Il Grande Gatsby
“Ero dentro e fuori, contemporaneamente incantato e respinto dall’inesauribile varietà della vita”.
Francis Scott Fitzgerald pubblicò il 10 aprile 1925 “Il Grande Gatsby”.
Jay Gatsby è un personaggio eccentrico, misterioso, enigmatico e ricco. Invita Nick, la voce narrante, a una delle sue feste sfrenate che organizzava e gli chiede di aiutarlo a incontrare Daisy, la donna di cui era innamorato da tempo. Daisy, sposata con Tom famoso giocatore di polo, e Gatsby si incontrano. L’attrazione è inesorabile, li travolge e i due cominciano una relazione clandestina. La storia si connota di tradimenti, ipocrisie e apparenti passioni: il finale non incede a nessuna speranza ma è puro dramma.
Il romanzo è un icastico spaccato dell’America degli anni ’20.
Un paese che sembrava correre verso una crescita continua e che vedeva acuirsi il divario tra ricchi e poveri (immigrati, neri e rurali). La classe agiata viveva nel lusso sfrenato, consumando beni e affetti con lo stesso cinismo e disinvoltura. Tutta intenta a scacciare il ricordo di un passato onusto, per farsi travolgere da un presente rigurgitante di leggerezza, a discapito di parventi relazioni umane. È la metafora di una lunga rincorsa che condurrà al tracollo del 1929.
Il libro parla d’amore, quello controverso dove non esiste romanticismo o delicatezza: “Era gente sbadata, rompevano cose e persone e poi si ritiravano nei loro soldi e nella loro noncuranza o qualunque cosa fosse che li teneva insieme, e lasciavano che fossero altri a pulire lo sporco che lasciavano...”.
Gatsby è all’apparenza un uomo straordinario, capace di amare incessantemente e con fedeltà la stessa donna. Pare un iconico principe azzurro. Ma dietro l’immagine si cela l’albagia di chi ritiene di poter cambiare la vita altrui, grazie alla sua condizione sociale. Nega la realtà: la vita non si ferma in attesa delle nostre aspirazioni e dei nostri sogni.
Daisy è ammaliata e sembra abbandonarsi al grande sentimento. Promette ma non mantiene. Cede alla passione ma non intende perdere i suoi privilegi e la sua sicurezza materiale. È perfettamente integrata nello spirito del tempo e non ha nessun interesse di esplorare davvero se stessa.
Ma il vero tema enucleato è quello dell’incomunicabilità, dove si parla e non si ascolta, dove nelle relazioni prevale l’ego, dove la leggerezza addiviene solitudine.
“Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgiastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri c’è sfuggito, ma non importa: domani correremo più forte, allungheremo di più le braccia… e un bel mattino…Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.