Manca grinta, di chi la colpa?
Nelle parole dei protagonisti, si cela spesso la verità. A volte sparata in faccia all’intervistatore, altre volte malcelata nelle pieghe delle dichiarazioni.
Quelle di ieri sera fanno indubbiamente parte della prima categoria.
Ambrì e Lugano, almeno per ciò che concerne l’atteggiamento, sembrano essere sulla stessa barca. Luca Cereda, dopo la sconfitta di Bienne ai supplementari, parla di “mancanza di rabbia e umiltà”.
Qualità che sono imprescindibili per vincere le partite. Sono cose che sanno anche i paracarri. Il gruppo, l’umiltà e la voglia: concetti semplici, il mantra di ogni allenatore.
Fame e rabbia che, stando al tecnico dei leventinesi, mancano alla sua squadra, da cui stasera, contro il Berna, si attende un riscatto. Senza se e senza ma.
A Lugano non parla Gianinazzi, ma i concetti che escono dalla bocca giovane e sincera di Lorenzo Canonica, sono più o meno gli stessi di quelli espressi da Cereda. La sconfitta interna contro il Ginevra è di quelle che fanno male, anche perché è la quinta in sei partite.
“Non abbiamo avuto intensità, non abbiamo fatto un check o un tiro bloccato nella prima mezz’ora. Cose del genere sono inaccettabili”.
Parole di un giocatore che si è reso conto dall’interno che qualcosa non va. Anche qui mancano rabbia o fame, o chiamatela come volete voi. Qualcuno la chiama anche disperazione, ma questa parola lasciamola per altre situazioni.
Ma di chi è la colpa di questa mancanza di grinta? Di chi sta in panchina, dei giocatori o di chi li ha messi in mano all’allenatore, e che a ottobre ne ha già cambiati un paio, ammettendo di fatto il fallimento del mercato?
Il dibattito, come sempre, è apertissimo. Sarebbe bello che prima o poi si trovasse anche un “colpevole”, o perlomeno una risposta credibile.
(Foto Keystone/Golay)