Calcio

Il cuore rossoblù batterà sempre

Gigi Tirapelle è desolato per quanto accaduto alla società, ai giocatori e ai tifosi
Enrico Lafranchi
31.01.2023 10:01

Tre giorni dopo la sentenza di condanna abbiamo sentito Gigi Tirapelle. L’"inferno" al Riva IV aveva messo i piedi già da un po’ di tempo, negli ultimi giorni sembrava però si potesse evitare di andarci. Staff e giocatori a un “miracolo” ci hanno creduto sino alla vigilia, convinti che avrebbe vinto il cuore. Non è andata così, purtroppo quella che era sembrata una Via Crucis senza fine venerdì mattina è giunta al capitolo finale. Il Chiasso domenica 19 febbraio non andrà a cercare punti in casa del Bienne (che ne ha estremo bisogno), non giocherà nemmeno davanti ai suoi fedelissimi 200 una settimana dopo (sabato 25) con il neo-promosso Baden. Tutte le partite che figurano tutt’oggi ancora in calendario sono cancellate. La società è fallita, le spiegazioni le lasciamo ai diretti interessati. Non sono bastati l’orgoglio, la forza (il Chiasso era lanciato verso un possibile rientro in ChL), questa volta nemmeno il cuore di una squadra che, non trascuriamolo, è sempre stata un po’ dimenticata anche nel solatio Ticino. Lontana dai tempi magnifici di presidenti come Luciano Pagani, Bruno Bernasconi ed Ernesto Parli, tanto per non fare nomi ma sempre gagliarda, pronta a stringere i denti, a vincere tante battaglie e anche a stupire. Una squadra che non ha mai mollato anche in tempi difficili come questi. Giovedì giocatori e allenatori erano ancora a sgambettare sull’erbetta, lo spirito era quello di chi voleva giocare una partita. Una partita di Promotion League che non ci sarà più perché è stato perso un treno importante. Un treno che dalla città di confine per un bel po’ non passerà più.

Gigi, qual è il tuo stato d’animo?
“Sono dispiaciuto, soprattutto per i ragazzi. Ma anche per i tifosi. Sono stati cancellati in modo poco onorevole 117 anni di storia. Sul piano sportivo stavamo facendo bene: fa male, molto male. La gente era molto attaccata alla squadra, è stato un duro colpo per tutti”.

Non possiamo più dire che la speranza è l’ultima a morire: 
“Purtroppo sì ma una speranza c’è sempre. Quella che il pubblico rossoblù possa fare rinascere il FC Chiasso e riportarlo dove era fino a giovedì. Sarei felice di potergli dare una mano anche io”.

Una situazione angosciante che si trascinava ormai da un po’ di tempo: 
“Da questa stagione, l’avevamo capito tutti. La speranza, come ha detto bene il sindaco Arrigoni, è quella che si possa ripartire in piena libertà (a tutti i livelli, ndr) con l’aiuto, se possibile, di persone del posto”.

Quando hai parlato per l’ultima volta con i giocatori? 
“Giovedì abbiamo svolto quello che in pratica è poi stato l’ultimo allenamento. I ragazzi si sono dimostrati ancora una volta molto professionali. Erano attaccati a un filo di speranza, era manifesta una diffusa preoccupazione. Una situazione del tutto comprensibile, lo scoramento sui loro volti era evidente”.

Avete il grosso merito di non avere mai mollato sul campo: 
“Neanche un attimo! Da questo punto di vista devo ringraziare i giocatori. Non si sono mai rassegnati, hanno sempre dato il massimo onorando una maglia che erano fieri di indossare”.

È stato detto, e anche scritto, che c’era da aspettarsela una fine così amara. Annunciata ma per certi versi sorprendente, o no? 
“In effetti con quella che sarebbe dovuta diventare a tutti gli effetti la nuova proprietà i colloqui a livello di staff e giocatori sono stati positivi e molto corretti. Ci è sembrata una cosa seria, ma è andata come è andata”.

Quale scenario potrebbe ora presentarsi a te e ai giocatori? 
“Rimaniamo in attesa che ci sia magari la possibilità, prima o poi, di rientrare e tornare ad allenarci (da qualche altra parte, ndr). Il calcio è anche questo, io ci sono un po’ abituato (vedi fallimento del Locarno, ndr). Posso solo affermare che come staff siamo usciti a testa alta, abbiamo fatto sino alla fine il nostro dovere cercando di dare tutto quello che potevamo dare alla squadra e ai tifosi. Non abbiamo nulla da rimproverarci”.

La tua empatia per i colori rossoblù non verrà mai meno: 
“Puoi ben dirlo! Il Chiasso è sempre stata la “mia” squadra (già prima che Gigi ne diventasse il bomber numero 1, ndr), mi auguro che i nuovi dirigenti riescano a ripagare i tifosi del loro affetto creando un ambiente in cui tutti i chiassesi possano ritrovarsi e identificarsi. Sarei felice anch’io di dargli una mano”. 

Bando alle polemiche, troppo facile dire che questo ‘disastro’ lo si poteva evitare. Sono venuti a mancare i ‘soldoni’! Prendiamo per buono il titolo di un famoso film: “All’inferno e ritorno”, interpretato dal soldato più decorato d’America, Audie Murphy. Speriamo sia di buon auspicio anche per il Chiasso. Ci sono già stati (all’inferno) Lugano, Bellinzona e Locarno. Dobbiamo restare ottimisti!