Calcio

Ma è davvero così grave?

Il presunto errore della maglia celebrativa ha sollevato un gran polverone in casa Lugano
Angelo Lungo
03.05.2024 07:16

Testuali parole: “Da rifare”; “Eh no, sig. Lungo, non si può sorvolare su un errore di questo tipo. E dai”; “Dove la vendono?”; “L'errore c'è. Maglietta che farò fatica ad acquistare”; “Questo è dialetto lombardo e non proprio ticinese. Dialetto ticinese: 'semm ammò chi', oppure 'sempru chi' o 'sem amò chi'”; “L'articolo è privo di empatia ... Lo slogan è lontano dal contesto, come si può pretendere che il tifoso lo viva come vicino? Spocchioso è chi non capisce questo concetto ... È presuntuoso chi pretende che il tifoso possa indossare qualcosa che non vive come vicino a lui, che non lo rappresenta”. Questa è una miscellanea di commenti, in relazione all'articolo sulla maglia celebrativa del Lugano per la Coppa. Si scrive per i lettori, ogni opinione è legittima. Si scrive per avviare un dibattito, per alimentare una discussione. Si scrive anche per provocare e cercare di innescare dubbi. Spesso l'argomentazione analitica è complicata, la modernità esige sintesi. Si era consapevoli che il tema 'dialetto' fosse scivoloso e forse financo pericoloso su cui discettare. Si tratta di un sistema linguistico orale, anche chi lo parla bene, ci ha confermato la difficoltà di scriverlo nella giusta maniera, se non affidandosi a uno studioso. È acclarata la diversità di significato e di pronuncia presenti nel Cantone. Il dialetto ha una potenza evocativa, rappresenta il ricordo e la memoria, rimanda al tempo che è stato. È una forma di resistenza. Ma le lingue si evolvono e scompaiono, si potrebbe aggiungere purtroppo. E si contaminano, piaccia o non piaccia, L'errore di scrittura commesso è innegabile, dovrebbe essere considerato una svista, non ammessa, ma concessa e giudicata senza eccessiva severità. La maglia dovrebbe diventare una sorta di reperto. Il Lugano ha solo bisogno di sostegno, lo merita per quello che sta facendo.