Calcio

"Il VAR è come una Ferrari..."

Massimo Busacca parla delle donne arbitro e della tecnologia che si usa nel calcio
L.S.
22.10.2024 07:54

A Fuorigioco ieri sera arriva una telefonata. È una sorpresa, da molto lontano. Lontanissimo. Dall’altra parte del telefono c’è nientemeno che Massimo Busacca, responsabile degli arbitri per la Fifa, che chiede gentilmente di poter intervenire.
In studio, fino a quel momento, si era parlato quasi esclusivamente di arbitri e arbitraggi. Sotto la lente la prestazione della quaterna femminile di Yverdon (diretta da Desirée Grundbacher, nella foto Keystone) e del VAR (Fähndrich) di quella partita.
Busacca fa una premessa: “Sono qui a Santo Domingo per una competizione femminile Under 17, e ci terrei a dire un paio di cosine. Ovviamente non posso commentare gli episodi”.
Detto, fatto, Busacca spiega con dovizia di particolari qual è il suo pensiero sulle donne arbitro e soprattutto sul VAR.
Partendo prima dalle donne:
“Voglio premettere che sono molto brave in quello che fanno. La vera differenza che esiste con gli uomini è la preparazione fisica, ma se una donna si prepara bene, può tranquillamente arbitrare. D’altronde noi della Fifa abbiamo fatto arbitrare una donna in una partita del Mondiale in Qatar: oltretutto si trattava di una gara decisiva con la Germania in campo. Non fossimo stati sicuri delle qualità dell’arbitro, non avremmo certamente preso rischi”.
Ma è il VAR che sta a cuore a Busacca, che anni fa, quando la tecnologia stava entrando nel mondo del calcio, era piuttosto contrario. Poi, lavorandoci e conoscendo meglio lo strumento, ha capito che poteva essere importante per l’evoluzione del calcio.
A un patto però:
“Il VAR è come una Ferrari, bisogna saperla guidare. E perciò, visto che abbiamo lo strumento a disposizione, è meglio utilizzarlo una volta in più che una volta in meno. Il concetto della Fifa è chiaro: il VAR deve dare più spesso all’arbitro una seconda opportunità di rivedere l’azione”.
Ma allora perché non lo fa? Busacca la pensa così:
“Il VAR a volte non sa se richiamare l’arbitro al video. Sono chiusi in una stanza, lontanissimi dalla partita e senza poter provare le emozioni del campo. Per loro non è sempre facile”.
E allora il suggerimento è questo:
“Avere più coraggio, dare all’arbitro la possibilità di rivedere una volta in più le immagini. Questo non vuol dire che poi gli arbitri dovranno per forza cambiare idea, come capita quasi sempre adesso. Il calcio è bello perché è fatto di sensazioni e opinioni, e in due davanti a un video, magari si prende la decisione migliore”.