Le due P che vincono e piacciono
Come si fa a non
volergli bene? E non perché siano ticinesi. No, non solo per questo.
Sono bravi, anzi fortissimi, ma soprattutto simpatici.
Esprimono naturalezza e quando parlano non sono artificiali, stucchevolmente
costruiti, come succede spesso con altri campioni di altri sport.
Noé Ponti, 21 anni e Ricky Petrucciani, 22 anni, sono stati l’orgoglio di questo
Cantone negli ultimi giorni.
Noé ha conquistato l’argento nei 100 delfino a Roma mentre Ricky l’ha
conquistato nei 400 metri a Monaco. Nuoto e atletica. Sport su cui sono puntati
meno i riflettori rispetto ad altri. Gente che lavora sodo spesso in silenzio.
Con estrema umiltà.
Due imprese straordinarie, due risultati incredibili, vissuti dai due ragazzi
con estrema felicità e leggerezza.
Le loro interviste sono semplicemente uno spettacolo.
Parlano come al bar, come se non ci fossero telecamere e microfoni.
Ricky spiega la sua esultanza, con quel gesto di “mando tutti a nanna”, preso
da Steph Curry, il suo idolo della NBA. Infarcisce la sua emozione di “cavolo,
caz… e questa roba (riferendosi al secondo posto)”. Sì, lo chiama “questa roba”.
Non sa come dirlo meglio. È una “roba” pazzesca. Ha ragione lui, è pazzesco. Si libera di tutta l'adrenalina senza mai essere volgare. È travolgente. La sua mimica facciale è strepitosa, ti incolla al televisore.
Noé Ponti lo avevamo già conosciuto alle Olimpiadi. Si fa amare grazie
alla sua semplicità e alla sua gestualità. Potrebbe fare l’attore di teatro. Fa
ridere solo a vederlo. Esprime simpatia.
Era stanco, ma l’espressione “alla fine ho visto la madonna”, è qualcosa che
riassume al meglio il suo sforzo. Lo abbiamo detto tutti almeno una volta nella
vita. Lui ce lo ha ricordato, strappandoci un sorriso.
La sera prima si è mangiato una carbonara! Ma come? Sì, è così. Lo dice con estrema
sincerità, rompendo quei tabù dell’atleta perfetto, che si alimenta come un
robot.
A settembre comincerà la formazione di fisioterapista: “Devo reimparare a
studiare. Anzi, diciamo che devo imparare a studiare. Non l’ho mai fatto tanto…”.
Ci racconta in poche battute che la vita del nuotatore, di uno dei più grandi
del mondo, può pure essere noiosa. “Dormo, nuoto e mangio”. Un po’ poco per un
animo inquieto come il suo.
Ha voglia di imparare, di avere qualcosa in mano. “A meno che non faccia la
carriera di Phelps dovrò per forza lavorare”. E sorride.
E con loro sorridiamo anche noi. Bellissime le loro vittorie, meravigliose le
interviste.