Mendrisio, una stagione spettacolare

C’è voluta l’entrata in scena di Amedeo Stefani (Cio Monti ai tempi in cui il momò era approdato al Malcantone lo aveva messo sul piedistallo: “Un allenatore tanto modesto quanto bravo”) per regalare a Sebastiano Pellegrini la gioia di un campionato già vinto a suon di gol (71, di cui 20 firmati da Riccardo Bini, 13 da Stefano Gibellini, altrettanti da Gabriele Mascazzini), alla vigilia dell’ultima partita contro il Perlen Buchrain, alle 18 di sabato in un Comunale sicuramente vestito a festa. A Mendrisio si spera naturalmente di iniziare un nuovo ciclo, soprattutto con i giovani della regione, obiettivo che il presidente si è posto sin da quando ha assunto il timone della società. La squadra era stata retrocessa in Seconda interregionale nel 2019 al termine di un campionato sulla cui panchina si erano alternati tre allenatori: Mattia Croci Torti, Francesco Ardemagni, Stefano Bettinelli. Ne ripercorriamo i momenti salienti con alcuni degli ‘attori’ principali.
STEFANO BETTINELLI
L’ex Varese (giocatore ai
tempi di Fascetti e dal 2005 per 15 anni tutta la trafila di allenatore dal
Settore giovanile alla serie B: oltre 250 partite da professionista), già
giocatore del Mendrisio, è stato l’ultimo a dirigere i momò in Prima Lega.
Ed è il primo a
rallegrarsi della sospirata promozione.
“Sono veramente felice, premetto
che la mia non è solo una frase… Al quarto tentativo finalmente il Mendrisio
torna nella categoria che più gli è consona. Spero che nel prossimo campionato
possa ritagliarsi un posto importante e magari ambire alla Promotion. La
Seconda Interregionale gli andava molto stretta, sia per indotto, sia per i
suoi meravigliosi tifosi, sia per la città. Quando dici Mendrisio è un punto di
riferimento molto importante anche nel calcio (Bettinelli rivolge un caloroso
saluto a Renzo Bordogna, nato calciatore ma diventato big del ciclistico, ndr).
Sono orgoglioso di avervi giocato negli Ottanta per cinque anni, la squadra mi
è sempre rimasta nel cuore. La retrocessione del 2019 è stata anche per me un
grande dispiacere. Mi prendo le mie responsabilità, ma arrivai con la squadra che
aveva 3 punti in 15 partite ed aveva già cambiato due allenatori. Me ne rimanevano
soltanto 11 per fare il “miracolo”, disputammo un discreto girone di ritorno ma
il ritardo cumulato all’andata era troppo consistente per poter essere colmato.
Per me rientrare a Mendrisio dopo tanti anni significava tornare a respirare
l’aria di casa in un posto, in una squadra, che mi avevano dato tanto come uomo
e come giocatore. Avrei accettato questa “sfida” anche se avessero avuto zero
punti… Detto francamente pensavo che questo miracolo si potesse avverare, ci
credevo per davvero. Mi ci sono buttato anima e corpo, è stato un grande
dispiacere ci tengo a sottolinearlo.
Quest’anno ho seguito il
campionato, lo hanno dominato in lungo e in largo. Tutte e tre le componenti,
società, staff tecnico e giocatori, hanno fatto meraviglie. Mi sono già
complimentato con loro a titolo personale ma lo faccio volentieri anche
attraverso la stampa. Pellegrini, già compagno di squadra, è una grandissima
persona, un grande amico. Come lo sono Luca Roncoroni e Nicola Salerni che è
stato mio giocatore quando allenavo la Beretti del Varese”.
SEBASTIANO PELLEGRINI
Difficile incontrare per le
strade del Magnifico Borgo un tifoso più ‘tifoso’ del Mendrisio come l’avv. Pellegrini.
Andrea Cataldo: “’Seba’ è il nostro tifoso numero uno, un tifosissimo
che ci trasmette sul campo il suo entusiasmo e il suo dinamismo”.
Dal “Saluto del
Presidente” stralciamo questo passaggio:
“Avevamo iniziato con
entusiasmo il nuovo corso stringendo una stretta collaborazione con il FC
Lugano e il FC Chiasso affidando la guida tecnica a un giovane allenatore,
Mattia Croci Torti. I risultati non sono però arrivati, quindi abbiamo affidato
la conduzione a Francesco Ardemagni, già direttore sportivo. Al termine
dell’andata i punti racimolati erano pochissimi, soltanto 3, occorreva un
miracolo per salvare la stagione. Stefano Bettinelli, già nostro giocatore, ha
accettato questa “sfida”, purtroppo la squadra non è riuscita a gettare in
campo quel “qualcosa in più" che occorreva per superare gli agguerriti
avversari d’oltralpe”.
MATTIA CROCI TORTI
La grinta e la determinazione
sono stati i fili conduttori della sua brillante carriera di giocatore, Mattia vi
aveva concentrato mille energie (ne aveva, e ne ha tuttora, tantissime),
conscio della serietà con cui aveva accettato la nuova ‘sfida’ di allenare il
Mendrisio in Prima Lega. Lì per lì una sfida esaltante (Crus era già a Lugano),
ma anche rischiosa. Infatti fu costretto a fare le valigie.
