L'addio del guerriero

Julian Walker ha detto basta, ha chiuso con l'hockey.
La sua ultima squadra, la squadra che lo ha avuto per ben 11 stagioni, ha emesso un comunicato chiamandalo Guerriero», «Uomo squadra», «Leader naturale». 20 stagioni in National League non sono effettivamente per tutti.
Il Cdt lo ha intervistato. Prendiamo qualche significativo passaggio.
Partendo proprio dalla decisione di lasciare:
"Al termine dello scorso campionato, nonostante una lunga assenza per infortunio, il Lugano mi ha poi dato la possibilità di giocare un altro anno. Per me era già abbastanza chiaro che sarebbe stato l’ultimo».
Lo scorso 4 novembre, quando sbatté violentemente contro la porta del Kloten, capì che forse era finita:
« La diagnosi di 4 mesi lasciava pochi spiragli. Dire addio in pista sarebbe stato emotivamente diverso. Forse più facile, forse più difficile. Non ci ho mai riflettuto».
Domani ci sarà una festa nella festa... di fine stagione. Juian riceverà l'abbraccio dei tifosi:
"Spero di incontrare tante persone. Quando la società ha annunciato il mio ritiro, mercoledì, ho ricevuto molti messaggi. Rispondendo a tutti, mi sono reso conto di aver chiuso un grande capitolo. E di aver lasciato un segno, in qualche modo».
Un lottatore che, quando non c'era, si sentiva.
"Questi attestati di stima mi fanno molto piacere. Sono stato fortunato, perché a Lugano le mie caratteristiche sono sempre state apprezzate".
Da tempo Walker ha preparato la sua riconversione, lavorando come consulente finanziario. E l'hockey?
«È stato molto importante pianificare il mio futuro professionale in anticipo. Per quanto riguarda l’hockey, vedremo. Per ora non ho pensato di fare l’allenatore o altro. Finché vivi lo spogliatoio, è difficile capire quanto ti mancherà in futuro. Quel che è certo, è che mi vedrete spesso alla Cornèr Arena per assistere alle partite. Lugano è casa mia, le mie figlie sono nate e cresciute qui. Non ci muoveremo di certo».
(Foto Keystone/Gianinazzi)