Fuori orario

Il trionfo di Koblet al Tour 1951

In quell’anno Giovanni Rossi compì una storica impresa
Enrico Lafranchi
03.07.2023 07:51

Il Giro di Francia è partito con due soli elvetici al via (Diller e Küng), un momento da ritenere molto ‘particolare’ per chi ama il nostro ciclismo. Abbiamo tuttavia vissuto toni certamente molto più ‘significativi’ al recente Giro della Svizzera. Il Tour 23, l’avrete capito, si corre nella memoria del povero Gino Mäder la cui casa, Bahrain-Victorious, gli dedica il dorsale 61 – un doveroso gesto d’amore per lo sfortunato corridore sangallese caduto tragicamente in sella lungo la discesa dell’Albula.

Luglio è il mese del Tour. Sono trascorsi 72 anni dal trionfo di Hugo Koblet e dalla maglia gialla conquistata da Giovanni Rossi nella prima tappa del 1951, vittoria rimasta scritta negli annali d’oro del ciclismo ticinese in quanto il tresiano per 51 anni – vedete un po’ il ‘gioco’ dei numeri – è stato l’unico dei nostri a fregiarsi di questo onore, imitato il 17 luglio 2002 da Rubens Bertogliati.

Il ciclismo di quegli anni era qualcosa di veramente straordinario. Avevamo scritto: “La televisione era ancora di là da venire, per ‘sentire’ il fruscio del gruppo, gli applausi del pubblico ci si accontentava della radio facendo ‘lavorare’ la fantasia. I nomi magici dei vincitori di tappa risuonavano nelle case facendoci sussultare”.

Tanti di quei nomi sono ancora vivi nella memoria degli appassionati: da Coppi a Bartali a Magni, da Kübler a Koblet a Schär, da Bobet a Robic a Geminiani, da Ockers a Van Steenbergen a Van Loy (siamo sempre negli anni Cinquanta).

La Svizzera (si gareggiava con squadre nazionali) correva quel Tour con Huber, Rossi, Reiser, Sommer, i due Weilemann – Leo e Gottfried – e il grande Hugo. L’Italia aveva in sella Coppi, Bartali, Magni, Pedroni, Franchi, Carrea, Zanazzi, Milano. Con la maglia transalpina oltre a Bobet e Geminiani c’erano Barbotin, Lauredi, Tessière, i due Lazaridès… Francia che poteva contare anche su formazioni extra: quella parigina con Dominique Forlini, la Nord-Ouest (Marinelli e Gino Sciardis, italiano naturalizzato francese), la Est-Sud Est (Adolphe Deledda, pure lui italiano emigrato in terra francese, Molinéris), la Ouest-Sud Ouest con Roger Walkowiak, che vinse il Tour 1956. Quanti bei nomi! 

IL TRIONFO DI KOBLET 

Nella settima tappa, La Guerche-Angers, gara a cronometro, si registrò un fatto ‘singolare’. L’Eco dello Sport scriveva: “La vittoria in un primo tempo è stata assegnata a Louison Bobet con un margine di 59 secondi sul nostro campione. Fu proprio Hugo a convincere dell’errore dei giudici il commissario tecnico dei rossocrociati Alex Burtin che sollecitò il patron del Tour Godet a ‘verificare’ i tempi assegnati. Koblet era infatti sicuro di essere stato più veloce dell’asso francese. L’ordine d’arrivo fu naturalmente corretto immediatamente”.

L’incidente finì lì, senza polemiche. Oggi si scriverebbero fiumi d’inchiostro!

Hugo si aggiudicò la 38.esima edizione davanti a Raphaël Geminiani, Lucien Lazaridès, Gino Bartali e Stan Ockers. È utile rammentare che l’anno prima (1950) il “pédaleur de charme”, in cui si sarebbe poi identificato Vittorio Adorni (vedi ‘La Storia illustrata del ciclismo’) era stato il primo straniero a vincere il Giro d’Italia.

Ci rimane anche (in VHS) il bel documentario di Renato De Lorenzi-Claudio Nembrini in cui sono riportate “testimonianze e immagini inedite che fanno rivivere la grandezza e la complessità di questo romantico eroe sulle due ruote”. 

LA STORICA IMPRESA DI ROSSI 
Di Giovanni Rossi abbiamo già scritto in un’altra occasione. Il tresiano è stato un personaggio molto amato non solo dagli appassionati di ciclismo. Fausta Rossi-Bella, sua consorte, aveva raccontato così la vittoria sul mensile del Malcantone: “Ho appreso la notizia sul tram, all’arrivo a Ponte Tresa la gente era tutta sulle strade e sulla piazza della dogana. È stato un momento di grande commozione e di lacrime di gioia”.

Lo Sport di Zurigo, a quei tempi trisettimanale, aveva parlato di “atleta sorretto da una tenacia invidiabile” e di “persona molto amata dalla gente”, evidenziando che “la maglia gialla al Tour è da considerare il capolavoro dell’eroe ticinese…”. 

IL FASCINO DELLE FIGURINE 

Non erano della Panini… può sembrare strano, oggi, che all’epoca quelle di ciclismo erano le più gettonate. Jeannot in una è ritratto con la maglia dell’Allegro, in un’altra con quella della Tigra. È raffigurato anche su una foto-cartolina della Vivi-Kola che sul retro recita… “Giovanni Rossi, vincitore di una tappa del Tour e del Giro della Svizzera 1951, raccomanda ai suoi amici ticinesi la marca svizzera Vivi-Kola!”. Non c’era naturalmente la grandissima scelta che offre il mercato di oggi, la qualità lasciava un po’ a desiderare però quelle figurine (di corridori e calciatori) avevano un fascino… fascinoso. 

(Giovanni Rossi, a sin. e Hugo Koblet, durante il Tour del 1951)