Calcio

Leao più forte di Mbappé

Il portoghese rompe l'equilibrio e zittisce i tifosi
A. L.
08.11.2023 08:09

“State zitti o voi che mi avete posto ingiustamente sul banco degli imputati, non avete ascoltato la mia testimonianza e mi avete condannato senza attenuanti. Non ho potuto difendermi. Ritenete forse che sia facile essere sempre all'altezza delle aspettative? Provateci voi a confermare continuamente la propria forza. Sto lottando e voglio riuscirci: non mi sento un potenziale talento ma un top player. Sono già ritenuto il miglior giocatore della Serie A, quando parto nessuno mi sta dietro, le difese le squarcio inesorabilmente”. Così non ha parlato Rafael Leao. Il Milan era in svantaggiato contro il Psg. E ci ha pensato lui a ristabilire con una rovesciata l'equilibrio nell'universo milanista. Non ha esultato, ha segnato sotto la curva e ha zittito gli ultras: i duri e puri, gli ortodossi, i conservatori della tradizione. Ma non si è fermato. Ha deciso che doveva essere la sua notte. Ha corso, si è involato, ha letteralmente messo a ferro e fuoco centrocampo e difesa dei parigini. Ha affondato come e quando ha voluto. Eppure aveva di fronte un velocista portentoso come Hakimi, lo ha tramortito e annichilito. E il “milanismo” è salvo. È arrivata la vittoria che ha scacciato la crisi. La qualificazione è ora possibile. Risalire in campionato è pure probabile. Che la situazione fosse oltremodo delicata era palese. E tutti a invocare il ritorno di Ibra. Il portoghese ha inteso chiarire che solo lui può fare realmente la differenza. E Mbappé? Calma piatta. Il francese si è sistemato sulla fascia sinistra e ha offerto una prestazione normale. Il suo incedere è stato ordinario. Il suo motto: vorrei stupirvi ma non ne ho tanta voglia, sarà per la prossima volta. Terminata la gara, Leao è stato lapidario: “Occhi lucidi? Era la partita che poteva cambiare tutto. Esultanza? Le critiche mi spingono, voi continuate a parlare e io parlo in campo”. Ma il tormentone è destinato a riproporsi: il nostro è o meno un grande campione? È solo la costanza delle prestazioni che designa un fuoriclasse? E se Leao fosse un estemporaneo della giocata? La bellezza è tale perché imperfetta.