L’incredibile caso della pasticceria italiana e altre storie

Si sentono critiche alla Svizzera U21 per la pesante sconfitta contro la Francia nell’ultima partita del girone D degli Europei di categoria. Svizzera qualificata per i quarti di finale (sabato alle 20.45 contro la Spagna). Con la Francia, i giovani elvetici hanno giocato alla pari, secondo noi anche meglio, di avversari che complessivamente possono comporre due squadre, una rosa che ha un valore di mercato (ah, questi soldi immaginari che ricordano i mercanti nel tempio) quadruplo rispetto a quella diretta da Rahmen. Non andranno i campo i soldi come diceva Cruijff, ma la quantità diventa qualità e la Svizzera ha giocato tre partite in sette giorni praticamente con gli stessi titolari. L’allenatore non aveva molte soluzioni di ricambio, però è vero che per ora l’anello davvero debole è proprio Rahmen, per la macchinosa lettura delle situazioni e per lo schierare sempre una difesa assortita malissimo da lui stesso, con giocatori fuori ruolo e la conseguenza di otto gol subiti in tre gare. E che l’Asf ha confermato alla guida della Svizzera per questo Europeo già sapendo che tra pochi giorni Rahmen andrà al Winterthur, altro che progetto a lungo termine (ma del resto, alcuni membri della stessa Asf hanno scelto di godersi un concerto invece di guardare la partita decisiva, e non facciamo nomi, dai).
Un concatenamento di risultati al limite dell’incredibile ha consegnato l’accesso ai quarti a scapito dell’ottima e un po’ sfigata Norvegia e della fragilissima Italia, forse debilitata dal diabete per i troppi biscotti immaginari, dalle solite ipotesi di complotto e dai pronostici roboanti allestiti dai media arcobaleno per insaporire una pietanza che non c’è, non c’è più e forse non ci sarà se laggiù andranno avanti a nutrirsi di dolci inesistenti di cui si sente il profumo solo nelle inchieste penali in cui ciclicamente piomba il loro calcio da pasticceria.
Lo spettacolo offerto dalle squadre in lizza è di ottimo
livello (la Georgia è una sorpresa scenografica), ma il pubblico sugli spalti è
sparuto. È come se ormai si pensi al caviale della Champions e alle aragoste
del Mondiale come solo cibo possibile, senza sapere che alla lunga si muore
tutti, dallo storione all’Uomo Pedatore (di aragoste ne vedremo a bizzeffe
sulle spiagge estive, immangiabili peraltro).
L’Uefa è sconcertante, per l’organizzazione, che appunto dovrebbe promuovere
questo campionato, e per aver lasciato a casa Var e la gol-line a riprendersi
dalle fatiche stagionali, dimenticando che i muli spremuti sono i giocatori,
anche i giovani, per una stagione che non finisce mai. Il Moviolone tornerà per
i quarti, in fretta e furia, abbronzato o in modalità aragosta, dipende da
quanto delicata sia l’epidermide.
Intanto e per finire: gli arbitri. Nel solo girone D, quello che abbiamo seguito e di cui siamo autorizzati a parlare con un minimo di competenza, hanno: negato un gol all’Italia (con la Francia) con la palla di quasi un metro oltre la linea di porta, non visto due rigori a favore della Svizzera (contro l’Italia), regalato un rigore alla Francia (contro la Svizzera). Oltre a innumerevoli intralci delle linee di passaggio, posizionamenti a distanza siderale dall’azione, interpretazioni fantasiose di falli e contrasti. Tutto questo non depone a favore dell’irrinunciabilità della tecnologia, come molti asseriscono, no: dimostra solamente come gli arbitri abbiano perso la loro funzione analogica e siano soggiogati dal computerino e dalle fashion oreilletes anche per lanciare in aria la monetina. Per allenarli dicono che li impegnino a infinite sfide a Pac-Man, ma io non ci credo.
E noi che pensavamo a un’estate di noia.