I meriti di Yakin e di un gruppo in costante crescita

La partita quasi perfetta, nel senso che si potevano fare
anche sei o sette gol. La serata perfetta, senza se e senza ma.
Si va al Mondiale, con l’Italia campione d’Europa che resta dietro. E dovrà
andare agli spareggi. Pericolosissimi.
È la vittoria della Nazionale e soprattutto di Murat Yakin.
Arrivato in corso d’opera, entrato in punta di piedi, si è esaltato nelle difficoltà.
Doveva sostituire Petkovic, forse non il migliore ma indubbiamente l’allenatore
più vincente nella storia della nostra Nazionale. Non era assolutamente facile.
Con astuzia e intelligenza e con una serena gestione del gruppo, ha conquistato
tutti.
Rilassando un ambiente che forse dopo sette anni aveva bisogno di un
cambiamento. Com’è giusto che sia nel frenetico mondo del calcio.
Inizia la sua avventura seguendo la strada maestra, quella disegnata da Vlado,
senza apportare grossi cambiamenti. In fondo anche quella del vecchio coach era
una squadra che vinceva e che era reduce da uno storico quarto di finale all’Europeo.
Giusto ricordarlo, per non sputare nel piatto in cui si è mangiato.
Mentre la Svizzera inizia a fare i conti con pesanti infortuni, l’Italia stenta,
in maniera quasi sorprendente. Non è più la squadra brillante e affamata di
qualche mese fa, lo hanno capito tutti. Vengono fuori i limiti di un gruppo non
certo zeppo di campioni.
Yakin, che oltre a essere molto bravo è anche un pizzico fortunato, il che non
guasta, ha poca scelta. Bisogna dare spazio alle seconde linee, a quei giovani
che scalpitano e che aspettano l’occasione buona.
Lì Murat compie il suo capolavoro: non si lamenta mai, sparge fiducia a piene
mani e viene ripagato da due grandi partite. Contro l’Italia e ieri sera contro
la Bulgaria, che a dire la verità è sembrata poca roba. Giusto dirlo, per
onestà di cronaca.
L’Italia, ormai in preda a una crisi di nervi e con in testa ancora il rigore
fallito da Jorginho, rimane pietrificata nella fredda Belfast. Anche gli
irlandesi non sono fenomeni, ma in casa fanno paura e in queste qualificazioni
non hanno subito nemmeno un gol.
Mancini, di solito moderato nelle parole, a fine partita prova a scuotere l’ambiente
italico: “Ci qualificheremo a marzo e magari vinceremo anche il Mondiale”. Esempio
di quando la disperazione ti spinge un po’ troppo in là, quando ti rendi conto
che devi scuotere l’ambiente. Chissà se basterà.
Yakin è felice ma rilassato anche nella vittoria: controlla l’adrenalina, ha parole
al miele per tutti. Non finisce più di ringraziare; giocatori, staff, pubblico
e dirigenza. Grazie a tutti.
Grazie a te caro Murat. Chissà cosa ci facevi in serie B (scusate Challenge
League) allo Sciaffusa. I misteri del calcio.