Musica

Il Festival della vanità

La rassegna canora non smette di stupire e mantiene intatta la sua popolarità
Giada Milanese
06.02.2022 10:35

Ogni anno per una settimana, ma soprattutto per cinque lunghissime estenuanti serate, fa la sua comparsa il Festival di Sanremo. Si manifesta tra uno sfavillante gioco di luci scenografiche, un'accozzaglia di paillettes colorate, un mormorio indistinto di pettegolezzi e grandi, anzi, grandissime aspettative generali. In un attimo eccoci tutti grandi critici musicali, importanti fashion stylist, apprezzatissimi conoscitori del mondo dello spettacolo. Tutti o quasi: c'è chi lo guarda come appuntamento fisso accompagnato da un cosiddetto gruppo d'ascolto, nutrito da pizza da asporto e sete di scandalo; chi invece nega fino alla morte di averlo visto ma in realtà non si perde una puntata, sdraiato scomposto sul divano con un thermos di caffè da una parte ed una scatola di fazzoletti usa e getta a strappo nell'altra, pronti all'uso per quando entrano in scena Mahmood e Blanco, mentre nel mezzo stringe tra le mani una grande spocchia che sfoggia ogni volta che qualcuno confessa che ha trascorso la sera con Sanremo. La kermesse non smette di stupire, ecco il compassato Massimo Ranieri che all'improvviso, durante la sua esibizione, ha esclamato la parola "papalina", onorando così chi ha puntato su di lui al FantaSanremo, gioco online che ha letteralmente spopolato, regalando al Festival un giro di scommesse e sfide che ha condizionato gran parte delle apparizioni sul palco, lasciando confuso il buono e un po' vintage Amadeus. In verità Sanremo è una sorta di rituale che lega dei ricordi in ognuno di noi, i nostri bisnonni che lo ascoltavano alla radio e che cantano ancora “Vola colomba”, la mamma e il papà che si sono innamorati cantando “La prima cosa bella”, noi che oggi aspettiamo una caduta dalle scale mentre ripetiamo il ritornello di “Zitti e buoni” dei Maneskin, trovandoci però confrontati solo con qualche caduta di stile. Fortunatamente Drusilla Foer con tutta la sua elegante ironia ha colorato la rassegna canora con delle accese tonalità rivoluzionarie, dipingendo con le sue parole un quadro meraviglioso comprensibile anche all'ottuso. Quest'anno tra pezzi d'antiquariato, battesimi improvvisati dovuti ad improbabili crisi mistiche, inni al femminismo, brividi e tanti saluti. Sento d'essere d'accordo con Dargen D'Amico e poter dire a tutti: massì fottitene e balla!