La versione di Rachele Studer
Lugano pulsa. Propone senza soste manifestazioni. L'ultima in scena è OtherMovie. Un film festival: lungometraggi, documentari, cortometraggi e video arte che intendono aprire squarci provocatori sul nostro tempo. Uno sguardo che invita a esplorare e andare oltre. È uno spazio aperto a giovani autori che hanno l'ambizione di comunicare un pensiero altrimenti negletto.
Nell'ambito dell'evento, lunedì 30 maggio alle 18:30 presso lo studio Foce verrà presentato “Penny Blood”. È una serie che nasce dalla passione e dall'intuito di Rachele Studer. Rachele è un'attrice romana che ha origini svizzere.
Recentemente è stata in Ticino durante la rassegna “GoTika”, ritorna per raccontare il suo progetto.
Ha girato il mondo, intendeva scoprirlo, ha scrutato, ha osservato. All'improvviso: un soffio, un anelito. La sua anima ha avuto un sussulto, si è sentita ispirata. Ha afferrato un pensiero duale: il bene e il male. Si è fatta prendere da una visione. L'idea è volata: libera e scevra da pastoie e orpelli. I sogni vanno inseguiti, catturati e realizzati. Artista e artigiana ha deciso che era il tempo di diventare autrice, dispensatrice di un significato. Senza pregiudizi o stereotipi offre una lettura audace e provocatoria della condizione umana.
La serie ha un'ambientazione gotica, i rimandi a quel tipo di letteratura sono evidenti e voluti. Fa riferimento a una pubblicazione in voga nel Regno Unito nel corso del XIX secolo. Costava poco: un penny. Era letta dai proletari. Racconti horror e brevi.
Non si tratta di un puro esercizio estetico e fine a se stesso. Rachele vuole incidere. Parla di disuguaglianza sociale. Quando l'umano vessa il suo simile. Lo considera una merce, un mero strumento. E mortifica con cinismo la dignità. Non c'è consolazione o giustificazione, ma l'assenza di riconoscimento dell'altro. Non esiste l'etica della responsabilità: quella che invita a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni.
Pone un quesito: chi è il diverso? La risposta è semplice: tutti siamo diversi. Siamo esseri unici e irripetibili. Ognuno ha il diritto di esprimersi ed esserci a modo proprio nella vita.
L'arte, di questi periodi, corre il rischio di essere autoreferenziale e commerciale. “Penny Blood” sfugge a questa tentazione. È una riflessione sull'uomo e sui suoi sentimenti, sostiene che nessuno deve essere sopraffatto: perché ognuno di noi ha un interiore e una concezione peculiare dell'esistenza. Le differenze consentono di capire noi e gli altri.