Lo sci ritorna in Sudamerica?

La Coppa del Mondo di sci
alpino potrebbe vivere un'importante riforma che cambierebbe radicalmente il
calendario della stagione agonistica.
I funzionari della federsci
internazionale (FIS) stanno valutando la possibilità di (ri)organizzare in futuro
gare di Coppa del Mondo in Sud America durante i mesi estivi e di chiudere la
stagione con gare sul Cervino in primavera. Queste idee sembrerebbero aver
incontrato un ampio consenso da parte di alcuni esperti.
A dire il vero, aggiungiamo noi, ricchi di 25 anni di esperienze al seguito della Coppa del mondo, nulla di nuovo, idee vecchie già riproposte e realizzate e poi sparite, che stanno ritrovando terreno da quando l’anglosvedese Johan Carl Eliasch è presidente della FIS, carica per la quale vinse la votazione contro l’elvetico Urs Lehmann due anni fa.
Già negli anni '80 si svolsero gare di Coppa del Mondo (di discesa) a Las Lenas, in Argentina, nel mese di agosto. Nel 1990 le discipline tecniche si svolsero sul Mount Hutt, isola meridionale della Nuova Zelanda. Anche il presidente della federazione elvetica, Urs Lehmann, vede un grande potenziale per la Coppa del Mondo nell’emisfero sud: “Nelle ultime settimane ho visitato diversi siti nel Sudamerica e vi dico che il potenziale tecnico e organizzativo esiste. Inoltre, corriamo una Coppa del Mondo e dunque mi sembra giusto che si gareggi in ogni continente”.
Aggiungiamo poi che la Coppa del Mondo medesima fu proprio creata nell’estate del 1966 durante i Mondiali di Portillo, in Cile, da parte di alcuni funzionari e da giornalisti, tra cui il futuro “factotum” della Coppa, il francese Serge Lang.
Lehmann trova appoggio dall’ex sciatore tedesco Felix Neureuther: “Molte squadre si allenano comunque in Argentina e Cile in questo periodo dell'anno, per cui le gare in questa regione avrebbero senso”, dice a giusta ragione.
Da quanto sappiamo, le gare nell’emisfero sud non sono più state inserite in calendario per una decisione, soprattutto, delle marche di sci, che preferiscono concentrare gli sforzi in inverno, quando si vendono gli sci soprattutto in Europa, Nordamerica e Asia. Inoltre, ospitare la Coppa del Mondo significa un grande esborso per la stazione ospitante, cosa che finanziariamente non è fatto acquisito soprattutto negli stati dell’America del Sud.
Oltre all’emisfero sud, si è tornati a parlare della discesa del Cervino, cioè le gare con partenza sul ghiacciaio di Zermatt con arrivo a Cervinia. Un grande battage mediatico che nei due inverni scorsi ha visto l’annullamento delle otto discese previste (due volte due maschili e femminili) a causa del maltempo – un fattore non imprevedibile per l’autunno sui ghiacciai vallesani. A questo punto la FIS le ha tolte dal calendario e gli impianti di risalita di Zermatt, per ripicca, ora proibiscono gli allenamenti delle squadre nazionali sul loro ghiacciaio.
Ma sembrerebbe esserci un dietro front da parte della FIS, o diciamo un’altra strada al bivio, per ammorbidire gli arrabbiatissimi “màttini”, come vengono chiamate le persone di Zermatt. Rinnovare la vecchia discesa libera del Gornergrat, sopra Zermatt, che si corse su 6,5 chilometri fino al 1967, proponendola per fine marzo in una cornice mediatica, quella col Cervino sullo sfondo, ad aumentare l’immagine della Coppa del Mondo. Se ne parla per il 2027 e l’ex campione olimpico Bernhard Russi, sempre ricettivo a questo genere di discorso, avrebbe già delle proposte di tracciato. La FIS ha in previsione un sopralluogo in ottobre.
In sintesi, si volle rinunciare alle gare
“estive” e anticipare la chiusura della stagione, perché il circo bianco si lamentava delle troppe gare in cartellone. Ora, evidentemente, si vuole tornare al passato.
Un po' come per la Formula uno, che un tempo aveva soltanto una decina di gare in programma, e oggi sono ben 24. Con alcune nazioni in attesa di poter entrare in questo grande business.
Vedremo se sarà lo stesso per lo sci.
(Nella foto Keystone, la sciatrice Fernande Bochatay impegnata in una gara a Portillo, in Cile, nell'agosto del 1966).