La lezione del maestro Velasco

La società dello spettacolo procede veloce. Vuole la sintesi, risposte certe, le argomentazioni sono considerate complicate. Poi ci sono persone che intendono esprimere pensieri, comunicare concetti, analizzare e tentare di capire. E queste sono etichettate con il termine, quasi a dileggiare, di filosofi. Il personaggio al centro dell'attenzione in Italia è Julio Velasco. È un naturalizzato. È un ragionatore, capace di formulare un pensiero. Ha l'ambizione di andare oltre lo sport. Data la sua età, ha più di 70 anni, ora è chiamato maestro. La sua storia è un autentico romanzo popolare. L'Italia del volley femminile è in finale, domenica giocherà per l'oro. Dopo la gara il maestro ha spiegato: “L'oro che manca? Basta guardare sempre quello che manca, è una filosofia di vita che non va”. Ma chi è Velasco? Nella pallavolo è una leggenda. È un allenatore particolare, non si impone ai suoi giocatori, ma li guida, cerca di convincerli. Si appalesa con autorevolezza e non con l'autorità. Ha uno sguardo che sembra disilluso, invece scruta, lo orienta la lucidità. La sensazione è quella che per lui non esistano ostacoli o impedimenti, ma opportunità. La Nazionale italiana di volley è, probabilmente, la sua ultima sfida. E l'ha portata all'atto conclusivo. E mentre parte dell'Italia parla di rivendicazione dell'identità, ricerca con ostinazione le radici, parla di origini peculiari, quella della pallavolo è una squadra multiculturale, a partire proprio dal suo allenatore. Cognomi e nomi e un vissuto che hanno provenienze diverse. Eppure le ragazze sono coese, unite, si abbracciano, sono un gruppo, vivono un comune destino: credendoci. Propongono una visione di vita. Ma questa è un'altra storia. I filosofi non sono più di moda, sono un intralcio, sono illusi che si fermano troppo a riflettere. Meno male che almeno il maestro riesce a resistere, chissà fino a quando.
(Foto Keystone)