I tempi d'oro del nostro Giro

“Erano in dodicimila al Velodromo di Oerlikon a salutare il vecchio caro Giro della Svizzera” – scriveva Tiziano Colotti inviato speciale de ‘Lo Sport ticinese’. Si trattava dell’edizione vinta da Koblet davanti a Stan Ockers, Carlo Clerici, Ferdy Kübler e Jan Brankart. Che cast! Correva l’anno 1955, di Hugo abbiamo già parlato in precedenti occasioni (in particolare del suo vittorioso Tour del 51 con il tresiano Giovanni Rossi maglia gialla nella prima tappa) ma è inevitabile ritornarci in pieno Giro della Svizzera, fresco di una giornata ‘tutta ticinese’. Il caro Tiziano (1929-2010), radio telecronista, apprezzato collaboratore anche de ‘L’Eco dello Sport’, riferiva che “la folla che si rosolava al sole era rimasta un po’ delusa perché si attendeva nell’ultima tappa contro il tempo una vittoria di Hugo”. A vincere fu invece il belga Plankart. Colotti aveva intervistato Koblet chiedendogli quale fosse stato l’avversario più pericoloso (Ockers) e su quali giovani il nostro ciclismo poteva puntare. Gli rispose Clerici e… Kübler! “Sicuramente Hugo non scherzava, Ferdy nonostante i suoi 36 anni ha dimostrato di essere irriducibile per volontà di battaglia e per i suoi formidabili recuperi in discesa”. Ma chi dei due godeva maggiore popolarità? “Per misurare l’intensità degli applausi occorrerebbe una bilancia da farmacisti!”.
All’entusiasmo di un giovane Colotti si erano contrapposte, in prima pagina, le note critiche di un ‘veterano’ del giornalismo sportivo: Alberto Barberis.
“Non è sicuramente stato un gran Giro della Svizzera. Siamo schietti, le edizioni passate ci avevano abituati meglio. Forse non come blasone di corridori ma come popolaresco entusiasmo di lotta, di battaglia sportiva. Quello di cui stiamo discutendo è stato un giro ‘blasé’, praticamente con tappe tutte risoltesi in volata. Troppe, i distacchi nell’ultima sono dovuti alla formula a cronometro. Dunque solo in una, la Lucerna-Zurigo, si è combattuto gagliardamente sino alla fine”.
Sui ticinesi in gara: “Remo Pianezzi un po’ tardo e anche un po’ svogliato inizialmente, ha tirato fuori le unghie nelle ultime tappe (15° posto finale); Fausto Lurati (27°), mal sostenuto e per di più sacrificato a uno Schär fermo; Emilio Croci Torti (35°) ha dimostrato coraggio e… fiato, ben si merita la promozione al Tour” (nessuna citazione per il nostro Carlo, ah già era il ticinese di Altdorf...). ‘Albar’ non aveva risparmiato neanche gli stranieri: “Non era Ockers (secondo a 6’22”), ormai invecchiato e sulla difensiva, che poteva inquietare Koblet”. La quinta tappa aveva portato i girini da Sion a Locarno dove sul lungolago una folla strabocchevole aveva vissuto il trionfo di Ferdy Kübler.
Un breve excursus sul calcio. A Ginevra la nazionale rossocrociata si era beccata tre reti dalla Spagna. In porta giocava Antonio Permunian, in difesa un altro granata, Fausto Robustelli; in mediana Gilbert Rey, Losanna e poi Bellinzona, Hannes Schmidhauser militava nel Grasshopper. Rinaldo Giambonini diede grande risalto a Permunian: “Impegnatissimo dal primo all’ultimo minuto, quanti applausi in suo onore, il portiere del Bellinzona ha dovuto vedersela con l’indiavolato Kubala – numero 1 in campo – esibendosi in alcuni interventi stupendi”. Una settimana dopo a Belgrado contro la Jugoslavia (0-0), Svizzera con i rossoblù Chiesa e Riva IV, confermati Permunian e Schmidhauser.
Il Locarno, battuto dal Berna 2-1 (gol di Rossetti) dava l’addio alla divisione nazionale B. Fritz Lobenstein aveva commentato così la caduta in prima divisione dei bianchi: “Scompare dopo 27 anni di appartenenza alle due massime categorie la gloriosa compagine locarnese che specie nel torneo di coppa diede molte soddisfazioni e lustro al calcio ticinese. Tuttavia era da cinque anni che la barca bianca faceva acqua: troppi gli allenatori cambiati, 8, troppi i giocatori impiegati. Quest’anno se ne sono alternati 31!”.
Nella foto KEYSTONE/PHOTOPRESS ARCHIVE/Ernst Baumann, Hugo Koblet, in macchina con la madre Helen, viene accolto dalla folla a Zurigo, in Svizzera, nel giugno 1950, dopo aver vinto il Giro d'Italia.