L'Apocalisse ha il colore delle tenebre
Joseph Conrad scrive nel 1899 il racconto “Cuore di tenebra”. Nessuna indicazione sull'ambientazione, tuttavia si intuisce che si tratta di un viaggio compiuto a bordo di un vaporetto sul fiume Congo. Un viaggio fisico e metaforico. Come compagna l'inquietudine. La foresta impenetrabile, come l'io dell'individuo. Una vegetazione selvaggia, come lo spirito intriso di istinto che può impossessarsi dell'uomo. Un cammino avvolto dall'incertezza e dove la speranza sembra vana. Nel cuore profondo non c'è solo l'amore quello che unisce il corpo e l'anima ma anche le tenebre oscure. Ecco l'uomo mosso dalla conoscenza, bramoso di esercitare il suo potere, avido di conquistare ricchezze. È l'ego che si erge a dominatore di scelte e comportamenti.
Pone un interrogativo: fino a dove gli uomini si possono spingere? Liberamente ispirato al romanzo, Francis Ford Coppola dirige il film “Apocalypse Now” che esce nelle sale nel 1979. Siamo nel 1969: guerra in Vietnam. Il capitano Willard (Martin Sheen) si trova a Saigon e trascorre le sue giornate bevendo, per placare il suo malessere interiore e sedare le urla del suo “io”. Viene convocato dai superiori e gli viene assegnata una missione speciale. Deve uccidere un disertore, un colonnello dell'esercito che ha creato una sua comunità nella giungla cambogiana: il militare Walter E. Kurtz (Marlon Brando). Kurtz è intelligente, colto, carismatico è commette il sommo peccato: si sente onnipotente, si fa ammaliare dalla superbia. E si presenta come un sovvertitore del potere, mette in discussione un modello di vita: quello occidentale. Willard durante il viaggio, lungo il fiume Nung, studia attentamente il rapporto che gli è stato consegnato e può ancora una volta osservare l'assurdità e l'insensatezza della guerra. Il conflitto è mostrato in maniera epica e imponente. Immagini e parole sono potenti: riportano alla contrapposizione tra il Bene e il Male. E poi c'è l'indagine dell'interiore: l'esistenza che pencola tra raziocinio e follia. Il vero protagonista è la natura umana: quando diventa un continuo tormento. Si parla di potere, etica e ribellione che degenerano e si trasformano: addivenendo orrore.
Afferma Conrad: “Che bizzarra cosa la vita, questo misterioso congegnarsi di implacabile logica in vista di uno scopo tanto futile. Il più che se ne possa sperare è una certa qual conoscenza di se stessi, che giunge troppo tardi, e una messe di inestinguibili rimpianti”.