Lo strano caso di Paulo Dybala

Qualche tempo fa Paulo Dybala era considerato uno dei migliori giocatori al mondo. Era al centro del progetto Juve. Madama lo aveva comprato, allevato e protetto. E respinto al mittente eventuali proposte d'acquisto: il mancino era ritenuto incedibile. L'ambiente lo ha subitaneamente amato. Troppo forte, troppo delizioso, troppi colpi da campione. Lui ha ricambiato. Una corrispondenza d'amorosi sensi, altro che sentimento platonico, ma una passione intensa. Pareva un legame indissolubile. Nessun fraintendimento. Il rinnovo del contratto sembrava una mera formalità. Un tavolo, un accordo, delle firme: tutto nella norma. E pretese economiche, in verità esose, soddisfatte.
Ma nel calcio tutto è in divenire, il certo diventa incerto. I piemontesi hanno deciso che il matrimonio non poteva continuare. Il giocattolo costa e tanto. Hanno puntato i denari su Vlahovic: più giovane, più potente, potenzialmente più decisivo. Allegri predilige la concretezza. La fantasia la ritiene un orpello. Per vincere le partite servono i gol. E bisogna essere continui. A Torino hanno fatto qualche conto, hanno analizzato le ultime stagioni. Il verdetto lo hanno emesso: Dybala poteva andare, a parametro zero. Giudizio inappellabile.
L'attaccante è sul mercato. Aspetta proposte. Il suo caso è paradossale. Ha solo 28 anni, bisogna pagargli solo l'ingaggio. Ma i grandi club europei lo snobbano. La sua carriera è a un bivio. Monetizzazione o ambizione? Lui è frastornato, sta elaborando il tradimento e l'abbandono. Non se ne capacita. A riportarlo alla realtà è il procuratore. Si segnala l'interesse, presunto, dell'Inter e della Roma. Che storia. Approdare a Milano: militare nelle file dei nerazzurri, finire nelle braccia degli acerrimi e irriducibili rivali dei suoi amati bianconeri. Oppure dirigersi verso Roma: significherebbe una scelta al ribasso, in termini di competitività e opportunità di vincere dei titoli.
Eppure Dybala è un grande giocatore, avesse il carattere forse sarebbe anche un fuoriclasse.