del Regno animale: l’orso e il lupo. Poi, le bestie mitologiche come lo Yeti. Poi, le creature del folklore norreno: il troll. Ora si usano le macchine: il cyborg o, come ha detto Haaland di se stesso, Terminator.

Gerardi traccia questo profilo del giocatore:"È un mix tra il fiuto di Pippo Inzaghi, la stazza di Bobo Vieri, l’equilibrio di David Trezeguet, la potenza del primissimo Radamel Falcao, la velocità di Ryan Giggs all’inizio del Manchester United di Sir Alex Ferguson. Tutto tenuto assieme, parti saldate le une alle altre da un’elettricità galvanica che sembra attraversare tutto il suo corpo in tutti i momenti. D’altronde viviamo l’epoca dell’ascesa delle macchine, delle intelligenze artificiali che forse, chissà, magari, salveranno il mondo oppure lo distruggeranno. Così come Haaland – e il Manchester City – potrebbero salvare il calcio oppure distruggerlo".  

A 23 anni compiuti oggi, Haaland è già il centravanti più forte della sua generazione. Ma forse sarebbe più corretto dire che è il primo centravanti della sua generazione, colui che ha restituito centralità a un ruolo per quindici anni condannato all’obsolescenza, l’attaccante che riavvolge il nastro del tempo e riporta il calcio all’epoca in cui i gol li segnava, anche e soprattutto, un energumeno con il numero 9 sulle spalle. E la sorte, beffarda, ha voluto che la guida in questo “ritorno al passato” fosse Pep Guardiola.  

Parole, quelle di Gerardi, che fanno riflettere e in un certo senso... sorridere. Già, il calcio a volte può essere strano e imprevedibile.