Go2024

La ferocia dei vincenti, il buonismo dei perdenti

Dove si parla dell'attitudine che dovrebbe avere un atleta di successo
Red.
01.08.2024 07:01

Valentina Vezzali è nella storia del fioretto. Ha vinto di tutto. La sua voglia di primeggiare e dominare era proverbiale. Spiega che nello sport ci vogliono “Testa e voglia”. Quando perdeva tornava a casa “infuriata”. Ha criticato pesantemente le ragazze italiane del fioretto, per la mancanza di carattere e di cattiveria agonistica. Elisa di Francisca, come noto, ha ascoltato le parole della nuotatrice Benedetta Pilato, arrivata quarta, e le ha trovate “assurde e surreali”. Non ci doveva essere soddisfazione, ma solo grande delusione e quasi disperazione. Sulla stessa linea è l'ex-pugile Patrizio Oliva, sostiene che un atleta deve combattere fino allo stremo e “con grinta”. La tesi è che non ci devono essere alibi. La ricerca della medaglia d'oro significa che bisogna essere spietati, concentrati alla spasimo, determinati e feroci. L'obiettivo deve essere perseguito con tenacia e senza indietreggiare. Altro che l'importante è partecipare, oppure vogliamoci tanto bene. Si vince perché non c'è nessun altro orizzonte, perché l'occasione è unica e irripetibile. L'avversario deve essere un ostacolo da superare e battere. Il pensiero è chiaro: serve essere spietati, il buonismo è consolatorio, non ripaga dei sacrifici, della sofferenza per gli allenamenti duri. Elisa di Francisca ha raccontato che con “Vezzali finimmo quasi alle mani in pedana, l'arbitro era imbambolato”. Le due erano acerrime rivali. La sua filosofia era chiara: “Le cose le dico sempre in faccia, ma se diventi mio nemico nella vita e mi fai soffrire io ti ti dichiaro guerra”. E anche nello sport era così.

(Benedetta Pilato nella foto Keystone)