Calcio

"La disaffezione di Cornaredo non mi sorprende assolutamente"

L'ex presidente di Agno e Lugano Beppe Morotti dice la sua sulla scarsità di affluenza allo stadio e su molto altro...
Carlo Scolozzi
03.05.2023 09:02

Dietro a quel barbone che può incutere timore, si cela un uomo d'oro e tutto d'un pezzo. Uno per cui vale il detto "pane al pane, vino al vino". Ricordo ancora, all'epoca, quando difendeva il nostro diritto di scrivere che l'Agno giocava male. Mister Vlado (Petkovic ndr.) invece si arrabbiava di brutto. Ma stavamo parlando di Lui, il presidentissimo, quello che si è tolto metaforicamente una costola adamitica per far rifiorire il blasone impolverato di un Lugano fallito. Lui è il 79.enne Beppe Morotti ed è l'interlocutore ideale per rispondere alle nostre domande sul disamore di Cornaredo nei confronti di una squadra da Champions League e finalista di Coppa Svizzera per la seconda stagione consecutiva. Ma l'ex presidente di Agno e Lugano è perfetto anche per parlare di molto altro...

IL PIATTO PIANGE

"La disaffezione di Cornaredo non mi sorprende assolutamente, è sempre stato così. C'erano 8'000 spettatori solo ai tempi di Luttrop. Sennò le medie sono sempre state basse, come quelle attuali. Forse qualcosa cambierà col nuovo stadio, ma francamente non penso...".

NON TI AMO

"I motivi di questo disamore, secondo me, è anche etnico. La città è ormai piena di palazzi, ma quanti abitanti sono effettivamente di Lugano? È chiaro che l'italiano prende la macchina e va a Milano a vedersi l'Inter o il Milan. Una volta, poi, i bianconeri annoveravano giocatori nostrani come Brenna, Gottardi e Coduri. Ora circolano invece dei nomi che sono pure difficili da pronunciare. Anche la concomitanza con le partite dei Minori non aiuta. L'unica soluzione sarebbe offrire il biglietto e una maccheronata!".

IL MIO FIGLIOCCIO

"Il Crus l'ho avuto come giocatore e lo ricordo come un tipo sanguigno, che non mollava mai. Ha trasmesso alla squadra questa sua mentalità. Quante volte, infatti, il Lugano segna negli ultimi minuti? Lo accusano di sbracciarsi e strillare troppo, ma secondo me fa bene. Eppoi se arrivano i risultati significa che i giocatori lo seguono".

IL SIMBOLO DEL PESCIOLINO

"Non ci penso più e rifarei la fusione col Lugano anche se sapessi che l'avrebbero tolto dallo stemma della neonata società. Non mi sono mai pentito di avere lanciato al Lugano la ciambella di salvataggio".

L'ECCEZIONE

"Gli 8'400 biglietti venduti per la finale di Coppa? Il tifoso è più propenso a seguire dal vivo questo tipo di sfide in quanto si tratta di partite secche, dove può succedere davvero di tutto. Penso che andranno allo stadio anche molti ticinesi che abitano in Svizzera tedesca. Un pronostico? 50% di possibilità a testa. Grazie alla grinta del Crus si può battere questo Young Boys, nonostante giochi in casa".

L'AGNO SCOMPARE DI NUOVO

"Mi spiace, ma quando i dirigenti dicono di non farcela non c'è altra soluzione. Ora si riparte dal Malcantone, ma mi auguro che l'Agno risorgerà per la terza volta".

NESSUN RIMPIANTO

"Non ho rammarichi semplicemente perché con l'Agno abbiamo raggiunto risultati eccezionali. La promozione in Challenge League fu eccezionale, non rimpiango di avere solo sfiorato il salto in Super. Era uno step difficile da compiere". 

NON MI RIVEDO NEL PARADISO

"Sono contesti differenti e inoltre il calcio è cambiato. La nostra era davvero una squadra di paese, fatta eccezione per quei 3-4 brasiliani. Anche il campo era vicino, invece quello dei biancoverdi si trova fuori, a Pian Scairolo. Eppoi Paradiso è un paese anonimo. Mi sembra arduo fare dei paragoni. Se ho dato consigli a mio figlio Thierry? No a lui no, ma a un altro dirigente sì. Si tratta del presidente Antonio Caggiano: gli ho detto di non spendere soldi inutilmente. Ma è testardo e quindi... Devo comunque riconoscere che ha svolto un lavoro eccezionale. Paradiso in Challenge? Non ne capirei lo scopo".

(nella foto del Corriere del Ticino un'immagine d'archivio di Beppe Morotti)