McSorley, un gentleman che lascia con il sorriso

Lascia da vero gentleman, con parole al miele verso Lugano e la
sua ex squadra.
Non c’erano dubbi in fondo su questo signore di 60 anni che si è sempre
comportato bene, sia con i tifosi che con la stampa.
La sua avventura a Lugano è durata poco più di un anno, è vero, ma lui sembra
essersela goduta lo stesso. Dopo aver detto a “Le Matin” che la sua avventura
nel mondo dell’hockey continuerà, oggi al Corriere del Ticino va un po’ più nel
dettaglio. Anche se lo fa senza entrare nelle pieghe della polemica, restando
lontano da tutto ciò che si è detto e scritto in questi ultimi giorni.
Non vuole parlare di incomprensioni, tradimenti o problemi personali. “Volemose
bene” è il suo messaggio.
Vuole lasciare un buon ricordo, se non da allenatore, almeno come uomo. E su
questo non sembrano esserci dubbi.
Dice di stare bene, anche se a Lugano ha fallito. Solo un accenno alla squadra,
a un’attitudine che forse, a suo parere, è un po’ mancata. “Bisogna bloccare i tiri,
andare sulla porta avversaria, fare pressione”. Ecco, questo è il messaggio che
manda ai suoi ex giocatori, che forse non hanno lottato come si attendeva.
Non l’hanno fatto per indole o perché ormai in disaccordo con il coach?
Non lo sapremo mai, anche se qualche indizio c’è. Il resto lo scopriremo tra
qualche settimana.
La squadra che viene prima del singolo è un’altra frase buttata là, libera di
interpretazione. Anche se non è così difficile da decifrare.
Parla in termine eleganti della società, dei tifosi e di Domenichelli, un
direttore sportivo che si è sempre comportato bene con lui. È convinto, dice
che il Lugano prima o poi tornerà a vincere. Con Gianinazzi? Chissà. Stima il
giovane Luca, crede nel suo futuro.
Parole di circostanza o vera convinzione? Non lo sapremo mai. Intanto lo dice e
questo è già un bel segnale.
I problemi di comunicazione con la squadra? E le idee divergenze su come
giocare?
Non ci sta McSorley a parlare male dei giocatori: hanno fatto di tutto per
trovare un modo per comunicare, ma senza via d’uscita. È stato fatto di tutto
per metterli nelle migliori condizioni, ma non c’è stato nulla da fare.
Ricorda che alcuni di loro lo scorso anno avevano disputato una grande
stagione: allora cos’è successo quest’anno? È un mistero che non difficilmente
verrà rivelato. La storia ne è piena, aggiungiamoci pure questo.
Lui però non è bollito, non ha perso la verve di Ginevra. Respinge questa insinuazione:
“Sono più bravo adesso rispetto a 20 anni fa. Il mio approccio a Lugano non è
stato diverso rispetto a quello di Ginevra”.
Andrà avanti, troverà nuove sfide. Chissà, forse lo rivedremo ancora a Lugano,
ma da avversario.
E magari ritroverà quell’Arcobello, suo capitano, che lo ha attaccato nelle
scorse settimane, che si era fatto portavoce del malessere della squadra.
McSorley è rimasto sorpreso da quell’uscita, da quella sparata del suo uomo
forse più rappresentativo. “Credevo di avere un rapporto aperto e corretto con
il nostro capitano. Lui ha però sempre negato di aver pronunciato quelle parole”.
Un altro dubbio, un altro mistero legato all’avventura di un allenatore che era
venuto a Lugano per vincere e invece se ne va da perdente.
Ringraziando tutti, con il sorriso stampato in faccia, ma forse con la consapevolezza
che avrebbe potuto e dovuto fare di più.