Cinema

Kubrick, l'altra faccia del genio

L'indimenticato regista americano avrebbe compiuto oggi 93 anni
Angelo Lungo
26.07.2021 17:39

Il visionario declina lo sguardo verso un altrove icastico. Propone immagini che rappresentano un'altra faccia della realtà: la scompone e ne restituisce significati inediti. Conduce a esplorare se stessi: in maniera iconoclasta. Seduce perché provoca. Ammalia perché incita alla riflessione. Mette in discussione il comune senso del sentire. Invoca un capovolgimento del punto di osservazione. Destruttura poiché ha la speranza che si può osare e sfidare le convenzioni. Non c'è nessun orizzonte utopico da raggiungere. Pone al centro della sua analisi la contraddizione dell'uomo e si scaglia contro l'ipocrisia.

Stanley Kubrick, nacque il 26 luglio del 1928, non era un cineasta ma un visionario. Il cinema era per lui veicolo di un pensiero: spettacolare, all'avanguardia, critico, sardonico. Storie esasperate, all'apparenza esagerate.

Regista meticoloso, attento a ogni dettaglio. Usava la metafora, riuscendo a mettere in scena una cruda rappresentazione della realtà. Autore di film capolavoro che sono da vedere e rivedere.

“Il dottor Stranamore” (1964): “Nel contesto dell'imminente distruzione del mondo, l'ipocrisia, le incomprensioni, la lascivia, la paranoia, l'ambizione, gli eufemismi, il patriottismo, l'eroismo ed anche la ragionevolezza possono evocare un'orribile risata”.

“2001: odissea nello spazio” (1968): “Ci sono certe aree del pensiero e della realtà, o dell'irrealtà e dei desideri, che sono chiaramente inaccessibili alle parole. La musica può accedere a queste aree. La pittura può penetrarle. Forme di espressioni non verbali possono farlo. Ma le parole sono una camicia di forza terribile”.

“Arancia Meccanica” (1971): “È necessario che l'uomo possa scegliere tra bene e male e che ci sia il caso in cui egli scelga il male. Privarlo di questa questa possibilità di scelta significa renderlo qualcosa di inferiore all'umano, un'arancia meccanica”.

“Full Metal Jacket” (1987): “Uno degli aspetti che colpisce maggiormente nella guerra del Vietnam è il modo in cui è stata manipolata da Washington ispirandosi ad Alice nel paese delle meraviglie: i falchi intellettuali hanno tentato di abbellire la realtà così come fanno le agenzie pubblicitarie”.

Pochi dubbi sull'importanza dei suoi film sul cinema e sulla cultura della seconda metà del Novecento.

Un genio che scriveva, pensava e filmava. Prendeva spunto da un libro ma poi gli piaceva cambiare il materiale di partenza, operando numerose correzioni. Capace di trattare svariati generi: film storici, di fantascienza, horror, di guerra e di satira politica.

In sintesi, un grande tema lo stimolava: l'esistenza.

Innamorato degli scacchi, una sua affermazione sul gioco spiega la sua “personale” filosofia di vita: “Ti siedi alla scacchiera e, improvvisamente, il tuo cuore inizia a battere forte; le mani tremano per raggiungere la pedina e muoverla. Ma gli scacchi ti insegnano a sederti con calma e pensare se è davvero una buona idea o se esiste una mossa migliore”.