Ci aveva manifestato il
suo stato d’animo in tutta umiltà e sincerità:
“Anche se una settimana dopo
il mio esonero ero già di ritorno sulla panchina del Cornaredo, ci ho messo
tantissimo a elaborare questa delusione. È stata una batosta non avere dato le
soddisfazioni a chi ha creduto in me, ai tifosi, alla città. Nella mia vita ho
sempre accettato le critiche, ci tengo a precisare che a Mendrisio non me ne
sono mai state rivolte a quattr’occhi. Non ho alcun dubbio che ci saremmo
salvati, la società si stava ristrutturando. Si era passati da un’estate in cui
la gente non veniva al Comunale per restare a vedere il Castello e il Novazzano,
a un inverno dove sono arrivati Afonso e Rey, due giocatori di altri
palcoscenici come lo erano stati quelli degli anni precedenti Regazzoni, Mira,
Vinatzer”. Una presa di posizione da leggere oggi tra le righe…
FRANCESCO ARDEMAGNI
Ad “Arde” la società dovrebbe
costruire un monumento, lo abbiamo detto e scritto più di una volta. Già da
giocatore (con fama di bomber, segnava gol a grappoli) il sogno di Francesco era
di allenare il Mendrisio. Ha anche assunto il ruolo di direttore sportivo. È
stato lui a traghettare la squadra anche nel girone di ritorno della passata
stagione. Nel bene e nel male “Arde” c’è sempre. Tanto di cappello.
Su quella sfortunata
stagione aveva sportivamente ammesso di avere sbagliato:
“Mi ritengo il responsabile
numero uno di questa situazione, sono subentrato a stagione in corso (dopo il
licenziamento di Mattia, ndr). Non avrei dovuto accettare. Ora sento il bisogno
di staccare, il Mendrisio me lo porterò comunque nel cuore per sempre,”.
Il Mendrisio chiuse al
penultimo posto a 9 lunghezze dal Gossau (sopra la fatidica linea) con un punto
in più dell’United Zurigo che oggi disputa da compagine derelitta (penultimo posto)
il campionato di Terza Lega.
ANTOINE REY
Era partito 20 anni fa da
Losanna, destinazione il Lugano di Preziosi-Pastorello. Alla Pontaise aveva
debuttato appena diciasettenne. “Fu Gabriel Calderon a lanciarmi in LNB l’anno
prima del fallimento”. Da ‘signore del centrocampo bianconero’ alla sua
esclusione dalla rosa: “Renzetti non volle confermarmi. È stato il momento più
brutto della mia carriera, ci tenevo moltissimo a restare almeno un altro anno”.
Poi gli ‘incontri ravvicinati’ tra Chiasso (“Bignotti è stata la chiave di
volta del mio destino, stavo per rientrare a Losanna”) e Mendrisio: “Devo
ringraziare il presidente Pellegrini per avermi dato un’ottima opportunità in
campo professionale. Sono felice di giocare, allenarmi e lavorare in questa bella
città”.
Del Lugano, nonostante il
boccone amaro che gli ha fatto trangugiare Angelo Renzetti, conserva bei
ricordi:
“La mia prima stagione in
Super League con Zeman la ritengo il momento più bello, come pure l’anno della
promozione con Livio e la finale di Coppa, malgrado la sconfitta. Sono stato 8
anni a Lugano, anche la stagione (2015-16) in cui centrammo la salvezza
all’ultima giornata battendo il San Gallo 3-0 (Zurigo retrocesso, ndr) non la
posso dimenticare”.
ANDREA CATALDO
È il nostro ultimo
‘ritrattino’, ma Andrea ci scuserà – Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, è un cantautore
di grande successo. Scherziamo, Cataldo è da classificare tra i “calciatori
bandiera” del calcio ticinese: “Continuo a giocare, la prossima sarà la stagione
15, è il numero che porto sulla maglia… (ride)”. Una fede incrollabile che lo
contraddistingue nel difendere la porta di una compagine che nel campionato che
sta per concludersi ha trovato subito il passo giusto. La penalizzazione incassata
(leggi retrocessione) a ben guardare ha dato al Mendrisio una spinta decisiva. Il
capitano: “Un campionato così ‘spettacolare’ come questo non me lo ricordo da
anni”.
Estremo baluardo di una
difesa granitica (la migliore del Gruppo 4, 5 reti subìte in due partite in cui
era assente tra i pali, unici capitomboli stagionali), Andrea dimostra a 39
anni di essere ancora il “numero uno” assoluto.
Dalle pagine sportive di
nostri settimanali:
“Dici Cataldo e pensi alla
Challenge League se non alla Super League. Invece il ‘portierone’ si è fermato
a Mendrisio, la serie A l’ha solo sfiorata con Pauli Schönwetter a Chiasso mentre
in B ci ha giocato poco. Non gli abbiamo chiesto per quante stagioni difenderà
ancora la porta del suo amato Mendrisio. Sicuramente per molti. Zoff è
diventato campione del mondo a 40 anni, Karl Grob – leggenda del calcio
svizzero – ha smesso a 43 anni. Per non dire di Gigi Buffon, classe 1978… (ancora
in forza al Parma).
(…) Quella di miglior
portiere di PL è una ‘etichetta’ che nessuno può togliere ad Andrea Cataldo. Il
capitano è stato festeggiato al Comunale per la sua duecentesima partita in
bianco-nero-rosso. Chapeau a questo giocatore da sempre restio a riconoscersi
grandi meriti”.
Questa ‘retrospettiva’,
chiamiamola così, vuole essere un nostro tributo al FC Mendrisio/star degli
indimenticabili Pier Luigi Rossi (presidente) e Giulio Sebastiani (allenatore),
le due ‘anime’ della squadra. Ricordi legati alle grandi imprese di Coppa
svizzera ma soprattutto accomunati a persone (ce ne sono tantissime altre)
‘straordinarie’ anche sul piano umano.
(Nella foto, Sebastiano Pellegrini, presidente dalla stagione 2018/19).