Cinema

Orson Welles era veramente un grande

Ha attraversato il Novecento con uno sguardo innovativo ma non solo
Angelo Lungo
06.05.2023 05:58

È una delle categorie più indagate dagli studiosi, per cercare di capire il comportamento dell'umano. La sua definizione precisa sfugge, è fluida. Un concetto che è di pertinenza specifica, solo apparentemente, delle scienze sociali, della scienza politica ma anche della psicologia. È il potere, quello che: ammalia, concupisce, inebria. È una straordinaria forza che spinge possente, sprona a salire più in alto possibile: sopra il proprio simile. E sconfina nella pura dimensione della discrezionalità individuale, per essere: autoritari, democratici o permissivi.

Il primo maggio del 1941 a New York ci fu la prima proiezione di Citizen Kane, in Europa il film sarebbe arrivato alla fine della guerra con il titolo Quarto potere. La pellicola fu scritta, diretta e interpretata da Orson Welles. Si tratta di un autentico capolavoro che non invecchia mai, che si può rivedere continuamente e che ha un valore antropologico imperituro. A realizzarlo è un “genio”, non ci sono altri termini per inquadrare l'americano. Il protagonista di Quarto potere è Charles Foster Kane, è la storia di un ricchissimo magnate dell'editoria. Muore all'inizio e il seguito sono dei flashback che raccontano la sua vita. Kane è ambiguo, è complicato capirlo, i suoi pensieri sono astrusi, i suoi ragionamenti contorti. La sua filosofia di vita è però sciorinata con nettezza: “Io sono un'autorità su come far pensare la gente”. Il tema è sicuramente il potere, ma anche l'insondabilità, la volubilità e la complessità dell'individuo. Welles ha attraversato il suo tempo come regista, sceneggiatore, drammaturgo e produttore. Sono quelle persone che sono agganciate alla realtà ma non ne sono travolte, la smontano, ne capiscono i meccanismi opprimenti: quelli subdoli e che vessano. E hanno visioni: provocano, sono degli iconoclasti. L'obiettivo è rappresentare il conformismo e l'ipocrisia. Non hanno dettami da prescrivere o lezioni da impartire. E si tengono lontani dal moralismo. Semplicemente: propongono di capovolgere il punto di osservazione. Memorabile la sua partecipazione al mediometraggio “La Ricotta” di Pier Paolo Pasolini. Dove si parla di modernità, consumismo, memoria. E di un popolo analfabeta e di una borghesia ignorante. La critica non è al progresso, ma allo sviluppo e all'uomo medio.

Nacque il 6 maggio 1915 e morì il 10 ottobre del 1985.